Ascoli Piceno-Fermo

In fila fuori al freddo e in mezzo alla neve per pagare una bolletta: protestano i terremotati di Arquata

È la situazione che si trovano a vivere gli abitanti del paese piceno più colpito, anzi devastato dal terremoto del 2016, i quali, per un motivo o per l’altro, devono recarsi alle Poste

L'ufficio postale di Arquata, allestito in un container, in mezzo alla neve

ARQUATA DEL TRONTO – Aspettare all’esterno, al freddo e al gelo, per spedire una raccomandata o semplicemente per poter pagare una bolletta. È la situazione che si trovano a vivere gli abitanti di Arquata, il paese piceno più colpito, anzi devastato dal terremoto del 2016, i quali, per un motivo o per l’altro, devono recarsi alle Poste.

La protesta

Ad alzare la voce, nelle ultime ore, è Elide Palombini, residente proprio di Arquata, che chiede maggiore attenzione nei confronti della popolazione gravemente colpita dal terremoto di sei anni fa. «Da un lato, a seguito della pandemia, l’operatività dell’ufficio postale è stata dimezzata quanto a giorni ed orari di apertura, arrecando un danno a coloro che hanno deciso di restare qui accompagnando la rinascita del territorio – spiega l’arquatana -. Certo, anche altri uffici postali in Italia hanno ricevuto lo stesso trattamento negli ultimi due anni. Ma per una zona provata come la nostra, che ha subìto i danni maggiori dal sisma, non ci si aspettava certo un trattamento di questo tipo. Un ufficio aperto un giorno sì e uno no, chiuso peraltro anche al sabato, che è l’unico giorno a disposizione per i lavoratori per poter pagare una bolletta o spedire una raccomandata, non è di certo un trattamento di riguardo per una comunità che ha sofferto così tanto come la nostra. Piuttosto ricorda una frase beffarda come il personaggio che la pronunciò a suo tempo: ‘Non vi lasceremo soli’. E così non è stato».

L’alternativa

«Aggiungiamoci – prosegue l’arquatana – che ci sarebbe già una struttura più ampia, individuata qualche tempo fa e già designata per ospitare il nuovo ufficio postale, ovvero il PalaRotary, poco distante. Ci si chiede che cosa e soprattutto quanto ancora ci sarà da aspettare prima che il trasloco dagli attuali container alla nuova sede venga effettuato, in modo da non dover restare ad attendere in fila all’aperto al freddo, in mezzo alla neve, senza una sala d’attesa, come in questi giorni – conclude la residente -. Anche perché, con l’ufficio aperto a giorni alterni e chiuso il sabato, le lunghe file sono all’ordine del giorno».

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