Ascoli Piceno-Fermo

“Cura Italia”, Confartigianato: «Bene, ma disparità per gli autonomi»

Il presidente dell'ente a tutela degli artigiani di Macerata, Ascoli Picenoe Fermo, Renzo Leonori è intervenuto sul decreto firmato dal presidente Giuseppe Conte. Ecco cosa dice

MACERATA – Sul decreto “Cura Italia” Confartigianato approva gli ammortizzatori sociali ma critica le misure per i lavoratori autonomi. Il presidente dell’associazione di Macerata-Ascoli Piceno-Fermo Renzo Leonori, lo ha definito un «decreto impegnativo, complesso, varato in tempi strettissimi e che doveva venire incontro alle diverse esigenze del tessuto produttivo del Paese, ma che presenta alcune disparità che, senza voler fare polemica a tutti i costi, devono essere evidenziate».

Nonostante l’associazione sia d’accordo con la decisione degli ammortizzatori sociali, «in questo momento uno dei temi più dibattuti è il contributo di 600 euro ai lavoratori autonomi e alle partite Iva – spiega Leonori – che seppur stabilendo il principio universale di parità di trattamento tra lavoratori dipendenti privati e autonomi, conferma la grande disparità tra queste due categorie. Un tema questo che andrebbe approfondito per far sì che non ci si ricordi dei lavoratori autonomi solo nei momenti di crisi. Ancora una volta gli interventi sui liberi professionisti ci sembrano di poco conto. La cifra stanziata non integra i mancati ricavi di milioni di lavoratori autonomi, partite Iva, professionisti, commercianti, artigiani e lavoratori stagionali rimasti da un giorno all’altro senza incassi. Nel frattempo, però, si continua a dispensare il reddito di cittadinanza, con importi ben più grandi e non una tantum, ma con una durata temporale di molto superiore».

«A oggi sono 3 milioni e 600mila i commercianti a gli artigiani interessati dal contributo del 600 euro e a questi si aggiungono circa 4 milioni di liberi professionisti, lavoratori stagionali e agricoli – ha continuato Leonordi -. Ai dipendenti pubblici viene assicurata la retribuzione anche laddove dovesse essere impossibile lavorare con alcune modalità specifiche mentre ai lavoratori dipendenti del settore privato sono comunque garantiti sia il divieto di licenziamento, sia la cassa integrazione per almeno nove settimane.

Per non parlare poi del contributo fiscale di 100 euro per chi ha comunque deciso di recarsi nel luogo di lavoro. Il risultato è che per gli ammortizzatori sociali sono stati stanziati ben 10 miliardi, mentre per il lavoro autonomo solamente 3, nonostante la chiusura dei negozi, dei bar, dei ristoranti e degli studi professionali decisa dal Governo. Sarebbe opportuno – conclude il presidente – intervenire sul decreto migliorandolo, accentuando gli aiuti e gli interventi in favore di tutte quelle categorie che sappiamo avere meno tutele».

«Nella tarda serata di ieri (mercoledì 18, ndr.) il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha annunciato che l’Ente di previdenza starebbe pensando alla modalità del click day per l’assegnazione dell’indennizzo destinato ai lavoratori autonomi colpiti dall’emergenza. Un’ipotesi che ci lascia sconcertati e che dimostra ancora una volta la disparità tra questa categoria di lavoratori e tutte le altre – denunciano dall’Associazione -. Scegliendo questa modalità di erogazione in questo momento di emergenza, non si sostiene l’intera categoria bensì si crea una “competizione” tra i singoli lavoratori che dovranno letteralmente fare a gara per accaparrarsi un contributo di loro diritto, che riteniamo non adeguato».

«L’eventuale click day necessiterebbe di un’organizzazione tecnica e strumentale che in questo momento di emergenza non sembra la più snella e la più efficace, sia per le restrizioni negli spostamenti, sia perché chi dovrebbe espletare la domanda, come la nostra Associazione ad esempio, o gli studi commercialisti, hanno convertito le loro modalità di lavoro in smart working. Come si può pensare – chiede l’Associazione – di gestire centinaia di domande contemporaneamente in una situazione emergenziale come questa? Alcuni colleghi ci fanno presente come la modalità del click day, già utilizzata in precedenza, ha creato non pochi problemi a causa del blocco della piattaforma per l’inserimento delle domande. Va sottolineato inoltre che nel nostro Paese purtroppo la connettività e l’accesso ai sistemi informatici non sono garantiti per tutti allo stesso livello».

Nel frattempo Confartigianato e ANCoS, l’Associazione Nazionale Comunità Sociali e Sportive del sistema Confartigianato hanno messo a disposizione delle strutture ospedaliere italiane impegnate in prima linea nell’assistenza ai pazienti colpiti da coronavirus, 20 ventilatori polmonari pressometrici. I primi sei saranno consegnati entro il fine settimana in Lombardia, tre saranno donati all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e altri tre all’Ospedale Luigi Sacco di Milano. Nei prossimi giorni le apparecchiature saranno consegnate agli altri ospedali maggiormente congestionati e in difficoltà per la carenza della strumentazione indispensabile alla cura dei pazienti.

«Vogliamo offrire un contributo concreto alla battaglia che tutto il Paese sta combattendo contro il virus – ha affermato Italo Macori, presidente di ANCoS Confartigianato – a cominciare dalle strutture sanitarie che sono in prima linea a fronteggiare l’emergenza. Siamo convinti che facendo tutti la nostra parte, uniti, responsabili e solidali al fianco delle persone e degli imprenditori, potremo superare l’emergenza sanitaria e costruire le condizioni della ripresa economica».

«Abbiamo sentito il dovere di aiutare il personale medico e infermieristico che senza sosta sta lavorando per garantire assistenza ai malati. Mai come ora sentiamo forte il richiamo alla solidarietà, per la quale ci adoperiamo da sempre: ogni gesto che serva a salvare vite umane noi lo faremo, nei limiti delle nostre possibilità» ha concluso.

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