Ancona-Osimo

“White Rabbit, red rabbit”, il Teatro delle Muse scalda i motori in vista dell’evento

Sabato 13 marzo sarà celebrato il particolare spettacolo che coinvolgerà ben 43 Paesi del mondo. Con Velia Papa (Marche Teatri) abbiamo raccontato il momento che vive la cultura del palcoscenico

Teatro-delle-Muse
Il Teatro delle Muse di Ancona

ANCONA- Il Teatro delle Muse di Ancona, e più in generale l’organizzazione “Marche Teatro“, è pronta a riaprire i battenti per lo spettacolo di sabato 13 marzo “White rabbit, red rabbit” del regista e drammaturgo Nassim Soleimanpour recitato dall’attrice Petra Valentini. Si tratta di un evento globale e, allo stesso tempo, molto particolare in quanto gratuito e disponibile online previa prenotazione sul sito www.marcheteatro.it.

Le particolarità citate prima riguardano vari aspetti. In primis la data, quel 13 marzo che trecentosessantacinque giorni fa segnò la chiusura di tutti i teatri del mondo al pubblico per via della pandemia. Inoltre sarà uno spettacolo che coinvolgerà 200 teatri di 43 Paesi, tra cui Le Muse, e secondo le ore locali si celebrerà – di fatto – per un’intera giornata.

L’iniziativa, si legge nel comunicato diffuso attraverso la stampa, «vuole infondere speranza in un momento di grande incertezza e isolamento attraverso uno spettacolo che è prova tangibile di come la creatività sia in grado di sconfiggere le avversità. Lo spettacolo sarà presentato dal vivo nei Paesi dove è finalmente consentito e online laddove i teatri sono ancora chiusi».

Velia Papa, direttrice di Marche Teatro

Con Velia Papa, direttrice di “Marche Teatro” abbiamo parlato proprio dell’evento soffermandoci perlopiù sul discorso emozionale.

Direttrice quali sono le sue sensazioni?

«Emozionata. L’idea di condividere questa giornata con teatri di tutto il mondo non può che farci piacere e poi uno spettacolo di ventiquattro ore, ognuno con la sua ora locale, non è un qualcosa che capita tutti i giorni».

Come sono stati gli ultimi 12 mesi per voi?

«Il discorso è ampio. Da un lato la mancanza del pubblico, il fatto di dover essere obbligati a tener le porte chiuse con tutti gli annessi e i connessi è stato frustrante. Dall’altro ha risvegliato in noi una certa energia creativa che ti obbliga a non dare niente per scontato. Il nostro motto è stato fare dell’avversità un’opportunità»

Si spieghi meglio

«Bisogna sempre avere l’atteggiamento giusto. Molti di noi, tranne pochi mesi, hanno continuato sempre a lavorare. A dir la verità le Muse sono state chiuse dal 26 febbraio 2020 e abbiamo avuto una piccola parentesi, con il pubblico, d’estate all’aperto e al chiuso con lo spettacolo di Lucia Mascino a inizio autunno. E’ stata una breve illusione di normalità. Siamo stati bravi ad adattarci, addirittura abbiamo recitato al telefono per il nostro pubblico che si prenotava, fatto spettacoli online e approfondito un altro tipo di esperienza di teatro».

Come sta il Teatro delle Muse?

«Abbiamo sempre cercato di difendere il nostro lavoro permettendo a tecnici e artisti di lavorare. Ci siamo riusciti tanto che gli ammortizzatori previsti sono intervenuti in modo molto limitato. Questo è stato un successo aziendale molto importante. In cantiere ci sono tre progetti, abbiamo realizzato uno show-room con i prodotti della nostra sartoria e scenotecnica. Nella negatività ci siamo reinventati».

Cosa si auspica per il futuro?

«La riapertura il prima possibile e la ripresa della vita tradizionale di tutti i giorni. L’augurio è quello di un’accelerazione della campagna vaccinale, senza il pubblico a noi manca un pezzo importantissimo».

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