Attualità

AirForce: una storia lunga 20 anni

Raccontiamo la storia di Urbano Urbani, da quando tutto cominciò e, soprattutto, con uno sguardo proteso al futuro: fra innovazione, nuovi prodotti e tanta occupazione

AirForce stand
Urbano Urbani fondatore AirForce

FABRIANO – Partire da due persone e superare i 100 dipendenti in venti anni. Questa è la storia di successo dell’AirForce, un’azienda fabrianese dinamica, all’avanguardia, che sa fiutare il mercato e che, quindi, cambia pelle costantemente. E tutto all’insegna della valorizzazione delle persone. Alla guida, Urbano Urbani, aiutato negli anni dalla figlia Elisa e «da un nucleo di persone con le quali abbiamo deciso di scommettere. E abbiamo vinto questa scommessa», evidenzia il fondatore dell’azienda che produce cappe e non solo. «Siamo un’azienda dinamica, giovane e sprintosa. Il 13 febbraio di vent’anni fa, io e Alberta Traballoni, eravamo andati dal notaio per iscrivere l’azienda. Con Alberta, matricola numero uno nel libro delle assunzioni, ci siamo domandati il 14 febbraio del 1997, e ora che facciamo? Non avevamo neppure una sede. Avevamo affittato un ufficio in via Broganelli. Ma non ci siamo persi d’animo».

Urbani ricorda di essere partito subito per la Germania e per la Francia. «Avevo realizzato, su una carta azzurra, un paio di schizzi di cappe e con questi mi presentai ai primi clienti. Tornammo con un partner in Francia». Mano a mano, l’embrione di azienda è iniziato a crescere con l’individuazione dello stabilimento a Ca’ Maiano. Dopo, la preparazione dei campioni e modelli. «Per costruire gli stampi impiegammo 3 mesi». A luglio del 1997, l’entrata in produzione per soddisfare due ordini provenienti dalla Germania e uno dalla Grecia. «Ci siamo fatti strada lentamente, ma crescendo costantemente. È stata una lotta, ma siamo stati sempre certi che ci saremmo riusciti».

Primi premi e riconoscimenti ottenuti da AirForce

E in quest’arco temporale, l’AirForce si è arricchita: oggi 112 dipendenti, un fatturato intorno ai 23milioni di euro, nessun debito con le banche, una produzione del 90% con marchio proprio, un’esportazione del 100% della propria produzione con la Germania, Francia, Belgio e Olanda, come mercati di riferimento. «Ultimamente stiamo iniziando a vendere anche in Italia», conferma il fondatore che proprio oggi, esattamente come vent’anni fa, è in viaggio. «Stiamo andando in Germania per presentare tutta la gamma nuova di prodotti nati grazie al grande lavoro del nostro ufficio tecnico, sei persone bravissime, e dell’ufficio commerciale, sette persone che parlano 11 lingue».

Urbano e il vescovo emerito, mons. Giancarlo Vecerrica

La produzione fino a fine 2014 è stata essenzialmente di cappe aspiranti. Poi, un’altra idea si è fatta largo. «Abbiamo iniziato a produrre i primi piani cottura a induzione e con i comandi della cappa nel piano. Qualcuno mi ha detto che ero matto, invece ci abbiamo creduto, ed è nato un nuovo reparto. Stiamo producendo, ora, anche i piani di cottura aspiranti e i clienti finali dei mercati ci chiamano di continuo, ad esempio in Francia un mercato in forte ascesa, grazie anche alla classe energetica massima dei nostri prodotti».

Tutto ciò ha portato alla creazione di nuovi posti di lavoro. «Nel corso del 2016, 12 nuove assunzioni, nessuno è andato a casa. Quotidianamente lottiamo contro i mercati emergenti e chi produce a basso costo e poi magari non paga i fornitori e passano da un concordato all’altro. Da noi queste cose non sono mai accadute. Lottiamo compatti. Stiamo lavorando fortemente nel Medio Oriente, in India e abbiamo certificato la fabbrica con le norme cinesi», dichiara Urbani.

Prodotti AirForce

Dunque, una crescita continua e costante. «Crediamo molto nella nostra nuova gamma di prodotti, 30 nuove produzioni che pensiamo sia la più bella e tecnologica mai presentata. E che, oggi pomeriggio, presenteremo in modo privato in Germania e, la prossima settimana, prima in Belgio e poi in Francia. Ci siamo avvalsi di collaborazioni, oltre che del nostro gruppo interno, con l’Università di Camerino – spin-off design industriale di Ascoli denominato Eco-design – e con C-28, un gruppo di ragazzi di Fabriano, ai quali abbiamo dato dei temi da sviluppare e siamo felicissimi del loro lavoro. A volte le eccellenze le abbiamo in casa eppure si cercano fuori. La gente si appassiona quando è valorizzata. Non si può e non si deve fare tutti da soli, ci si deve confrontare con visioni diverse, culture differenti, tradizioni non nostre. Una contaminazione a 360 gradi.»

© riproduzione riservata