Ascoli Piceno-Fermo

Domus romana e decumano riemersi ad Ascoli, il professor Perna: «Scoperta di grande rilevanza»

I reperti sono stati rinvenuti durante indagini archeologiche preventive, eseguite dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche

Reperti archeologici rinvenuti ad Ascoli Piceno

ASCOLI PICENO – Una domus romana e un tratto del decumano massimo sono riemersi ad Ascoli Piceno in Corso Trento e Trieste, durante indagini archeologiche preventive eseguite dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, in vista dei lavori di ripavimentazione di una delle strade più importanti del centro storico.

Al momento sono stati condotti sette sondaggi, in gran parte già richiusi, mentre si continua a scavare in corrispondenza di Piazza Simonetti, di fronte alla Prefettura. Importanti sono stati i rinvenimenti, che svelano l’assetto urbanistico di Asculum, la Ascoli di 2000 anni fa. In particolare all’incrocio con Corso Mazzini, la trincea di scavo ha messo in luce un nuovo segmento del decumano massimo, ovvero il tratto urbano della via consolare Salaria, che attraversava la città in senso est-ovest e che si va a sommare alle testimonianze già note e in parte visibili sul corso.
I nuovi scavi hanno infatti evidenziato un tratto di basolato in grossi conci di travertino delimitato su un lato dal marciapiede, realizzato con un battuto di laterizio; hanno inoltre permesso di datare la strada e il suo mantenimento nell’assetto viario della città, tra il I e il IV sec. d.C. Tra gli elementi di interesse, spiccano anche la presenza di una soglia, che originariamente doveva condurre all’interno di un ambiente, probabilmente la bottega di un artigiano, che si affacciava sulla via e i solchi lasciati dalle ruote dei carri, ancora ben leggibili sul basolato.

Del tutto inaspettato è stato anche il rinvenimento di una domus di età romana. Al momento sono state riportate alla luce alcune porzioni di sei stanze decorate con pregevoli intonaci affrescati, che rimandano a un ambiente sociale di status elevato. La domus, dai primi dati emersi in corso di scavo, sembra aver avuto una lunga vita, contraddistinta da importanti fasi di ristrutturazione edilizia, ma la cui prima edificazione risalirebbe addirittura al II sec. a.C., cioè in un momento precedente al definitivo controllo di Roma sulla città di Ascoli. Gli intonaci sono stati ritrovati in posizione di crollo sui pavimenti in cocciopesto e sono tuttora in corso le operazioni di recupero.

Da una preliminare osservazione degli affreschi recuperati, si notano diversi temi decorativi, come imitazioni di rivestimenti in marmo e di cornici, elementi vegetali e riproduzioni di oggetti domestici, tra cui un candelabro. I temi riconosciuti si confrontano con il cosiddetto II stile Pompeiano, che si caratterizza per la predilezione di temi architettonici e per l’introduzione dell’effetto “trompe-l’oeil” nel realizzarli, e che datano in parte la vita della domus all’interno del I sec. a.C..
Gli intonaci, ancora da restaurare, si presentano in insperato stato di conservazione e i colori si presentano ancora brillanti, mentre sul retro di molti frammenti sono ancora ben leggibili solchi e tracce funzionali alla loro adesione alle pareti.

«Dal punto di vista scientifico – dichiara Roberto Perna, professore di archeologia classica presso l’Università degli Studi di Macerata – si tratta di una scoperta di grande rilevanza perché dà ulteriori informazioni sull’urbanistica della città. Dato che gli intonaci sono stati ritrovati in posizione di crollo, sarà importante procedere con il restauro e con un intervento di musealizzazione. Il rinvenimento della domus romana è importante perché documenta una tipologia insediativa di carattere privato all’interno della città romana».

Il professor Perna sottolinea anche che «è necessario iniziare a trovare metodi e strumenti che consentano di far vivere e valorizzare le tracce del nostro passato nell’ambito della pianificazione urbanistica e territoriale. Finché non avremo dei programmi di gestione urbanistica e territoriale che, inseriscono all’interno dei loro obiettivi ricerche e scavi, ci troveremo continuamente a dover far fronte a scavi di emergenza. Questi scavi, come nel caso di Ascoli, possono portare a risultati di grandissimo rilievo, ma non essendo inseriti in un progetto più ampio sono più costosi e spesso ne risente anche la valorizzazione dei reperti. Ancora siamo abituati ad un atteggiamento passivo nella valutazione e valorizzazione del patrimonio culturale, cioè si interviene quando ci sono dei lavori o viene riqualificata una strada e si trovano dei resti archeologici. Credo invece che bisognerebbe intervenire con un atteggiamento più programmato sia in ambito urbano che territoriale».

Il sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti, sottolinea che «i reperti storici sono riemersi nel corso delle indagini per la verifica preliminare di interesse archeologico che stiamo portando avanti per effettuare i lavori di riqualificazione di una delle arterie più importanti della nostra città. Stiamo lavorando per velocizzare i lavori di rifacimento della strada, ma desideriamo anche valorizzare questi reperti che sono una risorsa e un’opportunità per raccontare Ascoli e per renderla più accogliente. Chiediamo quindi un po’ di pazienza a cittadini e lavoratori: faremo il possibile per rispettare i tempi dell’intervento, ma è fondamentale conservare e tutelare anche tutti quei ritrovamenti che raccontano e rappresentano la storia della nostra splendida città».