Ascoli Piceno-Fermo

Credito d’imposta in area sisma e sgravi contributivi solo per il Teramano: le imprese ascolane protestano

Benefici fiscali prorogati solo per il Mezzogiorno. Le aziende del Piceno al confine con Teramo - pur nella stessa Area di crisi complessa - penalizzate. Critiche di Confidustria, Cna e studi di consulenza

La zona industriale di Ascoli

ASCOLI – Crescono le polemiche nel mondo economico e produttivo ascolano, per le mancate proroghe legislative dei crediti d’imposta per gli investimenti industriali nella zona sisma, oltre che per la non conferma degli esoneri contributivi per le assunzioni di giovani. Misure che invece sono state confermate per l’Abruzzo, e quindi per la vicina provincia di Teramo, al confine con il Piceno, e ricca di attività e laboratori nei centri lungo la sponda sud del Tronto.

Tutto ciò rischia di penalizzare fortemente le imprese della provincia di Ascoli, che avevano avuto un po’ di respiro con l’applicazione dei provvedimenti in questione. E facendo diventare il territorio, non più appetibile per i progetti di sviluppo delle aziende o per nuovi insediamenti, una volta che la crisi sanitaria si spera – venga superata.

«La bocciatura dell’emendamento al decreto Milleproroghe, presso la Commissione Bilancio e Affari costituzionali delle Camera dei Deputati – afferma Simone Mariani, presidente di Confindustria Centro Adriatico – è un duro colpo per tutto il sistema produttivo della nostra zona. La proposta di proroga del credito d’imposta per tutto il 2021 aveva avuto il placet del Commissario Straordinario per la ricostruzione Legnini ed era stata inserita nel pacchetto degli emendamenti prioritari. Una inspiegabile ed inaspettata insensibilità nei confronti delle imprese localizzate nel cratere».

Gli industriali e tutti gli imprenditori si augurano che il Governo Draghi recuperi questo provvedimento nei prossimi decreti. Ma intanto la situazione appare bloccata, con un futuro ancora più difficile per molte realtà del Piceno, sia nel cratere sismico che fuori, lungo una vallata del Tronto sempre più povera di capannoni e strutture attive. E il paradosso è che questa disparità di trattamento riguarda due comprensori – Valtronto e Val Vibrata, in Abruzzo – che sono ricompresi entrambi nella stessa «Area di crisi complessa» riconosciuta dal Ministero.

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«Anche l’Agenza delle Entrate ha confermato il 9 marzo scorso – ricorda un dirigente della studio Fideas di Offida – che il credito d’imposta fino al 45% degli investimenti in macchinari e impianti nell’area sisma, è prorogato fino al 31 dicembre 2021 solo per il Mezzogiorno, cioè per l’Abruzzo, e non per le Marche. E a favore del Teramano – aggiungono – Inoltre, è da sottolineare che esso può godere dell’esonero contributivo parziale del 30% dei contributi Inps a carico dell’impresa fino al 31 dicembre 2029, agevolazione riservata a quelle realtà che beneficiano fino al 2022 anche dello sgravio contributivo totale triennale per l’assunzione di giovani under 35».

Insomma, l’Ascolano come una «Terra di Mezzo» con le aziende a nord del Tronto che pur lavorando in aree attigue a quella della sponda sud, operano in un contesto normativo agevolativo completamente diverso. E ciò può ridurre fortemente la loro competitività sul mercato, perchè basta fare pochi chilometri per ottenere sgravi e vantaggi fiscali che sono fondamentali in questo periodo di emergenza ed incertezza generale.

«In questa fase di enorme difficoltà – sostiene Francesco Balloni, direttore della Cna – le imprese non possono pagare ancora, perchè non ci sono i ricavi. Mentre il decreto Ristori è bloccato in Parlamento le imposte riprendono: tutto ciò è un grande controsenso che bisognerà spiegare alle aziende».

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