Ascoli Piceno-Fermo

Aumento delle tariffe dell’acqua nel Piceno, la minoranza chiede una mobilitazione

Secondo il segretario provinciale del Pd, Francesco Ameli, la rete di distribuzione del servizio idrico presenta numerose falle

ASCOLI – Una mobilitazione, vera e propria, contro l’aumento delle tariffe dell’acqua. È quanto proposto dai consiglieri comunali di minoranza ad Ascoli, dopo che l’Aato, ovvero l’assemblea dei sindaci del Piceno e del fermano, proprio dieci giorni fa, aveva deciso di incrementare le bollette già a partire dal 2023, mentre entro primavera dovrà essere presumibilmente pagato anche il conguaglio relativo all’anno in corso.

L’analisi

«Solo 22 sindaci, capitanati da quelli di Ascoli, San Benedetto e Fermo, hanno scelto di aumentare le tariffe dell’acqua del 25 per cento – spiega Francesco Ameli, segretario provinciale del Partito Democratico e consigliere comunale di opposizione sotto le cento torri -. All’assemblea erano assenti ben 39 Comuni. Come si può pensare di far pesare una scelta così forte con solo il 30 per cento dei sindaci? Questo accade quando un cittadino di un piccolo comune ha meno diritti di un cittadino di un comune più grande. La delibera votata dai 22 sindaci conferma gli aumenti che sono pari all’8,45 per cento nel 2022, al 7,5 per cento per il 2023 e al 7,3 per cento per il 2024. Quindi, con l’anno nuovo, avremo un aumento del 16 per cento che salirà ulteriormente nel 2024. Solo grazie alla nostra mobilitazione si riuscirà ad evitare il conguaglio della tariffa del pregresso non pagato, ovvero quello dal primo gennaio 2022».

Le criticità

Ameli, a nome di tutta la minoranza, concentra poi l’attenzione anche sulla qualità dell’acqua che sgorga dai rubinetti delle abitazioni. «La rete di distribuzione ha numerose falle – prosegue il segretario provinciale del Pd -. La qualità dell’acqua non è più quella di qualche anno fa ed ha favorito l’acquisto di quella minerale, spesso in bottiglia. In molte zone vi è il razionamento notturno e i depuratori a carico della società Ciip non funzionano sempre bene. Non basta la critica però: visto il danno perpetuato da alcuni, infatti, ora c’è bisogno di mettersi a sedere e capire come limitare i danni. Pertanto, è necessario capire come rimodulare gli investimenti e salvare il salvabile. Un sassolino dalla scarpa me lo voglio togliere: qualcuno dica ai vari ‘oratori’ che non si devono permettere di strumentalizzare il personale dipendente dell’azienda Ciip. A tutte le dipendenti e i dipendenti va il nostro enorme grazie per il lavoro che stanno svolgendo, in condizioni spesso difficili. L’unica perplessità, legittima – conclude Ameli -, ce l’ho nei confronti di quei dirigenti che discutono con la politica delle liste per i consigli di amministrazione».

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