Ascoli Piceno-Fermo

Ascoli, l’appello pre-elettorale del vescovo: «Chi si candida lasci i ruoli in diocesi»

Il presule, in vista delle prossime amministrative di giugno, scrive ai fedeli in attesa che vengano ufficializzate le prime liste

Gianpiero Palmieri
Il vescovo di Ascoli Gianpiero Palmieri

ASCOLI – Un mese fa, durante l’incontro con i giornalisti per la ricorrenza di San Francesco di Sales, invitò tutti coloro che hanno intenzione di candidarsi alle prossime amministrative a dimettersi da eventuali incarichi ricoperti nei consigli pastorali parrocchiali e in quello diocesano. Le sue parole, in città, scatenarono un importante dibattito, che coinvolse anche alcuni esponenti politici del territorio. Ora, a tre mesi dal ritorno alle urne, il vescovo ascolano Gianpiero Palmieri ha deciso di scrivere una lettera aperta a tutti i fedeli, proprio in vista della tornata elettorale, per ribadire il concetto.

L’invito del vescovo Palmieri prima delle elezioni

«Chi si candida alle elezioni in un partito o formazione politica e svolge un servizio ‘apicale’ nella comunità cristiana, è bene che lasci quel servizio per evitare strumentalizzazioni di ogni tipo», tuona il presule. «Mi riferisco in particolare all’essere membro del consiglio pastorale diocesano o del Consiglio Affari Economici, nonché di quelli della propria parrocchia. Sono infatti i luoghi, espressione della partecipazione laicale, in cui si elaborano insieme le decisioni ecclesiali da prendere. Nei rispettivi statuti è già prevista questa eventualità. Lo stesso va detto per chi è responsabile degli uffici pastorali o amministrativi della diocesi. Questo non significa affatto che chi si candida deve lasciare il suo impegno cristiano, la partecipazione alla vita della propria parrocchia o di un’associazione o movimento ecclesiale».

Prosegue così il vescovo: «Direi, anzi, che chi sceglie questo servizio ha bisogno di sentirsi parte della propria comunità cristiana per essere sostenuto nel suo impegno.  Mi riferisco solo a ruoli in servizi che implichino una responsabilità decisionale. Preferisco ribadire questo punto prima dell’ufficializzazione delle liste per evitare che questo pronunciamento sia interpretato contro ‘qualcuno’. Va invece nella direzione del rispetto delle regole del ‘gioco politico’. Quello che attende la politica nel nostro territorio, in sintesi, è un impegno grande e alto. Lo si compie non solo per senso del dovere, ma per amore. Chiedo a voi, candidati politici – prosegue Palmieri -, di avere sempre nel cuore questa domanda fondamentale: ciò che faccio e che dico aiuta tutti e ciascuno a ritrovare la speranza? Perché siete chiamati ad essere testimoni della forza della speranza, quella che tutti cercano e di cui tutti lamentano invece l’assenza. Non vi faremo mancare la preghiera e l’aiuto».

Le priorità di monsignor Palmieri

Monsignor Palmieri, poi, fa riferimento ai problemi che riguardano la società, chiedendo a chi si candiderà una maggior attenzione verso i giovani.

«Ci siamo ritrovati più divisi, più soli e più poveri – spiega il presule -. Le crisi finanziarie e sanitarie che abbiamo con fatica attraversato hanno aumentato solo in un primo tempo la solidarietà reciproca. Alla lunga, invece, ci hanno lasciato più aggressivi, scontenti ed egoisti. Pensiamo alla ricaduta di tutto questo sui ragazzi: si è diffuso in poco tempo un clima disilluso e rassegnato, una sensazione di vuoto nel cuore perché non ci sono significati profondi che possano orientare la vita. Anche l’entusiasmo politico è di pochi fortunati: il 50% dei giovani non va a votare, sull’esempio degli adulti allontanati e sempre più nauseati dal linguaggio e dai modi di una certa politica. C’è oggi bisogno di cristiani che sappiamo servire il bene comune non solo con rigore e competenza, ma soprattutto con tanta passione e con tanto amore, sapendo che spesso si va controcorrente – sottolinea Palmieri -. È importante che la Chiesa non lasci mai soli e senza il sostegno di una profonda spiritualità coloro che ‘si buttano’ in politica: hanno bisogno non tanto di alleati, ma di amici fraterni con cui alimentare e condividere sogni e speranze».

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