Ascoli Piceno-Fermo

Ascoli, senza fondi covid a rischio l’intera filiera del tessile-calzaturiero

Il rallentamento della produzione Tod's a Comunanza ha messo in difficoltà i terzisti del distretto. E nella provincia molte pmi sono pronte a licenziare dopo la fine del blocco. Per la Cgil occorre investire in formazione e far ripartire i consumi

ASCOLI – «Se non si fanno ripartire i consumi, si da maggiore libertà alle persone di spostarsi o si permettono anche piccole cerimonie ed eventi, si rischia di perdere in poco tempo un’intera filiera produttiva».

Lo afferma Romolo Rossi, segretario della Filctem Cgil di Ascoli, in relazione alla situazione del tessile-calzaturiero del Piceno. Dopo l’attacco della concorrenza internazionale degli ultimi decenni, arrivato soprattutto dai Paesi asiatici le imprese del settore hanno dovuto subire l’impatto drammatico del covid nel 2020, senza aver avuto il tempo per reagire.

Ed ora si trovano in un momento di stallo forzato, che potrebbe precedere una tempesta sul fronte occupazionale. Nell’Ascolano, i segnali che vengono dal rallentamento della produzione Tod’s a Comunanza non sono positivi. Non tanto per l’azienda in sè, che nonostante un calo globale di vendite del 30% in un anno ha i numeri e la forza ancora per resistere, e superare la crisi attuale. Contando su un potenziamento delle vendite online e sulla ripresa del mercato cinese, di fascia alta. Ma per le tante piccole imprese che operano nel comparto, sia nel distretto montano che nella zona industriale della vallata del Tronto.

«A Comunanza molte realtà e laboratori che lavorano come terzisti per Tod’s sono in difficoltà – spiega Romolo Rossi – e questo per effetto del calo produttivo dello stabilimento dei Della Valle, che occupa 300 persone. Sono molte attività con 15-20 dipendenti che fanno sempre più fatica a stare in piedi, e che hanno poche alternative».

Ma a preoccupare di più gli addetti ai lavori sono le numerose pmi sparse nel territorio provinciale, e che finita la cassa integrazione da covid possono procedere a tagli consistenti dei loro addetti. È il caso per esempio delle Industrie tessili picene (Confezioni Mary), ora 70 dipendenti ma che secondo il sindacato potrebbe averne un 30% in meno, già a partire da aprile ( se il governo non proroga il blocco dei licenziamenti a fine marzo).

«L’azienda ci ha già comunicato questa intenzione – dice il segretario Cgil di categoria – se lo scenario non cambierà a breve. E la cig utilizzata fino ad ora è stata molto rilevante, così come lo è stata in altre aziende del Piceno, come la Imac di Grottammare».

Il problema per le imprese meno strutturate è anche quello dei costi alti della cassa integrazione ordinaria seguita alla riforma del Job Act – una volta cessati i fondi covid – costi che esse non possono sostenere, e che quindi gestiscono se va bene, aprendo una fase di notevoli tagli occupazionali. «Ma sbaglierebbero a farlo – sostiene Rossi – perchè se poi il mercato ripartisse, rischiano di non avere più quelle professionalità indispensabili per realizzare prodotti di qualità».

Insomma, un quadro allarmate per il comparto calzaturiero e della moda più in generale, che secondo la Cgil può essere affrontato solo in due modi: risorse ingenti per l’emergenza, e investimenti consistenti in formazione del personale per rilanciare le attività . Altrimenti si rischiano, anche nell’Ascolano molte centinaia di nuovi licenziamenti.

Da segnalare infine, come nota positiva in uno scenario così difficile, che il polo logistico di Monsampolo del Tronto ( 100 addetti) che serve diversi stabilimenti della Tod’s e non hai smesso di lavorare negli ultimi mesi. E questo grazie anche all’aumento degli ordini arrivati via e-commerce, su scala globale naturalmente. Un’opportunità di cui tutti dovrebbero approffittare.

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