Ancona-Osimo

Truffe agli anziani, i poliziotti arrestano due giovani

La vittima, una 78enne di Castelfidardo, era stata contattata telefonicamente da un uomo che si era spacciato per suo figlio, camuffando la voce con la scusa di essere raffreddato

I monili ceduti ai truffatori
I monili ceduti ai truffatori

OSIMO – Ieri, 27 febbraio, i poliziotti della Squadra Mobile di Ancona e del Commissariato di Osimo, hanno arrestato in flagranza due truffatori poco più che ventenni, di origini campane. La vittima, una 78enne di Castelfidardo, era stata contattata telefonicamente nella tarda mattinata da un uomo che si era spacciato per suo figlio, camuffando la voce con la scusa di essere raffreddato. L’interlocutore chiedeva aiuto alla donna in maniera disperata, asserendo di trovarsi nei guai in quanto debitore di una somma di denaro. Il finto figlio supplicava la donna di aiutarlo chiedendole di pagare una somma di denaro ad un corriere (complice) che di lì a poco si sarebbe presentato a casa sua per prelevare il denaro. Tuttavia, la vittima, non avendo la disponibilità immediata di banconote, proponeva a quest’ultimo, non appena giunto a casa sua, di accettare monili d’oro ed un Rolex. Appena arrivato nel luogo di residenza della donna, il finto corriere si impossessava di quasi mezzo chilo di monili in oro del valore di circa 15mila euro ed un Rolex del valore di 10mila euro che la vittima gli ha consegnato. Nella circostanza, la stessa, per soddisfare l’esosa richiesta di monili e denaro, gli ha dato anche le fedi nuziali di matrimonio, nozze d’argento e d’oro, sfilandole dall’anulare sinistro.

Cosa è accaduto

I poliziotti della Squadra Mobile e del Commissariato di Osimo, che da diversi giorni stavano indagando sul gruppo malavitoso, sono riusciti ad intercettare la Opel a bordo della quale viaggiavano i due truffatori e, successivamente, a bloccarli. Uno dei due veniva bloccato ad una fermata degli autobus di linea, vicino alla stazione, nel procinto di partire di lì a poco per Napoli ed addosso aveva gran parte della refurtiva asportata alla vittima. L’altro, invece, alla guida dell’autovettura utilizzata per compiere il delitto, veniva fermato all’altezza di Porto San Giorgio, dopo aver percorso un lungo tratto di autostrada con una pattuglia civetta della Polizia alle calcagna. All’interno della macchina i poliziotti gli rinvenivano una sterlina in oro del valore di 700 euro, appartenuta alla donna. Entrambi sono stati arrestati e trattenuti nelle camere di sicurezza a disposizione delle Procure di Ancona e di Fermo in attesa dei giudizi di convalida previsti per oggi. A seguire per entrambi, il giudizio per direttissima ad Ancona. Immediata la risposta del Questore di Ancona che ha emesso nei loro confronti la misura di prevenzione del Foglio di Via Obbligatorio con il quale ordina ad entrambi di lasciare il territorio comunale e vieta loro di far ritorno per 4 anni.

I “modus operandi”

Premesso che le vittime sono casuali (in considerazione della mole di telefonate effettuate dalle utenze mobili monitorate a numeri residenziali delle varie città in cui si spostano) è stato possibile appurare come, nella stragrande maggioranza delle denunce formalizzate dalle parti offese, vengano contattate sulle loro utenze fisse da un sedicente avvocato che le mette al corrente circa lo stato di difficoltà in cui si trova un loro familiare: quest’ultimo, infatti, viene solitamente indicato come il responsabile di un grave incidente stradale a seguito del quale si trova, in quel momento, in stato di arresto o fermo presso gli uffici di Polizia. Gli anziani, nel tentativo di sincerarsi dell’occorso, chiamano immediatamente l’utenza mobile del parente coinvolto, ma al telefono risponde sempre un membro dell’organizzazione criminale (che non ha mai chiuso la conversazione) il quale si spaccia per un appartenente alle forze dell’ordine o addirittura per lo stesso avvocato che conferma l’accaduto. Un’altra variante dei precedenti modus operandi parte sempre con la ricezione di una telefonata sul telefono fisso e dall’altra parte una persona si presentava come figlio della vittima e le diceva di stare molto male, che aveva poca voce e che oggi il dottore gli avrebbe fatto fare il tampone. Mentre la vittima era al telefono fisso, squillava il suo cellulare ed un’altra persona, diversa da quella che si spacciava per suo figlio, la teneva per circa un’ora al telefono dicendole che suo figlio aveva acquistato un oggetto ed un telefono cellulare e che le sarebbe arrivato un pacco con gli oggetti acquistati da suo figlio.

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