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Slow Food a Favalanciata, nel cuore del cratere cresce il seme della rinascita

I vertici italiani dell'associazione hanno visitato la piccola comunità dell'ascolano per conoscere il progetto socio gastronomico di coltivazione e trasformazione delle fave tipiche del posto. Il presidente Ugo Pazzi: «Stiamo mettendo in campo tutte le progettualità possibili»

ACQUASANTA TERME – Si chiama Favalanciata ed è un piccolo borgo tra Acquasanta Terme e Arquata del Tronto, un territorio devastato dal sisma, nel cuore del cratere. I vertici di SlowFood Italia lo hanno visitato nei giorni scorsi per conoscere meglio il progetto socio gastronomico che da un anno a questa parte sta caratterizzando la piccola frazione del comune di Acquasanta Terme, ovvero la coltivazione delle fave tipiche di questa terra.

Presenti alla visita alla piccola comunità di Favalanciata, dove dopo il sisma sono rimaste a vivere soltanto 11 persone, la coordinatrice internazionale progetti e presidi Carolina Modena, i membri dell’esecutivo Francesco Sottile, Silvia De Paulis e i membri delle condotte Nelson Gentili e Giocondo Ansidei che hanno invitato i residenti del piccolo borgo al prossimo congresso di settembre che si terrà a Bra (Cn) per parlare di nuovi progetti futuri come la “Comunita del Cibo”.

Nelle Marche i vertici di Slow Food si sono recati in visita prima al nuovo presidio “fagiolo di Loverino” e poi a Favalanciata per il progetto “Comunità del cibo”, una tutela allargata che racconta anche una grande storia di solidarietà. Vede, infatti, il «generoso contributo dei produttori del consorzio Parmigiano Reggiano a sostegno delle popolazioni del centro Italia colpite dal sisma», spiega il presidente di Slow Food Marche Ugo Pazzi.

«Stiamo mettendo in campo tutte le progettualità possibili, coinvolgendo attori locali e istituzioni per promuovere forme di economia sostenibile a tutela della biodiversità, così da promuovere l’economia di comunità di questi territori – spiega Pazzi -. Un percorso, quello di Favalanciata, che entro breve tempo giungerà a compimento».

Francesco Riti davanti alla sua azienda colpita dal sisma, prima della messa in sicurezza
Francesco Riti davanti alla sua azienda colpita dal sisma, prima della messa in sicurezza

Presenti all’incontro con Slow Food anche Francesco Riti e Matteo Mattei che hanno intrapreso una produzione di crema di fave del di Favalanciata che sta riscuotendo grande apprezzamento, tanto da essere stata premiata nell’aprile scorso al salone delle tipicità Sol&Agrifood di Verona. La Riti Alimentari aveva subito ingenti danni in seguito al terremoto, ma ha saputo rialzarsi e ha deciso di dedicare alla piccola comunità questa produzione, testimonianza di coraggio e tenacia, tipiche delle popolazioni di questa terra.

L’azienda ogni tre mesi dona un 10% del ricavato della vendita del prodotto al piccolo paesino, una somma che viene poi impiegata per l’acquisto di quanto serve al piccolo borgo e ai suoi abitabti. La Riti Alimentari ha già acquistato una webcam per mettere online il paesino, un decespugliatore e l’illuminazione per l’insegna che dà il benvenuto all’ingresso della frazione, oltre ad una scorta di beni di prima necessità alimentare per la casetta che funge da ritrovo per la comunità. Una bella storia di solidarietà in una terra colpita pesantemente dal sisma.

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