Ancona-Osimo

Social e giovani, è emergenza pedofilia e cyberbullismo. L’analista forense Luca Russo: «Tantissimi i casi»

«Sono cresciuti quasi del doppio rispetto a due anni fa». Ad acutizzare il fenomeno è stata la pandemia. Ecco cosa ci ha detto l'analista della Procura della Repubblica di Ancona

Luca Russo
Luca Russo

ANCONA – «I casi di molestie, bullismo e pedofilia sono aumentati tantissimo nell’ultimo periodo, tanto che nelle diverse Procure per cui lavoro, sono cresciuti quasi del doppio rispetto a due anni fa». L’analista forense e Ctu della Procura della Repubblica di Ancona Luca Russo, consulente anche per numerose altre Procure italiane, dipinge un quadro allarmante sulla condizione giovanile.

L’avvento della pandemia ha favorito la solitudine, incentivando l’impiego dei social per mantenere vivi i contatti con il mondo esterno, ma questo non ha fatto altro che incrementare gli episodi di adescamento, favoriti dall’anonimato garantito dai social.

«Se prima il rischio di bullismo e cyberbullismo era all’ordine del giorno – prosegue -, ora, a causa della pandemia, questo rischio si è elevato ulteriormente e ancora di più, purtroppo, questi ragazzi presi dalla noia, si sono orientati in giochi, conversazioni, chat e conoscenze che spesso hanno portato poi a svelare dall’altra parte dello schermo l’esistenza di pedofili».

L’analista forense afferma «ho avuto tantissimi casi legati alla pedofilia proprio in questo periodo». Entrando nel dettaglio spiega che spesso i pedofili per adescare i minori si sono spacciati per coetanei e «purtroppo molti ragazzi sono caduti in questa trappola». Un fenomeno «cresciuto in maniera spropositata» con la pandemia di Covid-19.

Possiamo parlare di emergenza giovani e come si può fronteggiare? «Assolutamente sì, c’è una emergenza giovani. I genitori sono i tutori più importanti dei ragazzi e gli insegnanti che erano tutori per l’almeno 5 ore nell’orario scolastico, con la didattica a distanza hanno perso un po’ il loro ruolo, non perché prima fossero responsabili di quello che accadeva, ma sicuramente avevano un controllo almeno in quelle ore».

Insomma ragazzi lasciati a sé stessi perché «molti genitori hanno continuato a lavorare ma altri con lo smart working sono stati comunque costretti a isolarsi all’interno della stessa abitazione e il rischio in questi casi è sempre alto». Russo nell’evidenziare che ci sono sempre state problematiche legate ai genitori «che non seguono i figli», sottolinea che «questa pandemia ha contribuito ulteriormente» al fenomeno.

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