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Agorà a Jesi, il medico rianimatore Chiarello invoca l’obbligo vaccinale

La trasmissione di Rai 3 all’ospedale Carlo Urbani di Jesi per affrontare l’emergenza Covid e davanti ai cancelli della Caterpillar per ripercorrere la vicenda

Agorà a Jesi

JESI – «Il nostro compito è salvare le persone che non respirano e non farle morire. Non possiamo perdere un’ora per convincerle a essere intubate o mettere il casco. Ciò è deprimente». Si sfoga il dottor Marco Chiarello, presidente regionale dell’associazione anestesisti e rianimatori. E lo fa attraverso le telecamere della trasmissione Agorà di Raitre, in diretta dall’ospedale Carlo Urbani di Jesi. Si riferisce ovviamente ai non vaccinati delle terapie intensive.

«Nelle Marche – fa sapere il medico, uno di quelli rientrati al lavoro nonostante il pensionamento -, l’80% dei posti in terapia intensiva è occupato da non vaccinati. Se la crescita dei casi prosegue a questo ritmo è molto probabile che gli anestesisti-rianimatori in servizio nelle sale operatorie vengano di nuovo dirottati a gestire casi Covid, facendo slittare interventi importanti. Dà francamente fastidio pensare di dover salvare persone che si sarebbero potute salvare autonomamente con il vaccino. Lo Stato dovrebbe tutelare i 48 milioni di vaccinati secondo quanto recita l’art.32 della Costituzione. Gli scettici non si riescono più a convincere. Ovviamente noi continueremo a lavorare, siamo coloro che risolvono le emergenze e lo faremo a prescindere da vaccinati e non».

Agorà si è quindi trasferita ai cancelli della Caterpillar, la multinazionale che ha deciso di chiudere lo stabilimento e licenziare 270 lavoratori. Le maestranze e i sindacati hanno ricostruito la vicenda, specificando quanto fosse inattesa una notizia del genere. «Ci è crollato il mondo addosso», dicono gli operai, che chiedono un aiuto alle istituzioni per far cambiare idea all’azienda, per il momento irremovibile. Argomento che ha scatenato dibattito in studio fra centrodestra e centrosinistra.

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