Ancona-Osimo

Stefano “Jimmy” Fontana e l’Ancona sempre nel suo cuore

In questi giorni difficili per il calcio anconetano a parlare è l’ex bandiera biancorossa. Il suo ruolo al Camerano, il pensiero attuale e tanti ricordi del passato. Con uno sguardo verso il futuro…

Stefano Jimmy Fontana, Responsabile del Settore Giovanile del Camerano

ANCONA – Giocatore di grande carisma e valore, allenatore di personalità e adesso Responsabile del Settore Giovanile di una florida realtà in espansione come il Camerano Calcio. Stiamo parlando di Stefano “Jimmy” Fontana, bandiera dell’Ancona dall’ 1987 al 1994, tra i protagonisti della prima storica promozione in Serie A della società biancorossa.

In questi giorni tormentati per il futuro del Cavaliere Armato, abbiamo voluto intervistarlo in esclusiva per avere una sua idea al riguardo, ripercorrendo il suo album dei ricordi e analizzando la sua nuova figura professionale al Camerano, che sta portando gioie e soddisfazioni alla società gialloblu.

Salve Stefano e grazie per la disponibilità..
«Grazie a voi per l’intervista».

Raccontaci la tua nuova vita da Responsabile del Settore Giovanile
«Molto impegnativa ma piena di soddisfazioni. Sono occupato di più di quando giocavo e allenavo ma senza dubbio meno stressato. E’ proprio questa la filosofia che cerchiamo di dare ai ragazzi, fargli vivere lo sport lontano da stress e pressioni. Nei giovani specialmente c’è bisogno di un ritorno a queste cose, perché spesso allenatori, genitori, dirigenti sono dannosi nei comportamenti. Fondamentalmente è un gioco e chi è bravo va avanti lo stesso. Solo che tutto questo si può ottenere anche senza pressioni».

Secondo te un buon Settore Giovanile su cosa deve fondarsi?
«Bisogna distinguere tra professionisti e non professionisti. Nel primo caso si deve selezionare il meglio che il bacino d’utenza può offrire e crescere il ragazzo. Coprire bene tutti i ruoli e non lasciare nulla al caso. La programmazione è fondamentale. Gli altri tipi di settore giovanile, come può essere il nostro, devono essere posti a servizio della comunità. In un paese come Camerano, con qualche migliaia di abitanti, il calcio, la pallavolo, la pallamano sono dei veri e propri punti di riferimento e vanno visti in chiave inclusiva».

Impossibile con te non toccare il capitolo Ancona Calcio. Ti fa male vederla in questo modo?
«Non posso dirti di essere sorpreso anche perché era una situazione abbastanza prevedibile. Non è esplosa così in un attimo. L’Ancona, per via di impegni personali, l’ho sempre seguita da fuori negli ultimi anni ma se andiamo indietro di qualche mese, per esempio all’estate scorsa, si parlava di trionfo e qualche domanda potevamo porcela, a maggior ragione con l’arrivo di certi personaggi…».

Che idea ti sei fatto e ti stai facendo leggendo i vari comunicati di questi giorni?
«E’ importante tenere la categoria secondo me. Sarà molto difficile ma tenere l’interregionale può essere un primo passo. Il problema principale è che finchè le cordate verranno da fuori saremo sempre punto e a capo. Mi auguro di sbagliare ma visti gli ultimi anni diffiderei da questo tipo di gruppi. Gli imprenditori locali si sa chi sono, qualora mettessero la faccia il mantenimento degli impegni verrebbe di conseguenza. Ultimamente, negli ultimi 10/15 anni con chiunque è venuto da fuori le cose non sono andate bene».

Da giocatore di grande carisma e attaccamento quale sei stato, ritieni che la squadra di quest’anno abbia le sue colpe per il campionato condotto? O credi che abbia solo risentito della situazione societaria?
«Io penso di sì. E’ vero che ha vissuto tante situazioni che non conosciamo e possono aver influito, ma l’ho vista giocare e credo potesse ambire tranquillamente anche a qualcosa di più della salvezza. Il calcio di oggi è completamente cambiato, ci sono tante variabili e l’unico giudizio che mi sento di dare è quello tecnico. E tecnicamente aveva tutto per salvarsi questa squadra».

Quali sono i ricordi più belli che conservi in maglia biancorossa?
«Dirti la Serie A potrebbe sembrare banale. Io l’anno dove sono stato benissimo è stata la stagione dove vincemmo il campionato di C1. Ad Ancona si viveva benissimo sotto tutti gli aspetti, eravamo coccolati, si stava veramente bene. Già dalla prima Serie A qualcosa cambiò e la stessa Ancona iniziò a diventare più “moderna”».

Dopo averci giocato, averla allenata… sposeresti un giorno nuovamente la causa dell’Ancona?
«Io sono sempre disponibile, ho girato abbastanza e accumulato esperienza. La gente che mi conosce sa che sono una persona affidabile. Ci spero sempre insomma anche se le strade si sono incontrate solo quando c’era Sebastiano Vecchiola. Allo stato attuale solo per una chiamata del genere potrei muovermi da dove sto».

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