Ancona-Osimo

«Stop alle nuove regole su strada. Autovelox e bici, così sarà un Codice della Strage»

La Fondazione Michele Scarponi interviene sulla riforma che a breve potrebbe essere approvata: «Gli autovelox sono importantissimi. Ci sono cose positive ma sono poche rispetto al resto. Il ministro Salvini non ha accolto le nostre richieste»

Marco Scarponi

ANCONA – Nuovo Codice della Strada, è scontro tra Governo e ciclisti. La Fondazione Michele Scarponi, nata in memoria del ciclista Michele Scarponi, morto nel 2017 quando rimase vittima di un tragico incidente stradale mentre si allenava pedalando su strada, dice la sua. Michele è stato investito da un furgone che non ha rispettato il segnale di Stop. L’Aquila di Filottrano morì nella sua Filottrano a soli 37 anni.

Il fratello Marco snocciola punto per punto le novità del nuovo Codice della Strada (CdS) e non usa mezzi termini quando sottolinea: «Lo abbiamo ribattezzato Codice della Strage, non Codice della Strada. Non è quello che ci aspettavamo, è sicuramente un passo indietro. Stiamo lottando per fermare questa modifica. Il Codice va riscritto insieme, perché non va nella direzione della vera sicurezza stradale».

Bene la stretta sui cellulari e la guida in stato di alterazione alcolica e da sostanze, ma «le cose positive – continua Scarponi – sono minime rispetto al resto. Va bene aumentare le pene, ma siamo da sempre un Paese che fa pochi controlli. Il ministro dei trasporti Matteo Salvini, su questo, non ha detto nulla».

Michele Scarponi
Michele Scarponi (Credits: Fondazione Michele Scarponi)

E poi c’è la questione autovelox: «Sono un fattore importante, checché ne dica la gente al bar, gli autovelox salvano vite. E vedere un autovelox come modo di fare cassa è frutto di una cultura sbagliata che pare sia stata abbracciata proprio dal ministro e da chi vuole questa riforma. La velocità è sempre un fattore essenziale, sia nella guida in stato di ebrezza sia nella guida col cellulare. Tutti i Paesi abbassano i limiti di velocità e noi invece interveniamo sugli autovelox».

Il nuovo Codice, che passerà ora al vaglio del Senato (dopo essere stato approvato dalla Camera), prevede che le sanzioni da autovelox non siano più cumulative ma possano toccare una spesa massima pari a 1.084 euro se le multe sono commutate entro un’ora sul medesimo tratto di strada da più dispositivi simili. «È una cosa assurda», tuonano dalla Fondazione.

Tra l’altro, «qualora la riforma passasse, sarà notevolmente più difficile installare autovelox nelle strade sotto i 50 chilometri orari. Ciò significa, paradossalmente, che dentro Jesi o dentro Ancona se vai a 80 non ti dirà niente nessuno. Questo è un regalo agli automobilisti e dimostra che l’Italia si conferma ancora un paese auto-centrico in riferimento all’automobile».

«La nuova riforma è un modo per contrastare la mobilità sostenibile, i ciclisti vengono ignorati e additati come i responsabili delle tragedie che accadono in strada. Insomma, chi pedala, sulla carreggiata, meno ci sta e meglio è. Le pare una cosa normale?». E ancora: «Chiediamo da tempo il metro di distanza sulle strade extraurbane per sorpassare le bici. Quando finalmente ci hanno ascoltato, nella norma, hanno inserito una dicitura che di fatto la annulla. Infatti – precisa Scarponi – scrivere ˊove la strada lo consenteˊ rende falso il metro e mezzo di distanza per il sorpasso. Abbiamo chiesto di espungere quel periodo, ma il Parlamento non ci ha ascoltato».

Il ministro dei trasporti, Matteo Salvini

Ad ascoltare le varie associazioni, è stato invece il ministro Salvini: «Sì, confermo, ci ha ascoltato, ma nessuna (o pochissime) delle nostre richieste per il nuovo CdS sono state accolte». Dopo il caso ˊBologna città 30ˊ, «il Governo desidera togliere l’autonomia ai sindaci di intervenire sulla mobilità sostenibile. Così non si proteggono i ciclisti, che sono tra gli utenti deboli della strada. Un Codice, quello che potrebbe passare a Palazzo Madama, debole con i forti e forte con i deboli».

«Il testo andava modificato, lo chiedevamo tutti da tempo, ma andava reso più europeo e a misura di persona e meno incentrato sui veicoli. Sa qual è il fattore positivo? Che a protestare siamo in tanti, è un problema che molta gente sta avvertendo e non solo i diretti interessati come me, che hanno perso un fratello in strada, a battersi per lo stop».

Per i monopattini elettrici, potrebbero arrivare l’obbligo di casco, di targa e di assicurazione: «Giusto il casco, ma prevedere targa e copertura assicurativa per i monopattini, in che modo – si chiede Scarponi – influisce sulla sicurezza? Credo, al contrario, che simili regole possano disincentivare l’uso del monopattino. Sono costi e oneri in più quando invece sia le biciclette sia i monopattini andrebbero caldeggiati. Che senso ha prendersela con le vere vittime della strada?».

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