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Afa al Carlo Urbani, il TdM: «Da anni non è stato fatto nulla»

Il Tribunale del Malato: «Con 40 gradi il condizionamento dell’ospedale non funziona in modo omogeneo e con la stessa efficacia. Stiamo riempendo di condizionatori portatili le Unità Operative in sofferenza, con rischi per i ricoverati e per gli operatori»

L'ospedale Carlo Urbani di Jesi
L'ospedale Carlo Urbani di Jesi

JESI – «Stamane dopo un sopralluogo nei reparti del Carlo Urbani con 40 gradi fuori abbiamo purtroppo verificato ancora una volta che l’impianto di condizionamento dell’ospedale non funziona in modo omogeneo e con la stessa efficacia». È la nuova segnalazione sul tema del Tribunale del Malato che spiega: «Vi sono infatti unità operative che stanno bene mentre altre, quelle esposte a sud, patiscono tremendamente il caldo: Ortopedia, Reumatologia e Ostetricia –Ginecologia. Ma non abbiamo, come si dice, scoperto l’acqua calda. È da quando il Carlo Urbani è stato inaugurato che abbiamo segnalato più volte questo malfunzionamento dell’impianto ma anche per quest’anno nulla è stato fatto».

Afferma il Tribunale del Malato: «Stiamo riempendo di condizionatori portatili le Unità Operative in sofferenza (e meno male che la direzione dell’ospedale si sia attivata altrimenti si boccheggiava) senza che l’Asur si preoccupi di verificare il perché di tale malfunzionamento e soprattutto di porvi rimedio». Secondo il Tribunale del Malato: «Il rischio di installare condizionatori portatili è grosso per i ricoverati e per gli operatori, sia per l’impatto che hanno sull’impianto elettrico, con rischio di incendio, sia per la necessità che essi hanno di svuotare la vasca di accumulo della condensa, col rischio che il paziente si alzi dal letto e si trovi con i piedi in una pozza di acqua.Chiediamo pertanto all’Asur di intervenire in maniera definitiva sui malfunzionamenti ma invitiamo anche il Sindaco e la Giunta a farsi parte attiva verso la stessa Asur per affrontare anche questa problematica dopo le zanzare, i ristagni di acqua e le possibili chiusure di attività nel nosocomio a seguito della riorganizzazione delle reti cliniche».

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