Ascoli Piceno-Fermo

Risse e aggressioni nel carcere di Ascoli, la polizia penitenziaria lancia l’allarme

Clima incandescente dopo l'arrivo di detenuti da Modena. Il Sindacato autonomo degli agenti denuncia attacchi ai danni dei poliziotti e chiede interventi

ASCOLI- Cresce la tensione anche nel supercarcere di Marino del Tronto. Sarebbero sempre più numerosi i casi di scontri ed aggressioni che si verificano da alcune settimane a questa parte, nella struttura di detenzione.

Lo denuncia il Sindacato autonomo di ruolo di polizia penitenziaria, che parla di «ripetute risse tra i detenuti, particolarmente violente», per sedare le quali spesso gli agenti finiscono al Pronto soccorso per le ferite e i traumi riportati.

A causare questo clima, secondo il Sarap, sarebbero stati soprattutto i trasferimenti di reclusi dal carcere di Modena a quello di Ascoli. E ciò dopo le rivolte avvenute nel penitenziario emiliano nei mesi scorsi, provocate dall’insofferenza per le norme anticovid. I detenuti trasferiti sarebbero stati tutti sistemati in un’unica sezione dell’istituto ascolano, rendendo complicata la loro gestione.

«I detenuti di Marino che non gradiscono l’arrivo in cella dei nuovi giunti – sostiene il sindacato – si sfogano contro l’agente che li accompagna, che spesso subisce aggressioni e violenze, riportando contusioni e perfino arti rotti. Qualcuno poi – aggiunge il Sarap – ha ricevuto anche minacce di morte: episodi gravi che avvengono quotidianamente e che non si possono più tollerare».

Secondo il sindacato, la decisione di trasferire molti detenuti da Modena ad Ascoli è stata troppo affrettata, e ciò avrebbe provocato la situazione attuale.

Nel penitenziario piceno gli allarmi per la sicurezza sono ricorrenti. E forse questo accade non solo per il sovraffolamento della struttura, ma anche per la ridotta dotazione di personale di polizia che vi lavora.

«Oggi a Marino del Tronto la Polizia penitenziaria, e soprattutto gli agenti-assistenti che vivono in prima linea questa situazione critica, non ce la fanno più» dichiara il Sarap, che chiede agli organi preposti di provvedere a risolvere questo quadro allarmante anche con «mezzi legislativi che diano più potere allo Stato.»

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