Ascoli Piceno-Fermo

Il Piceno a due anni dalla pandemia, la dottoressa Picciotti: «Tanti momenti duri. I vaccini? A me hanno portato tanta felicità»

Nel corso della prima ondata, in alcuni casi, non c'erano più posti per i pazienti positivi che arrivavano in ospedale

Giovanna Picciotti, direttore del distretto sanitario dell'Area Vasta 5

ASCOLI – Sono trascorsi due anni dall’inizio della pandemia legata al covid. Due anni di sofferenza per tutti gli italiani, due anni di duro lavoro per tutti gli operatori sanitari. Anche nel Piceno, seppur con tanta fatica, i contagi continuano a diminuire, dopo 24 mesi davvero impegnativi sotto tanti punti di vista. Ma le buone notizie che stanno arrivando nelle ultime settimane, proprio sul fronte coronavirus, non devono far dimenticare tutte le difficoltà vissute fino ad ora per quanto riguarda la sanità.  

Le difficoltà

A fare il punto della situazione, per l’Area Vasta 5, è il direttore del distretto sanitario di Ascoli, la dottoressa Giovanna Picciotti. «A causa della pandemia abbiamo dovuto cambiare tutti la nostra mentalità, capendo bene cosa significhi lavorare insieme – racconta la dottoressa, da sempre in prima linea per fronteggiare l’emergenza sanitaria -. Ci sono stati momenti difficili. Nella prima ondata ci sono stati giorni nei quali non sapevamo più dove collocare i pazienti positivi al covid. E anche nella seconda ondata non sono mancate situazioni critiche, come ad esempio quando abbiamo avuto alcuni casi all’interno delle strutture destinate agli anziani».

L’arrivo delle dosi

L’arrivo dei vaccini, però, ha rappresentato una svolta anche nel Piceno. «Le prime dosi le abbiamo somministrate il 4 gennaio – prosegue la Picciotti -. Per me, il giorno in cui mi sono vaccinata, l’effetto collaterale del vaccino è stata la felicità. Finalmente avevamo trovato l’arma con cui combattere il covid. Devo ammettere che adesso, da questa pandemia, la sanità ne esce provata, perché il lavoro da svolgere è stato tanto, ma ne esce anche rafforzata. E questa, a mio avviso, è la cosa più importante».

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