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Alluvione, agricoltura in ginocchio. De Poli: «Il governo attivi il Fondo di solidarietà nazionale»

Il senatore Antonio De Poli, candidato del Centrodestra in Senato ad Ancona-Pesaro-Urbino, sollecita interventi incisivi a favore delle imprese agricole marchigiane colpite dalla drammatica ondata di maltempo

Il sorvolo delle aree alluvionate
Il sorvolo delle aree alluvionate

Una mole incalcolabile di danni ad edifici, viabilità e agricoltura. È questo il tragico bilancio della violenta ondata di maltempo che ha colpito le Marche tra le province di Ancona e Pesaro-Urbino lo scorso 15 settembre. La mole delle precipitazioni, che ha portato allo straripamento di molti corsi d’acqua, purtroppo ha lasciato dietro di sé 11 vittime, e costretto molte persone a lasciare le proprie abitazioni. Anche nelle campagne gli effetti dell’alluvione sono impressionanti.

«Il Governo attivi subito gli interventi previsti dal Fondo di solidarietà nazionale per i danni in agricoltura a beneficio delle aziende agricole dei territori colpiti dall’alluvione nelle Marche». È il monito del senatore Antonio De Poli, candidato del Centrodestra in Senato ad Ancona-Pesaro-Urbino, che sollecita interventi veloci e incisivi a favore delle imprese colpite dalla drammatica ondata di maltempo e aggiunge: «Come sottolineano le categorie economiche ammontano a milioni di euro i danni provocati dall’eccezionale ondata di maltempo nell’Anconetano e nel Pesarese. Questa alluvione rischia di essere colpo di grazia per le imprese agricole. Sono andate perse le colture, distrutte le serre, gli impianti di irrigazione ma anche attrezzature e mezzi agricoli, mentre i pozzi per l’acqua sono pieni di fango. Bisogna agire in fretta prima che sia troppo tardi. A Cantiano – dove si produce l’amarena, una prelibatezza nota a tutti -, solo per fare un esempio, 3.000 piante di visciole sono andate completamente distrutte. Siamo molto preccupati. Al Governo chiediamo misure di sostegno e interventi economici a chi oggi davvero rischia la debacle a livello economico, mettendo a rischio anche e soprattutto la tenuta sociale delle comunità».

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