Ancona-Osimo

Stroke Unit di Torrette confermata centro Oro per la cura dell’ictus. Silvestrini: «Ai pazienti marchigiani le migliori cure» – VIDEO

Il prestigioso riconoscimento come centro di eccellenza internazionale è arrivato per il secondo anno consecutivo. Tra le nuove frontiere all'ospedale di Ancona c'è anche il teleconsulto per intervenire in brevissimo tempo

Mauro Silvestrini, direttore della Clinica Neurologica dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona e preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia di UnivPm

ANCONA – «È un riconoscimento che ci ha dato una grandissima soddisfazione, ma soprattutto è la dimostrazione del fatto che negli anni siamo riusciti a migliorare le nostre capacità di offrire ai pazienti marchigiani le migliori cure possibili per una patologia che ha dei risvolti drammatici se non viene gestita nella maniera più adeguata».

Il professor Mauro Silvestrini, direttore della Clinica Neurologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona, commenta così il prestigioso riconoscimento come centro ORO conferito alla Stroke Unit di Torrette, da parte dell’European Stroke Organization (ESO) e dell’Associazione ANGELS, che ha confermato per il secondo anno consecutivo il centro per la cura dell’ictus tra i migliori a livello internazionale.

La cura delle persone colpite da ictus all’ospedale regionale di Torrette è affidata ad uno Stroke Team, in servizio 24 ore su 24, composto dal personale della Clinica Neurologica, della Neuroradiologia e Neuroradiologia Interventistica, della Neuroriabilitazione, delle Rianimazioni, del Pronto Soccorso-Medicina d’urgenza e del 118. Una task force di sanitari che opera in sinergia per salvare quante più vite possibili e per limitare il danno cerebrale che consegue ad un attacco di ictus.

«I numeri parlano chiaro – dichiara Michele Caporossi, direttore generale Ospedali Riuniti di Ancona – , nelle Marche la rete per la cura dell’ictus funziona e salva vite umane o evita conseguenze peggiori per i pazienti. Il riconoscimento che abbiamo ricevuto è uno sprone a fare sempre ancora meglio, attraverso la sempre più stretta correlazione tra l’attività della Stroke Unit e tutte le strutture dell’emergenza territoriale» .

Terza causa di morte in Italia dopo le malattie cardiovascolari e le patologie tumorali, e prima causa di invalidità per malattia, l’ictus è considerata una patologia tempo-dipendente; la salvezza della persona colpita dipende infatti dalla rapidità con cui vengono riconosciuti i sintomi e dalla tempestività delle cure, farmacologiche e interventistiche, praticate sul paziente.


«Nel nostro territorio diverse migliaia di pazienti ogni anno soffrono dell’ictus nelle sue varie declinazioni: ischemico ed emorragico – spiega il professor Silvestrini, fresco di nomina come preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche – : abbiamo più o meno 7mila casi ogni anno e sono tutti pazienti che necessitano di cure altamente specialistiche».

Fondamentale individuare tempestivamente i segni di un attacco d’ictus in corso.  «La terapia ha successo solo se viene affrontata nelle primissime fasi dalla comparsa del disturbo – sottolinea il primario – , dopo poche ore il cervello subisce dei danni irreversibili, per cui se non riusciamo ad intervenire in brevissimo tempo dalla comparsa del disturbo non riusciamo a curare adeguatamente i pazienti». Il professor Silvestrini evidenzia l’importanza della collaborazione da parte delle persone che «possono assistere ad una condizione che possa essere riconducibile all’ictus».

Ma quali sono i campanelli d’allarme che devono spingere a rivolgersi all’ospedale?
«Un disturbo di forza come una mano che non si muove adeguata, una gamba che diventa più debole rispetto ad un’altra, una parte del campo visivo che non consente di avere una visione adeguata, o la parola difficoltosa. Sono tutti campanelli di allarme che non devono assolutamente far perdere tempo».

In questi casi occorre recarsi immediatamente in un ospedale attrezzato per curare immediatamente l’ictus. «La ricerca è sempre molto attenta a trovare qualcosa in più – prosegue – ma in questo momento disponiamo di approcci assolutamente efficaci che consistono nella possibilità di rimuovere l’ostruzione dell’arteria che non riesce più a mandare sangue al cervello perché il lume è occupato da un embolo o da un trombo». Il primario spiega che le tecniche impiegate per il trattamento dell’ictus, vedono o la terapia medica introdotta per via endovenosa, o l’intervento endovascolare che consiste nella rimozione meccanica del trombo.

La telemedicina e la teleriabilitazione possono rappresentare una nuova frontiera anche per il trattamento dell’ictus?
«Abbiamo già avviato dei progetti in questo senso proprio per ovviare al problema del tempo e stiamo avviando dei teleconsulti con tutti gli ospedali marchigiani che collaborano con noi. Il successo del riconoscimento come centro ORO per la terapia dell’ictus è anche frutto di una collaborazione attenta con tutte le strutture ospedaliere marchigiane. Comunichiamo costantemente con i medici e con il personale che opera negli ospedali periferici e cerchiamo di dare le risposte più adeguate, inclusa l’indicazione a trasferire rapidamente i pazienti qui da noi per completare il trattamento».

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