Ancona-Osimo

Una vita per il Futsal, parla l’eterno Davide Bilò

A tu per tu con uno dei giocatori che hanno fatto la storia del Futsal marchigiano. Il pensiero dell’uomo simbolo di un Ankon Nova Marmi prima in classifica e qualificata per le Final Eight di Coppa, tra sogni e ambizioni per il futuro

Davide Bilò, uno dei simboli del Futsal marchigiano
Davide Bilò, uno dei simboli del Futsal marchigiano

ANCONA- Se tanti giovani anconetani si sono avvicinati al Futsal, grande meriti li ha sicuramente Davide Bilò. Lo “Strabilio”, come ha imparato a farsi apprezzare nel mondo del pallone a basso rimbalzo, è senza dubbio una pietra miliare di questa disciplina costellando la sua lunga carriera di trofei e successi. Serie A, Serie B, Tornei prestigiosi, Playoff, Coppe Italia, Campionati Regionali. E il palmares potrebbe durare ancora a lungo. Oggi lo troviamo alla guida, in campo e non solo con il ruolo di player manager, di un’Ankon Nova Marmi prima in classifica in Serie C1, qualificata per le Final Eight di Coppa Marche di Gennaio e matura per tentare il grande salto nell’Olimpo del Futsal Nazionale.

La gara di lunedì a Campocavallo ha significato Final Eight di Coppa Marche. Sono il primo reale obiettivo stagionale?
«Non arrivare alle Final, più che primo obiettivo stagionale, sarebbe stato un mezzo fallimento visto ci siamo sempre arrivati anche in C2 sapendo anche che la società tiene molto a questa competizione. Sarebbe bello vincerla anche se purtroppo capita sempre in periodo non congeniale a noi viste le partenze per le feste di alcuni nostri giocatori».

In campionato occupate la prima posizione e siete pronti per la delicata trasferta in casa del Grottaccia. Ritieni che sia uno snodo cruciale in ottica promozione?
«Sì siamo pronti per la trasferta di Grottaccia, sarà una partita tosta ma non decisiva, il campionato è ancora molto lungo ma vincere lì sarebbe un segnale forte per tutti».

Quale giocatore dell’Ankon ti sta piacevolmente impressionando?
«Diciamo che sono molto contento del buon inserimento nella squadra di tutti i nuovi; i vecchi li conosco bene e sono una sicurezza da anni e guai chi me li tocca. Chi mi sta impressionando sono Renato Giordano che, al suo primo anno di calcio a 5, è riuscito in breve tempo a capire il gioco integrandosi al meglio nella squadra, e Lorenzo Di Placido, stravedo per lui sia come ragazzo che come giocatore anche se ancora deve migliorare ha un gran potenziale. Possiede le caratteristiche che mancavano a questa squadra come talento, istinto e forza atletica. Un valore aggiunto ad una squadra già forte. Sicuramente tutto questo mi inorgoglisce perché sono giocatori che ho cercato e voluto e che grazie ai sacrifici e al buon lavoro della società siamo riusciti ad assicurarci».

Sei indiscutibilmente tra i simboli che il nostro Futsal può vantare. Come lo hai visto cambiare negli anni?
«Di anni ne sono passati e questo sport si è sicuramente evoluto. Il cambiamento più grosso l’ho visto sul piano atletico, oggi per giocare a certi livelli prima bisogna essere atleti e poi tutto il resto. Però, oggi come ieri, per una squadra riuscire a fare bene le cose semplici è già un bel traguardo»

Con l'amico di sempre Momi Marchegiani
Con l’amico di sempre Momi Marchegiani

Guardando anche ai giocatori giovani, secondo te, è ancora presto individuare un nuovo Davide Bilò?
«Sinceramente ancora un nuovo Davide Bilò non lo trovo. È da anni che non vedo cambi generazionali. A mio avviso, gran parte dei giovani di oggi hanno spesso atteggiamenti insofferenti e poco determinati dove lo sport, l’amore per lo sport non rappresenta più una priorità. Delle volte sembra facciano un piacere a qualcuno e il fatto che molti campetti siano vuoti ne è la conferma».

Nel doppio ruolo di player manager, a livello di gestione, quali aspetti secondo te sono fondamentali nella preparazione di una partita?
«Il doppio ruolo non è sicuramente facile soprattutto in gara. Ho bisogno sempre di qualcuno di fiducia che mi aiuti in panchina perché quando gioco vado in trans agonistica e perdo lucidità e quest’anno Rossini sta facendo bene e mi sta dando una grossa mano. Sicuramente, quando facevo solo il giocatore era meglio: arrivavo alla gara più spensierato rispetto ad adesso che arrivo e devo pensare a tutti. Il tutto stando sempre attento a non trascurare me stesso perché alla mia età questo non me lo posso permettere. Quanto alla preparazione di una partita, a mio avviso non si prepara il giorno stesso, il giorno della gara dico poche cose perché i ragazzi sanno già quello che devono fare; magari calzo più sull’atteggiamento e la mentalità e, comunque, essendo ancora in campo questo mi aiuta a dare il buon esempio ai miei ragazzi cercando di trascinarli sulla strada giusta».

L’Ankon in serie B è una sfida, un sogno o un obiettivo?
«L’Ankon in serie B è più una sfida per me visto che fino a un anno e mezzo fa eravamo in C2 con grossa parte di ossatura della squadra attuale. L’anno scorso sicuramente non eravamo pronti per la B ma, dopo averne accarezzato l’idea, adesso non rimane più solo un sogno. Tutto questo va vissuto senza la pressione e l’obbligo di dover vincere per forza».

Ci sono delle persone che vuoi ringraziare nella tua carriera?
«La mia carriera è lunga e dovrei ringraziare molte persone, ma in particolare ringrazio mio padre che mi ha permesso, e mi sta permettendo, di giocare ancora visto che, in ristorante, avrebbe proprio bisogno di me. E poi Momi Marchegiani e Sergio Massi, ovvero la mia attuale società, che mi hanno permesso di creare tutto questo mettendomi sempre nelle condizioni per poter lavorare al meglio».

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