Ancona-Osimo

Scuole elementari, via i voti e dentro i giudizi: il parere di presidi e insegnanti

La riforma prevede l'abolizione del voto per far spazio a quattro giudizi descrittivi articolati. Abbiamo chiesto che ne pensa chi, a scuola, deve valutare gli studenti

Scuola, banchi, aula, classi in quarantena

ANCONA – In merito al decreto Scuola, approvato lo scorso giugno, c’è un’importante modifica da registrare per quel che concerne la valutazione intermedia e finale degli alunni di scuola elementare.
Secondo le nuove disposizioni promosse dal ministro della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina, i giovanissimi studenti non verranno più valutati attraverso un voto numerico ma sarà introdotto un giudizio descrittivo per ciascuna delle discipline previste. Il giudizio descrittivo di ogni studente sarà riportato nel documento di valutazione e sarà riferito a quattro differenti livelli di apprendimento. Nella fattispecie: avanzato (l’alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note, mobilitando una varietà di risorse sia fornite dal docente, sia reperite altrove, in modo autonomo e con continuità); intermedio (l’alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e continuo; risolve compiti in situazioni non note, utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite altrove, anche se in modo discontinuo e non del tutto autonomo); base (l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e utilizzando le risorse fornite dal docente, sia in modo autonomo ma discontinuo, sia in modo non autonomo, ma con continuità); in via di prima acquisizione (l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente).
Cosa ne pensano di tutto questo gli addetti ai lavori?

Il valore della sintesi

Secondo Riccardo Rossini, presidente regionale per le Marche dell’Associazione nazionale Presidi e dirigente scolastico del Liceo Marconi di Pesaro, la sintesi è sempre una cosa più positiva: «Il problema legato alle valutazioni esiste da tempo. Ho sentito tante persone interrogarsi sul valore del giudizio numerico e ritengo che possa sintetizzare immediatamente il giudizio che il docente ha dell’alunno. Il giudizio articolato, forse, fotografa meglio la personalità ma è anche un esercizio linguistico per dire cose invece di altre. Cosa preferisco? Io sono sempre per la sintesi e l’ho riscontrato nella mia storia quasi quarantennale nelle scuole. Quando è stata abbandonata la sintesi numerica furono le stesse famiglie a rimanerne un po’spiazzate».

«Cosa dobbiamo valutare?»

Ilaria Carnevali, docente dell’Istituto comprensivo “Matteo Ricci” di Polverigi (An), pone un importante punto di vista: «Credo fortemente che la valutazione sia un processo, un iter, e come tale debba prendere in considerazione vari aspetti dell’alunno. Oggi più che mai ci ritroviamo ad avere classi estremamente eterogenee per livelli ed esigenze di apprendimento. Più che chiederci se sia più adeguato un voto numerico o un giudizio, dovremmo interrogarci su cosa vada effettivamente valutato: il compito nudo e crudo o il percorso che l’alunno ha intrapreso? personalmente credo che la valutazione sia un processo che vada fatto in itinere, considerando tutti i vari aspetti del discente. Quello che vedo, con grande dispiacere, è uno spasmodico attaccamento al voto soprattutto da parte degli alunni, come se fosse quel numero o quel giudizio a delineare cosa sono e quanto valgo. La scuola dovrebbe innanzitutto stimolare al piacere ad apprendere, all’amore per la scoperta e per la conoscenza. Sono un’insegnante di sostegno e per me lo strumento di valutazione più valido resta l’osservazione sistematica. Non posso limitarmi ad un numero o ad un giudizio perché i miei alunni intraprendono un duro viaggio per arrivare all’acquisizione dei contenuti, ed è quello che alla fine conta davvero. Preferirei pertanto che nelle classi vada insegnato ai ragazzi un processo di autovalutazione dei loro traguardi, termine che rimanda al ruolo centrale che può e deve svolgere chi impara, mettendo al centro del processo educativo l’alunno stesso».

Proposta utile e adeguata

Altro parere autorevole è quello della professoressa Lucia Nonni, preside della scuola Leopardi di Pesaro: «Sono d’accordo con questa nuova modalità. Andare ad identificare con un voto un alunno è sempre molto difficile, specie quando si tratta di acquisire competenza e conoscenza un giudizio più articolato risponde meglio alle suddette esigenze. Non dimentichiamoci che parliamo di fasce molto giovani, pensiamo ad esempio a bambini di prima e seconda, e andare ad incasellarli all’interno di voti numerici risulterebbe poco motivante. Ritengo questa strada utile e percorribile, era da tempo che se ne parlava. Non credo che sarà limitata a questo periodo vista l’utilità».

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