Ascoli Piceno-Fermo

Monsignor Palmieri è il nuovo vescovo di San Benedetto del Tronto

Il presule, già pastore della diocesi ascolana, avrà dunque il compito di guidare due comunità: lo ha stabilito il Papa

Il Vescovo di Ascoli, Mons. Gianpiero Palmieri

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Papa Francesco ha nominato il vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Gianpiero Palmieri, nuovo vescovo anche della diocesi di San Benedetto del Tronto, Ripatransone e Montalto. Le due sedi, dunque, sono state unite in ‘persona Episcopi’.

Da oggi in poi, dunque, entrambe le comunità, pur mantenendo la propria distinzione, cammineranno ancora di più in comunione, come già peraltro facevano grazie alla collaborazione fattiva con il vescovo Carlo Bresciani. Dopo il saluto di quest’ultimo, che continuerà a guidare la diocesi di San Benedetto solo per i prossimi due mesi, avendo raggiunto il limite di età, ovvero 75 anni, a monsignor Palmieri toccherà quindi il doppio compito.

Il messaggio

Una decisione, questa, che era già nell’aria e che è stata ufficializzata nella tarda mattinata di oggi (giovedì 2 maggio) nella cattedrale Madonna della Marina, con l’annuncio del vicario generale della diocesi rivierasca, don Patrizio Spina, davanti a tanti parroci e ai fedeli.

«Accogliamo questa decisione con umiltà e fiducia, con semplicità e coraggio – ha spiegato il vescovo Gianpiero Palmieri -. Le nostre due Chiese locali sono bellissime: hanno doni straordinari di fede e di tradizioni, di ministerialità laicali e di vita religiosa, di iniziative di evangelizzazione e di carità. Questa enorme ricchezza, frutto dello Spirito e dell’impegno di tanti cristiani appassionati, è emersa spesso nei nostri colloqui, quelli in cui, ignari del giorno di oggi, ci siamo confrontati per attivare collaborazioni: per la Caritas e per la scuola di impegno politico e sociale, e di recente per la formazione teologica dei diaconi. Nello stesso tempo, le nostre diocesi sono diverse: per collocazione geografica, per storia, e anche per antiche rivalità. Ma in un contesto sociale che muta continuamente siamo sfidati da questa decisione del Papa a mettere da parte velleità identitarie per costruire una comunione in cui nulla di tutta questa ricchezza di vita e di fede vada perduto, ma anzi si accresca e si moltiplichi».

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