Ascoli Piceno-Fermo

Albanese aggredito col manganello: quattro arresti a Monteprandone

Operazione dei carabinieri di San Benedetto: la mandante dell'agguato sarebbe stata la ex fidanzata dell'uomo

La caserma dei carabinieri di San Benedetto

ASCOLI – Un vero e proprio agguato, premeditato e studiato nei minimi dettagli. A tendere la trappola alla vittima, un 28enne albanese, la sua ex, dandogli appuntamento a Centobuchi lo scorso aprile. Una volta sul posto, sono spuntati altri due soggetti che lo hanno picchiato violentemente, anche con l’utilizzo di un manganello: poi la fuga dei tre a bordo dell’auto guidata da un’altra ragazza. Lasciando il giovane albanese in una pozza di sangue, e ferito con prognosi ancora in corso. Sul movente della feroce aggressione, sono in corso approfondimenti, ma di certo c’è che i carabinieri della compagnia di San Benedetto del Tronto hanno arrestato quattro persone, tutte italiane e residenti a Monteprandone.

Le indagini

Si tratta di due uomini, attualmente reclusi nel carcere di Marino del Tronto perché ritenuti gli autori materiali del pestaggio, e due donne, poste ai domiciliari, in quanto compartecipi e ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in lesioni personali aggravate dall’utilizzo di un manganello, dalla premeditazione nonché dal vincolo affettivo. L’esecuzione delle quattro misure cautelari emesse dal gip del tribunale di Ascoli Piceno, è arrivata dopo circa un mese di complessa attività investigativa svolta dai militari della stazione di Monteprandone, della sezione di polizia giudiziaria della procura e diretta dalla stessa procura di Ascoli Piceno guidata dal procuratore capo Umberto Monti. Un lavoro piuttosto complesso dato che la vittima, spaventata a morte da minacce e intimidazioni, non era andato neppure a denunciare i fatti. Anche perché gli stessi aggressori si appostavano davanti alla caserma dei carabinieri per impedirglielo. Una volta finito in ospedale e refertato, il ferito è stato ascoltato direttamente dai militari ai quali ha fornito una prima ricostruzione dei fatti. Le successive indagini tecniche, con telecamere, testimonianze, riscontri e osservazioni, hanno poi consentito alla procura di Ascoli di formulare la richiesta di emissione del provvedimento con un quadro indiziario circostanziato.

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