Ancona-Osimo

“Sicurezza Vera”: ecco il progetto sulla violenza di genere che coinvolge bar, ristoranti e discoteche

Progetto nato da Fipe-Confcommercio con in testa il Gruppo Donne Imprenditrici della Federazione Italiana dei pubblici esercizi (Fipe), in collaborazione con la Polizia

ANCONA – Individuare la violenza di genere con presidi sul territorio. È così che gli esercizi pubblici, dove la socialità ha un ruolo di primo piano, come bar, pub e ristoranti, e anche discoteche, diventano sentinelle di un fenomeno che purtroppo registra numeri in crescita e culla di una nuova cultura di genere. È quanto prevede il progetto ‘Sicurezza Vera’ nato da Fipe-Confcommercio con in testa il Gruppo Donne Imprenditrici della Federazione Italiana dei pubblici esercizi (Fipe), in collaborazione con la Polizia di Stato. Il progetto, su scala nazionale, coinvolge 20 regioni e 38 città italiane, nelle Marche Ancona e Pesaro.

L’obiettivo è quello di incrementare i livelli di sicurezza all’interno dei locali, realizzare iniziative, campagne di sensibilizzazione ed approfondimenti ad hoc contro la violenza di genere, sulla scia della campagna ‘Questo non è amore’ della Polizia di Stato, e fornire strumenti per tutelare le vittime. Il perno del progetto è la formazione dei titolari dei locali e del personale che vi lavora. Si tratta di attività che per tradizione, per capillarità sul territorio e per la natura stessa dei locali, si prestano a fare emergere un fenomeno, quello della violenza che spesso resta nascosto. È proprio nei bar, ad esempio, dove si crea spesso un rapporto confidenziale con la clientela, che possono emergere situazioni di criticità.

La rete dei locali coinvolti vede in campo oltre a bar, ristoranti, pub e discoteche, anche pizzerie, gelaterie, pasticcerie, stabilimenti balneari, aziende di ristorazione collettiva, grandi catene di ristorazione multilocalizzata, sale gioco, buffet di stazione, aziende di catering e banqueting. Insomma una vera e propria rete che scende in campo per la prevenzione il contrasto alla violenza di genere.

Nei locali, verrà allestita una segnaletica comunicativa, con stickers, vetrofanie, stencil, gadget, roter, stopper, banner, crowner da banco, dispenser, roll-up, per sensibilizzare contro la violenza e divulgare la cultura del rispetto. Gli esercizi commerciali associati alla Fipe-Confcommercio, potranno segnalare alla sala operativa della Questura episodi di violenza di genere attraverso l’app YOUPOL della Polizia di Stato, per un intervento immediato delle forze dell’ordine.

Un momento della presentazione

«In 35 anni nel mondo della ristorazione ho visto diversi episodi» ha detto il presidente Fipe-Confcommercio Marche Centrali, Moreno Cedroni, «siamo i testimoni di quello che accade ai nostri tavoli e dobbiamo intervenire prontamente. Anni fa succedeva che semplicemente uno dei due commensali si alzava e andava via, adesso le situazioni sono peggiorate» e «sicuramente dopo il Covid qualcosa in più è accaduto in soggetti fragili e il nostro compito è quello di mettere il rispetto alla base di tutto e far si che il nostro mondo siano gli altri e non solo noi stessi, di vegliare più sui nostri clienti e stare attenti a situazioni che possono essere dannose a tutti».

Il prefetto di Ancona, Darco Pellos, ha sottolineato che sul tema della sicurezza delle donne sul territorio provinciale c’è «grande attenzione». «Grazie alla collaborazione delle forze dell’ordine e della società civile – ha spiegato – siamo riusciti a monitorare, controllare e contenere» il fenomeno, e i provvedimenti del Questore di Ancona., spesso stimolati anche in sede di Comitato per l’Ordine e la Sicurezza ha consentito una «realtà provinciale più serena del passato, un merito da ascrivere alle forze dell’ordine, al sistema Ancona e al sistema Marche». Secondo il prefetto Pellos occorre «combattere l’indifferenza» e gli strumenti sono quelli della «conoscenza, approfondimento, individuazione delle soluzione e interventi».

Il Questore di Ancona, Cesare Capocasa, ha posto l’accento sulle espressioni della violenza di genere: femminicidi, stalking, maltrattamenti, e oltre 2 mila bambini orfani delle loro mamme. «Questo progetto perché la Direzione Centrale Anticrimine perché dalla statistiche è emerso che la sola attività repressiva non è in grado di arginare un fenomeno che deve ritrovare la sua centralità. Serve un cambiamento culturale e la rete dei pubblici esercizi è una rete molto sensibile, perché la prima che approccia questi fenomeni, e in alcune realtà le presenze femminili sono molto significative». Una realtà che facendo sistema «deve rispondere a questi alert». «La cultura deve essere più forte dell’intolleranza, dell’indifferenza e dell’ignoranza» ha spiegato Capocasa, sottolineando che nel mondo del lavoro «è in ascesa una gamma di condotte, che vanno dalle molestie alle minacce e ai ricatti veri e propri, fenomeni che registriamo quotidianamente nelle nostre aziende». In sintesi per il prefetto occorre sensibilizzare per prevenire.

Il presidente di Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini ha evidenziato che «oggi più che mai, anche le associazioni di categoria fanno scudo con chi deve tutelare la sicurezza», mentre l’assessore del Comune di Ancona Ida Simonella ha fatto notare la diffusione del fenomeno evidenziando che «almeno 130 donne ogni hanno si rivolgono ai centri antiviolenza». Valentina Piccabianchi, presidente nazionale del Gruppo Donne Imprenditrici della Fipe-Confcommercio, ha spiegato che il progetto «parla di cultura di genere. Avendo una rete fittissima di pubblici esercizi sul territorio nazionale, c’è un pubblico esercizio, un bar, un ristorante, una sala da ballo, una sala da gioco legale, uno stabilimento balneari, uno ogni 250 abitanti in Italia. Una fitta rete e un rapporto così stretto tra le attività e le persone ci ha fatto immaginare che potessimo mettere tutte le nostre attività al servizio della sicurezza».

Il direttore Confcommercio Marche Centrali, Massimiliano Polacco, ha spiegato «è una comunicazione che abbiamo fatto a tutti i locali, che sono già naturalmente dei presidi. Abbiamo raccolto tante testimonianze» e «siamo già casa di accoglienza per queste situazioni».

(Servizio in aggiornamento)

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