Ascoli Piceno-Fermo

Un ricercatore ascolano nel team Nasa: Marco Veneranda a caccia di vita su Marte

Il 33enne, originario di Castel di Lama, è membro del gruppo di ricerca Erica dell'Università di Valladolid, in Spagna. Ci ha raccontato il suo impegno e gli obiettivi della missione Mars 2020

Marco Veneranda, il ricercatore marchigiano nel team della missione Nasa Mars 2020

ANCONA – C’è anche un marchigiano nel team Mars 2020, la missione spaziale Nasa che esplorerà palmo a palmo la superficie di Marte. Si tratta di Marco Veneranda, ricercatore 33enne di Castel di Lama, membro del gruppo di ricerca Erica dell’Università di Valladolid, in Spagna, dove vive e lavora.

Il giovane ricercatore marchigiano è stato impegnato nello sviluppo di alcuni componenti del SuperCam, uno degli strumenti di analisi a bordo del Perseverance, il rover della missione Mars 2020 che ha raggiunto Marte alle 21.55 del 18 febbraio.

Il SuperCam Calibration Target sulla superficie di Marte. Si tratta del componente sviluppato dal gruppo di ricerca (Erica) in cui lavora Marco Veneranda

Una missione, quella sul pianeta rosso, per perlustrare la superficie marziana a caccia delle possibili tracce di vita conservate nel materiale detritico depositato da un antico fiume che scorreva un tempo su Marte.

Diplomato come perito tecnico all’Itis Enrico Fermi di Ascoli Piceno, Veneranda ha conseguito prima una laurea triennale in Scienze e Teconologie all’Università di Camerino, per poi ottenere la laurea magistrale all’Università di Parma. Poi la decisione di trasferirsi in Spagna per specializzarsi ulteriormente conseguendo master e dottorato in Chimica Analitica presso l’università del Paese Basco (Bilbao).

Oltre a partecipare alla missione Mars 2020, come parte del team scientifico dello strumento SuperCam, Veneranda partecipa anche alla missione ExoMars 2023 dell’ESAa (European Space Agency) che si concretizzerà con l’invio di un nuovo rover su Marte nel 2022. Una nuova missione che vede il giovane ricercatore far parte del gruppo di scienza dell’RLS, Raman Laser Spectrometer, uno degli strumenti che saranno a bordo del Rosalind Franklin (il rover che sarà lanciato nel luglio 2022 per ammarare sul pianeta rosso nel febbraio 2023, dopo un viaggio di 7 mesi).

Il SuperCam su Marte

«Il rover Perceverance – racconta Marco Veneranda – non è altro che un laboratorio con le ruote che si muoverà nel cratere di Jezero, dove è atterrato, per cercare tracce di vita, grazie a strumenti spettroscopici che permetteranno di determinare sia la composizione dei minerali che compongono la superficie marziana, sia di rilevare la possibile presenza dei composti organici prodotti dall’attività biologica».

L’ipotesi dei ricercatori è infatti quella che proprio nel cratere di Jezero, che ha un diametro di 47.500 metri e si è originato in seguito all’impatto di un meteorite sulla superficie del pianeta, potrebbero esserci ancora resti di composti organici, ovvero tracce di forme antiche di vita. In questo cratere circa 3,5miliardi di anni fa scorreva un fiume che poi con il cambiamento di atmosfera è divenuto arido. Anche se oggi l’antico corso d’acqua non c’è più, questo ha lasciato dietro di se una serie di detriti che potrebbero custodire tracce di vita.

Rocce preziose che potrebbero contribuire a svelare uno dei più grandi interrogativi che da sempre affascinano l’uomo, ovvero l’esistenza della vita in altri pianeti. Il Perseverance è il quinto rover ad ammartare su Marte: prima di lui nel 1997 il Sojourner con la missione Mars Pathfinder, nel 2014 i rover gemelli Spirit e Opportunity della missione Mars Exploration Rover, e nel 2012 Curiosity, il rover della missione Mars Science Laboratory, l’unico ancora attivo sul pianeta rosso.

Il cratere di Jezero su Marte, al centro i detriti lasciati dall’antico fiume

«All’epoca (3,5miliardi di anni fa ndr) – spiega Veneranda – Marte aveva una atmosfera molto simile a quella della Terra e presentava mari, laghi e fiumi: anche se l’acqua liquida non è più visibile in superficie, recenti studi suggeriscono che essa sia ancora presente nel sottosuolo. Dato che come ci insegna la Terra dove c’è acqua c’è vita, è possibile che anche su Marte possa esserci stata vita».

I minerali che compongono i detriti del fiume marziano «hanno la capacità di assorbire gli antichi composti organici e di proteggerli» spiega Marco Veneranda, sottolineando che tra le peculiarità del rover Perseverance, oltre a quella di analizzare le rocce, c’è quella di prelevare i campioni più interessanti e conservarli in appositi contenitori. Infatti, l’ammartaggio del rover Perseverance rappresenta il primo passo di un programma spaziale più ampio conosciuto come Sample Return Mission (SRM). il cui termine è previsto appunto nel 2030.

«Con un trapano il rover Perseverance raccoglierà i materiali più interessanti e li inserirà all’interno di contenitori ermetici che verranno depositati sulla superficie di Marte – afferma – . Nei prossimi anni verranno inviate due nuove missioni: una si occuperà di raccogliere i contenitori, inserirli in una capsula e inviarli nell’orbita marziana, mentre l’altra impiegherà una navicella per raggiungere la capsula e riportarla sana e salva sulla Terra».

«Anche se oggi Marte sembrerebbe un pianeta inospitale alla vita – prosegue -, le numerose ricerche realizzate negli ultimi decenni dimostrano che miliardi di anni fa il suo aspetto era simile a quello attuale della Terra. Presentava le condizioni idonee al prolificare della vita, ed è per questo che le missioni Nasa e Esa cercheranno di identificare resti di molecole organiche per dare una risposta ad una delle domande esistenziali dell’uomo: se siamo soli in questo Universo».

La prima foto in alta risoluzione scattata dal rover Perseverance sulla superficie di Marte

«Riuscire a trovare tracce di vita nel pianeta affianco a noi, se consideriamo l’infinità di galassie, stelle e pianeti, ci fa rendere conto che probabilmente la vita nell’universo potrebbe essere più comune di quanto fino a pochi anni fa si poteva soltanto immaginare» spiega.

Il ricercatore chiarisce che oltre a ricercare tracce di vita, il rover Perseverance realizzerà esperimenti per produrre ossigeno a partire dell’anidride carbonica presente nella sua atmosfera. «Se l’esperimento andrà bene – conclude – in futuro questo potrebbe aprire le porte alla produzione di ossigeno a grande scala su Marte, il che faciliterebbe il possibile invio di astronauti sul pianeta e, tra decenni, lo sviluppo di una colonia umana».

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