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Jesi, ipotesi ex Sadam per il biodigestore?

Spunta anche questa possibilità per l'impianto di gestione dei rifiuti organici. Fissato il consiglio comunale per discuterne con la città

JESI – Non solo la Coppetella per il biodigestore. L’impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti potrebbe addirittura essere realizzato nell’area della ex Sadam. È una delle ipotesi che sta prendendo quota negli ultimi giorni, lasciata intendere dallo stesso sindaco Massimo Bacci in consiglio comunale, senza però indicarne la collocazione. Stando alle indiscrezioni, tuttavia, il gruppo Maccaferri potrebbe essere interessato a ospitarlo nei piazzali dello zuccherificio che fu, chiuso ormai da oltre un decennio.

In consiglio comunale, ieri sera, si è deciso di posticipare il confronto politico in occasione della seduta del prossimo 31 luglio. Sulla questione, è intervenuto anche il professor Francesco Fatone dell’Università Politecnica delle Marche, ribadendo che non si tratta di un termovalorizzatore né di un impianto di incenerimento. Le opposizioni tuttavia, Movimento 5 Stelle in testa, restano fortemente contrarie e preannunciano battaglia.

Giovedì 31 luglio in aula consiliare, in una seduta che si preannuncia infuocata, si metterà al voto un atto di indirizzo per accogliere o meno il biodigestore in città. Sul tema prende la parola Rifondazione comunista: «Il Consiglio Comunale aperto di Jesi sul biodigestore non è stata un’ occasione persa, ma la testimonianza della testarda volontà dell’amministrazione jesina di procedere a tappe forzate verso la realizzazione di quell’impianto – tuona il partito di sinistra -. Incastrato all’ interno di una seduta ordinaria con all’ordine del giorno l’approvazione del nuovo Statuto Comunale, scarsamente pubblicizzato, disertato da quasi tutti gli invitati istituzionali, a cominciare dai Comuni confinanti con la localizzazione dell’impianto come Monte San Vito e Chiaravalle, condotto con notarile distacco, è stato soprattutto una liturgia fiacca, una formalità da espletare in fretta, senza alcuna volontà di ascolto, per poter poi approvare fra qualche giorno l’atto che darà il via ai lavori. Tuttavia alcune verità sono emerse: i ritardi sul Piano di gestione del ciclo dei rifiuti e, soprattutto, le modalità con cui viene redatto, che espropriano i consigli comunali della possibilità di intervenire sugli indirizzi, che non tengono in alcun conto i possibili modelli alternativi, che non si interrogano sulle caratteristiche del gestori, in particolare sui reali strumenti di controllo pubblico del ciclo e dei suoi obiettivi. Sembra evidente che dopo le iniziali e condivisibili “bizze” del Comune di Jesi di fronte a questa mancanza, sia iniziata, sotterranea, una trattativa “segreta” in cui la localizzazione a Jesi del biodigestore è diventata la “moneta di scambio” per la disponibilità jesina ad accettare che il piano fosse a misura di un gestore compatibile con gli equilibri politici del territorio. In tutto questo poi, Comuni come Chiaravalle e Monte san Vito, recitano l’ammuina del vorrei ma non posso. Di fronte ad un opinione pubblica di queste cittadine che ha capito tutti gli svantaggi di questa localizzazione (dalle emissioni all’aumento di traffico pesante) producono documenti pieni di nulla ma che nella sostanza non esprimono con chiarezza nessun diniego a questa scelta e al dunque, come era ieri il Consiglio Comunale aperto, o prima, le assemblee dell’ Ata di cui fanno parte, scelgono l’ignavia della fuga  o il silenzio. Ovviamente, pure ieri è stato evidente, il Pd che governa gran parte dei comuni della Provincia e ha responsabilità in Provincia e in Regione, nella Vallesina sceglie il “basso profilo” non propone e non agisce, aspetta che “ passi la nuttata”. Peccato che quella “nuttata” – conclude Rifondazione – toccherà ai cittadini della Coppetella, a quelli di Chiaravalle e Monte San Vito, che l’area Aerca avrà un impianto impattante in più (magari più grande di quanto previsto, che di rifiuti da digerire in giro per l’ Italia ce ne sono a tonnellate e Roma non è poi così lontana). Noi non ci rassegnamo, alternative ce ne sono, realistiche e praticabili, chiediamo ai comitati, i cittadini, alle forze politiche che si sono espresse di continuare l’impegno. Troveremo altri modi per continuare questa sacrosanta battaglia».

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