Ascoli Piceno-Fermo

Approvati i piani attuativi: ad Arquata decolla la ricostruzione, a sei anni dal terremoto

Emozionato il sindaco Franchi: «Stiamo raccogliendo quanto seminato con il compianto ex primo cittadino Aleandro Petrucci». Ma c'è anche qualche polemica

Il sindaco di Arquata Michele Franchi con la sua giunta e i pianificatori del gruppo Mate Boeri

ARQUATA DEL TRONTO – Adesso sì che si può parlare di ricostruzione. A quasi sei anni dal terremoto che il 24 agosto del 2016 sconvolse il centro Italia, distruggendo il comune piceno di Arquata (e in particolare la frazione di Pescara del Tronto), sono stati finalmente approvati i piani attuativi, da parte del consiglio comunale arquatano. Questi riguardano le sette aree perimetrate ovvero il capoluogo e le frazioni di Pretare, Piedilama, Vezzano, Pescara, Tufo e Capodacqua. La spesa prevista è di 80 milioni di euro. Questo era l’ultimo tassello burocratico necessario affinchè potesse effettivamente partire la ricostruzione vera e propria. Da oggi i cittadini di Arquata hanno 30 giorni per le osservazioni, poi i documenti verranno analizzati dalla conferenza dei servizi permanente e successivamente il piano tornerà di nuovo in consiglio comunale per l’approvazione definitiva.

«Ringrazio il commissario Giovanni Legnini per il suo lavoro e per essere sempre disponibile e sensibile alle nostre problematiche, nonché i pianificatori per aver recepito tutte le nostre indicazioni e per aver presentato un ottimo piano – commenta il sindaco di Arquata, Michele Franchi -. Grazie davvero a tutta l’amministrazione comunale e ai dipendenti per l’aiuto, la collaborazione e l’attaccamento al nostro territorio. Un ringraziamento all’assessore Castelli, al sub commissario Soccodato, all’Usr e a tutti quelli che ci hanno supportato. Ma soprattutto un grazie a tutti gli arquatani e alle associazioni per la stima e la fiducia. Un pensiero speciale al nostro compianto Aleandro Petrucci: quello che abbiamo seminato lo stiamo iniziando a raccogliere. Ora partirà la ricostruzione. A breve verranno aperti i cantieri – conclude Franchi – e speriamo che tante famiglie possano tornare nelle proprie abitazioni».

L’entusiasmo di Guido Castelli

«Quella di ieri è stata una giornata importante per Arquata e per la ricostruzione in generale – prosegue l’assessore regionale alla ricostruzione Guido Castelli -. Nel ricordo di chi ha perso la vita in una maledetta notte di agosto. Un ponte verso il futuro di chi è rimasto. Di chi non abbandona territori straordinari. L’approvazione dei piani urbanistici segna un passaggio decisivo nel processo di ricostruzione di un intero territorio. Possiamo affermare con certezza che sì, le prospettive sono concrete e finalmente, qui, vedremo sorgere cantieri. E prospettive di rilancio. L’approvazione dei piani, infatti, porta con sé tempistiche ben delineate, scelte di qualità e opzioni insediative mirate. Ora dovremo concentrarci sull’attuazione di quanto deliberato, scongiurando ogni possibile impedimento o lungaggine. Siamo davanti a una sfida decisiva per garantire un futuro alla comunità arquatana nel segno della sicurezza. È un momento decisivo. Siamo pronti e motivati, come sempre e più di sempre».

La protesta

Va detto, però, che i piani attuativi per la ricostruzione del territorio di Arquata non piacciono proprio a tutti. Circa quaranta titolari di altrettante unità abitative di Pescara del Tronto, infatti, hanno inviato una lettera al commissario Giovanni Legnini e all’assessore regionale Guido Castelli chiedendo di rivedere le aree in cui verrà ricostruita la propria frazione. Per comprendere meglio la vicenda, però, occorre fare un passo indietro. Precisamente al 2020, quando gli abitanti del paese vennero coinvolti dall’amministrazione comunale a scegliere le zone in cui ricostruire le proprie abitazioni. «Le ipotesi erano tre: Piedilama, la zona di Pozza vicino all’Unimer e il tratto di Pescara che insiste lungo la strada provinciale – spiega l’ex sindaco Domenico Pala, al quale il terremoto del 2016 ha cancellato la propria abitazione di Pescara del Tronto -. La scelta in merito a queste tre opzioni era stata effettuata a seguito di un’indagine svolta dall’Ispra, ovvero l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, in base alla quale erano state individuate delle zone sicure e altre ad elevato rischio idrogeologico. La maggior parte dei residenti aveva scelto, così, di ricostruire proprio nella zona conosciuta come Pozza e lungo la provinciale, che anche l’Ispra aveva considerato sicure. Peccato, però, che i pianificatori abbiano poi deciso di ricostruire Pescara, ovviamente per quanto riguarda la parte che non verrà delocalizzata a Piedilama, proprio nell’area indicata dall’Ispra come pericolosa. Ovvero a ridosso delle vecchie cave. Tutto ciò è assurdo – continua Pala -. Noi residenti conosciamo bene la zona e siamo consapevoli del fatto che in quell’area, prevista nei piani attuativi, è elevato il pericolo di frane o smottamenti. Dopo aver vissuto l’incubo del terremoto, sulla nostra pelle, non vogliamo rischiare ancora».

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