Ancona-Osimo

Ancona, via Marconi: l’abbattimento dei platani è realtà

Con l'aiuto del circolo naturalistico anconetano "Il pungitopo" abbiamo ripercorso la vicenda che coinvolge i residenti di via Marconi. «Il Comune? Entro l'anno abbatterà tutti i platani, è un peccato»

ANCONA – Lentamente, ma progressivamente, i platani di via Marconi, ad Ancona, verranno abbattuti. Indietro non si torna, la decisione è presa. A nulla sono servite le proteste dei residenti, scesi in piazza più volte contro il Piano di restyling dell’amministrazione, impegnata nel rifacimento di via Marconi. Una via che costeggia il mare, attraversando la Mole. Una via storica, caratterizzata a lungo dai platani, alberi di terza dimensione, che – secondo il circolo naturalistico “Il pungitopo” – non andavano abbattuti.

Qualche mese fa, “Il pungitopo”, insieme alla sezione anconetana di “Italia nostra”, aveva diramato un comunicato stampa, a seguito di ricerche e studi approfonditi, per lanciare un appello e salvare i platani: «L’abbattimento è segno di noncuranza nei confronti delle testimonianze storiche». Da un’approfondita ricerca di Italia nostra e Pungitopo emergeva infatti che «inizialmente c’erano quattro filari di alberi che da un lato bordavano la via e dall’altro si affacciavano sul mare: era il lungomare di Ancona, sul quale c’era pure il primo stabilimento balneare cittadino».

«Col passare dei decenni – si leggeva nella nota – gli interramenti e le nuove edificazioni sui due lati della via hanno ridotto i quattro filari ad uno, quello ancora esistente, ultima testimonianza preziosa dell’aspetto originario degli Archi», come mostrano foto d’epoca e antiche mappe cittadine. I platani, che nel frattempo ora vengono abbattuti, «risalgono al dopoguerra e il filare è ormai discontinuo a causa delle mancate sostituzioni degli esemplari secchi». Una storia, quella dei platani di via Marconi, che sembra destinata a scomparire ma che ha segnato 150 anni di Ancona.

Ora l’abbattimento è realtà, anche «perché – spiegano dal Pungitopo – è questo il periodo in cui si compie questo genere di operazioni ed entro l’anno verranno abbattuti tutti». Ma un’altra soluzione sarebbe stata possibile: «Avevamo proposto alberi più resistenti dei meli o dai peri, che faticano ad assorbire l’inquinante e dunque l’anidride carbonica. In più, queste specie arboree, di prima dimensione, non creano zone d’ombra così ampie come i platani e questo potrebbe favorire i colpi di calore».

Era stato proprio il circolo naturalistico anconetano a proporre la sostituzione dei platani con querce o bagolari, piante autoctone, di seconda dimensione, e soprattutto della nostra zona adriatica. Ma pure questa proposta è caduta nel vuoto. Tra l’altro, per l’Amministrazione, i platani andavano abbattuti, altrimenti le radici imponenti avrebbero reso vani i lavori di restyling. Ma questa argomentazione non regge: «A Milano e Roma ci sono platani e alberi di grandi dimensioni e tutto fila liscio, grazie all’intervento sulle radici: tutto è possibile, ma certamente sarebbe costato di più. E tra l’altro, in corso Carlo Alberto e piazza Ugo Bassi, dove ci sono dei bellissimi viali alberati, il problema non si è mai posto, benché le radici penetrino nel terreno».

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