Ascoli Piceno-Fermo

Ascoli, la Ferrovia dei Due Mari resta un progetto futuribile: molti annunci ma pochi passi in avanti

Ancora deve essere finanziato lo studio di prefattibilità dell'opera. Si attende il nuovo Contratto di programma tra RFI e Governo. Parlano il sen. Fede, Commissione Lavori pubblici, e il prof. Rinaldi, presidente di Italia Nostra

ASCOLI – Nonostante l’accelerazione data negli ultimi tempi soprattutto dal sindaco di Ascoli Marco Fioravanti, la Ferrovia Salaria resta ancora un progetto futuribile. Vasta parte della classe dirigente picena e tutte le principali associazioni produttive e di categoria sono unite nel far partire questa iniziativa.

E hanno appoggiato il «Manifesto» lanciato dal primo cittadino. Ma sia i tempi tecnici e burocratici che l’individuazione delle risorse necessarie per realizzare l’opera ( è escluso il PNNR perchè non attuabile l’opera entro il 2026), fanno pensare che la cantierabilità dell’infrastruttura – per la quale si batte da anni Italia Nostra – è ancora di là da venire. E il fatto che anche la Regione Marche non si sia ancora espressa in maniera chiara sul progetto in questione, non sta rendendo le cose più facili per i sostenitori della ferrovia.

Si attende in il nuovo Contratto di programma tra Rfi e Governo

Allo stato attuale manca ancora l’indispensabile studio di prefattibiità che dovrebbe far partire l’iter a livello parlamentare. «Abbia presentato un’osservazione al Piano di adeguamento di RFI – spiega Giorgio Fede (5Stelle), membro della Commissione Lavori Pubblici del Senato – per chiedere la redazione di uno studio con i costi necessari. Al momento si è in una fase di transizione, in attesa che venga presentato il nuovo Contratto di Programma sempre RFI e Ministero. Solo dopo potremmo far avanzare la proposta»

Stazione ferroviaria di Ascoli Piceno

Il nodo del progetto tra Rieti e Passo Corese

Dunque la strada per arrivare a far solo avviare gli elaborati preliminari per la Ferrovia Salaria, o dei Due Mari, è ancora lunga. E secondo il senatore Fede molto dipenderà anche dal rilancio concreto della linea di collegamento diretto tra Rieti e Passo Corese, poco a nord di Roma. Il capoluogo reatino è ora attraversato da una linea ferrata che da l’Aquila sale fino a Terni e poi al nord dell’Umbria ma non collegata con la capitale. «E’ chiaro – afferma il parlamentare -che una ripresa di questo progetto verso Roma, il cui studio era stato già finanziato, potrebbe facilitare anche l’iter e i fondi necessari per completare l’infrastruttura, verso Antrodoco e poi Ascoli e la costa adriatica.»

Quanto tempo passerà ancora prima che la ferrovia tra il sud delle Marche e la capitale, bloccata da oltre un secolo, diventi qualcosa di più di una promessa elettorale o di un’aspirazione di poche associazioni o gruppi ? La lentezza con cui tutta la procedura si sta muovendo dimostra come la volontà comune dei principali stakeholders del territorio – oltre che ovviamente degli enti locali – non sia sufficiente per dare un futuro concreto all’infrastruttura. Forse solo un impegno politico e finanziario diretto della Regione Marche – che sembra oggi avere altre obiettivi- potrebbe velocizzare l’intervento. Favorendo anche un’uscita dall’isolamento e un possibile rilancio delle aree appenniniche interne, penalizzate da decenni di spopolamento e di recente anche dagli effetti devastanti del sisma.

Per Italia Nostra la linea sarebbe un grande opportunità per le zone montane

«Un collegamento leggero e sostenibile, dal punto di vista sia ambientale che economico – sostiene Gaetano Rinaldi, presidente della sezione di Ascoli di Italia Nostra – sarebbe una grande opportunità di rinascita e sviluppo non solo per le zone montane, ma anche per tutta l’area del Medio Adriatico. La costruzione negli ultimi decenni di infrastrutture di vario genere solo sulla costa, sia marchigiana che abruzzese ha favorito la crescita di quelle fasce ma anche il loro congestionamento. Con la Ferrovia per Roma, si alleggerirebbero quelle zone e soprattutto si incentiverebbero movimenti e attività in una fascia centrale del territorio che è stata abbandonata.»

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