Ascoli Piceno-Fermo

Ferrovia Ascoli-Roma, anche Confindustria favorevole al progetto. E il presidente firma una petizione

Gli industriali ripercorrono le tappe storiche delle iniziative promosse nel passato per avviare il progetto. Il sindaco di Ascoli, Fioravanti si appella agli altri Comuni

ASCOLI – Qualcosa si muove davvero sul fronte della ferrovia «dei Due Mari«, che dovrebbe collegare finalmente l’Ascolano con il versante tirrenico e Roma. Dopo il sindaco del capoluogo piceno Marco Fioravanti, che ha scritto una lettera al Ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini per perorare la causa – progetto da finanziare con i fondi europei del Recovery Plan – anche Confindustria Centro Adriatico aderisce ufficialmente all’iniziativa.

Lo fa ricordando i precedenti storici della proposta, che gli industriali di Ascoli e Fermo avevano sostenuto, fin dal Dopoguerra. Evidentemente non ascoltati dalla classe politica nazionale e locale, che forse aveva altre priorità.

«Confindustria è da sempre favorevole alla ferrovia dei due mari – dichiara il Presidente Simone Mariani. Non lo dico solo io  ma lo sostiene la storia della nostra Associazione che ripercorro citando solo alcune delle tappe in cui abbiamo sostenuto, anche con forza, la necessità di questa infrastruttura».

Nel 1948, le principali istituzioni delle province di Ascoli Piceno, Roma e Rieti, tra cui Confindustria, si incontrano per definire l’ammodernamento della Salaria e in quell’occasione, ricorda Mariani «ribadirono l’importanza strategica di una ferrovia tra i due mari per contrastare lo spopolamento delle aree interne».

Il 6 novembre 1981 poi, venne promosso dagli industriali di Ascoli un convegno sui lavori pubblici, alla presenza del Ministro Franco Nicolazzi. E della ferrovia per Roma ( via Antrodoco), se ne discusse ampiamente anche nella cena che ne seguì presso l’Hotel Villa Pigna del presidente dell’Ascoli e costruttore Costantino Rozzi, suscitando molto interesse tra politici e imprenditori.

Ma evidentemente, forse per i costi elevati o forse per le volontà contrarie di alcune forze sociali ed economiche del Piceno, non se ne fece nulla.

Comunque sia, il 29 maggio 1987, sempre ad Ascoli un altra tavola rotonda sul tema coinvolse l’allora Ministro Francesco Merloni, nella quale Confindustria ribadì «la necessità dell’opera nella presentazione di un’indagine del tempo sulle infrastrutture».

Da ultimo, nel 1993 il Presidente della Provincia di Ascoli, nonché ex Presidente di Confindustria Marche, Federico Vitali raccolse tutte le proposte di legge e di finanziamento proposte fini ad allora, per rilanciare l’iniziativa.

Ma ancora una volta non si mosse nulla. Oggi, a 150 anni dalla stesura del primo progetto sul tracciato di 75 km tra Ascoli ed Antrodoco (Rieti), datato 1871, siamo davvero arrivati alla svolta?

Nessuno lo può sapere, ma la convergenza di interessi che si sta realizzando sul territorio, e la prospettiva di catturare risorse reali per portare a termine l’infrastruttura, grazie ai futuri fondi europei – costo stimato: 1 miliardo di euro – stanno favorendo un clima politico nuovo attorno all’iniziativa. Intanto lo stesso Presidente degli industriali di Ascoli e Fermo, annuncia anche di aver firmato una petizione online sul sito change.org in favore del progetto. E invita tutti a farlo, credendo « sia un dovere morale sottoscriverla».

Prima di lui, il sindaco di Ascoli Fioravanti aveva lanciato un manifesto-appello agli altri comuni e forze sociali, affinchè sostengano anche essi il percorso che mira alla costruzione dell’opera.

Da ricordare che alla RFI è stato dato di recente un incarico per uno studio di fattibilità per l’opera. Un primo passo verso la realizzazione del tracciato. Anche modalità tecniche e costi sono tutti da definire.

«Dobbiamo scongiurare che lo studio preveda la realizzazione di un tratto ad alta velocità della linea ferroviaria in questione, perchè questo significherebbe costi troppo elevati ed il rischio che ancora una volta venga tutto rimandato – afferma in proposito Gaetano Rinaldi, presidente di Italia Nostra ad Ascoli e da sempre impegnato nella battaglia per il collegamento con Roma -. Un progetto meno impattante, con valenza turistica e in grado di far uscire dall’isolamento molte comunità dell’Appennino isolate dai grandi flussi commerciali, necessiterebbe di risorse minori e sarebbe utile a concretizzare davvero l’opera».

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