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Diamanti a prezzi gonfiati e il risparmio tradito. Ecco cos’è accaduto

Banche e società di vendita dei preziosi, sulla base di un accordo commerciale, hanno venduto le pietre con pratiche ritenute dall’Antitrust ingannevoli ed omissive. «Invitiamo tutti coloro che sono coinvolti nella vicenda a rivolgersi a noi», dice l'associazione a tutela dei consumatori

«Ci troviamo di fronte ad un altro caso di risparmio tradito: banche e società di vendita di diamanti, sulla base di un accordo commerciale, hanno venduto i preziosi a molti investitori con pratiche ritenute dall’Antitrust ingannevoli ed omissive, e gli acquirenti si trovano ora con un valore molto spesso dimezzato rispetto all’impiego iniziale e con un investimento difficilmente liquidabile». Con queste parole la responsabile del settore finanziario Adiconsum Marche Loredana Baldi commenta la questione che coinvolge banche e società di vendita delle pietre a discapito però dei risparmiatori. In un fenomeno che tocca e coinvolge anche le Marche.

Ecco cos’è accaduto
Da alcuni anni complici i bassi rendimenti dei titoli di stato e dei mercati finanziari in genere, alcuni istituti bancari hanno iniziato a proporre ai clienti l’investimento in diamanti come bene rifugio per eccellenza, che nel lungo periodo non si svaluta e aumenta invece di valore in maniera considerevole.

«In realtà però l’Antitrust, al termine di un’istruttoria sulla vicenda, sulle due società di vendita di diamanti, la IDB (Intermarket Diamond Business) e la DPI (Diamond Private Investment) e sulle banche con cui collaboravano, ha rilevato una condotta gravemente ingannevole e omissiva sia per le società di vendita che per le banche, e dunque ha comminato sanzioni per un totale di 15,5 milioni di euro. Le banche coinvolte sono quattro: Unicredit Banca e Banco Bpm che collocavano i diamanti della società IDB; Intesa San Paolo e Monte dei Paschi di Siena che collocavano diamanti della società di vendita DPI. Il fenomeno riguarda tutto il territorio nazionale, ma nelle sole Marche abbiamo già ricevuto numerose segnalazioni e ci siamo attivati a difesa dei consumatori coinvolti», racconta Baldi.

L’Antritrust ha appurato che gli investitori sono stati ingannati con una serie di comportamenti scorretti:

  • i diamanti sono stati venduti ad un prezzo gonfiato, molto superiore alle quotazioni di mercato;
  • al momento dell’acquisto l’investimento è stato prospettato attraverso dei grafici come un investimento sicuro, in costante crescita, ma è emerso che in realtà quei grafici non rappresentavano l’effettivo andamento del mercato, ma erano i prezzi di vendita delle due società, con la conseguenza che gli investitori che hanno fatto valutare i diamanti hanno scoperto che il loro valore è in realtà di molto inferiore al prezzo di acquisto;
  • l’investimento è stato prospettato come facilmente liquidabile, e anche in tempi brevi, ma in realtà non è così, perché quando l’investitore vuole liquidare i diamanti è necessario trovare un compratore che sia disposto ad acquistare al prezzo (gonfiato) a cui i diamanti sono stati venduti all’investitore.

«Quindi oggi gli investitori che sono stati convinti dalle banche ad acquistare diamanti, ritenendo di avere acquistato un bene rifugio, ad un valore sempre crescente e facilmente liquidabile, si ritrovano con il valore del proprio investimento molto più basso dell’importo che hanno investito, e soprattutto di non facile liquidabilità», spiega.

Come difendersi
Adiconsum Marche sta già intervenendo a difesa dei risparmiatori coinvolti, con la concreta possibilità, per tutti gli investitori ingannati, di ottenere il rimborso integrale del capitale investito. «Invitiamo quindi tutti coloro che sono coinvolti nella vicenda a rivolgersi a noi per recuperare il capitale investito originariamente», conclude la responsabile.

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