Ascoli Piceno-Fermo

Ascoli, il Comune in soccorso dei ristoratori senza spazi all’aperto. Metà dei locali a rischio

L'amministrazione Fioravanti pensa a un consistente ampliamento delle concessioni su suolo pubblico, previa presentazione di un progetto mirato. Fabiani di Fipe Confcommercio: «Scelta del Governo incomprensibile, crea concorrenza sleale»

ASCOLI PICENO – Il Comune di Ascoli corre in soccorso dei ristoratori che non hanno spazi all’aperto dove accogliere i clienti. Per evitare che secondo le nuove regole annunciate dal Governo, anche in zona gialla per il covid decine di locali siano costretti a fare solo attività di asporto, l’amministrazione ha pensato di ampliare le concessioni di aree pubbliche da poter utilizzare per far svolgere il servizio.

Le imprese di ristorazione e i pubblici esercizi potranno presentare progetti per utilizzare spazi fino a una distanza di 100 metri dalla sede dell’attività. E questo previa presentazione di uno specifico progetto agli uffici tecnici comunali, che ne accertino il rispetto delle norme in vigore sull’arredo urbano. Tutto ciò vale per quelle aziende che lo scorso anno non avevano avanzato richieste mirate per l’utilizzo delle aree esterne al locale. Per quelle invece che chiederanno il rinnovo, esso sarà automatico.

Un provvedimento che dovrebbe cercare di favorire la ripresa del lavoro anche per quelle numerose attività che rischiano di rimanere semichiusefatturato al 5% con il solo asporto – anche se la città e la regione saranno tornate in fascia gialla.

Ad Ascoli si stima che sia nel centro storico – 92 tra bar e ristoranti – che negli altri quartieri – 179 unità in tutto – almeno metà dei ristoratori e dei titolari di locali non ha spazi all’aperto dover poter servire avventori e clienti. Dovendo così rinviare ancora l’effettiva ripresa dell’attività economica, con ripercussioni anche per i dipendenti e i fornitori.

Daniele Fabiani

«L’iniziativa del Comune certamente è da giudicare favorevolmente – sostiene Daniele Fabiani, titolare del Vittoria e presidente della Fipe confcommercio – anche se bisognerà attendere almeno due settimane per il via libera alle richieste. La scelta del Governo di escludere l’accoglienza delle persone all’interno dei locali – aggiunge Fabiani – non solo è incomprensibile, ma rappresenta un passo indietro rispetto al passato, quando nella zona a minor rischio di diffusione del covid si poteva lavorare dentro le sale, senza preoccupazioni e con le misure di sicurezza e prevenzione già applicate. C’è da sperare che a livello centrale si cambi idea, altrimenti in questa maniera si provocherà una concorrenza sleale fra gli operatori del settore, anche se non voluta».

La Fipe Confcommercio ha chiesto modifiche alle norme annunciate anche con riguardo allo spostamento alle 23 per le chiusure notturne. Non è chiaro al momento come evolverà la situazione, che vede anche nell’Esecutivo Draghi confrontarsi linee diverse sulle riaperture. Di sicuro resta un quadro di incertezza generale, con problematiche nuove che potrebbe innescarsi nelle singole realtà urbane dove le nuove disposizioni dovranno attuarsi.

piazza roma

Sperando sempre che il regime con minori restrizioni per imprese e persone resista per un tempo non troppo limitato, condizionato com’è dall’andamento della crisi sanitaria. Ulteriori e improvvisi divieti, anche per singole cittadine e territori, soprattutto con la bella stagione non sarebbero certo ben accolti dalla popolazione. Operatori economici e residenti si augurano che la campagna di vaccinazione venga potenziata e in poche settimane il sistema sanitario riesca almeno a coprire gli anziani e gli individui più fragili.

Ti potrebbero interessare