Ascoli Piceno-Fermo

San Benedetto in lutto: addio alla storica insegnante Anna Lunerti

Nel corso della sua carriera, aveva contribuito a portare il dialetto sia nelle scuole che in teatro. Aveva 77 anni

Anna Lunerti

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La città di San Benedetto del Tronto è in lutto per la morte di Anna Lunerti, un personaggio che ha contribuito a scrivere un pezzo di storia nella riviera picena. Aveva 77 anni. Ex professoressa di matematica alle medie Sacconi, la Lunerti era tra le custodi della cultura cittadina e del dialetto. Era stata infatti tra le fondatrici della nota associazione teatrale della ‘Ribalta Picena’, nell’ormai lontano 1983, esattamente 40 anni fa.

La carriera

Docente molto stimata, Anna Lunerti nel corso della sua vita si è dedicata con profonda passione alla conservazione e divulgazione del dialetto nella scuola, sulle scene teatrali e in occasione di pubbliche letture di autori classici della nostra letteratura dialettale, trasmettendo anche alle nuove generazioni i valori formativi delle tradizioni locali. Nel 2009 la città di San Benedetto le aveva attribuito il Gran Pavese. Il suo dialetto era così perfetto che per anni è stata la ‘lettrice ufficiale’ delle poesie di Giovanni Vespasiani. Da anni era malata e costretta su una sedia a rotelle, ma solo due mesi fa aveva recitato in uno spettacolo dialettale.

Il ricordo

A ricordarla, con una nota, anche il sindaco di San Benedetto del Tronto, Antonio Spazzafumo. «Con la scomparsa di Anna Lunerti muore un pezzo importante della cultura sambenedettese – spiega il primo cittadino -. Professoressa amatissima dai suoi studenti, tra cui il sottoscritto, che conserverà sempre un suo splendido ricordo, ha poi curato l’insopprimibile passione per il teatro, sia quello classico sia quello in vernacolo, con una dedizione e un amore che solo un animo gentile e nobile come il suo poteva esprimere. La città l’ha premiata con il Gran Pavese Rossoblù nel 2009 ed ha spesso chiesto il suo contributo quando si è trattato di dare voce e spessore a occasioni di riflessione sull’identità della comunità sambenedettese. Mancheranno la sua mitezza, la sua discrezione, la dolcezza che riusciva ad infondere nell’interpretazione di personaggi e vicende».

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