Ancona-Osimo

Sanità: crescono le disuguaglianze sociali, sempre più marchigiani rinunciano a visite mediche per motivi economici

La sanità delle Marche è stata al centro di un convegno-dibattito che si è tenuto stamane all'Auditorium Montessori della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche. Al termine i sindacati, promotori dell'iniziativa, hanno presidiato davanti agli Ospedali Riuniti per tenere viva l'attenzione sulle criticità non ancora risolte

ANCONA – Prevenzione, partecipazione e programmazione. Sono questi i nodi critici della sanità regionale evidenziati da Cgil, Cisl e Uil, nel corso di un incontro che si è tenuto stamane presso l’Auditorium Montessori della Facoltà di Medicina e Chirurgia, dell’Università Politecnica delle Marche.

Un momento del convegno

L’iniziativa intitolata “Salute, bene comune. 1978-2018: 40 anni dalla nascita del Servizio sanitario nazionale” è stata promossa da Cgil, Cisl e Uil, e presieduta da Sauro Rossi, segretario generale Cisl Marche.  Presente l’onorevole Rosy Bindi, ex ministro della Sanità, Graziano Fioretti, segretario generale Uil Marche, Claudio Maria Maffei, del Blog Marche Sanità e Rossana Dettori, segretaria nazionale Cgil.

Ad un anno dall’avvio della vertenza regionale sulla situazione della sanità nelle Marche, le tre sigle sindacali sono tronate alla carica per sollecitare la Regione sui nodi critici ancora irrisolti.

La platea

Numerose le questioni sul tavolo, sulle quali le RSU hanno chiesto un intervento, fra queste il rafforzamento dei servizi territoriali, l’integrazione socio sanitaria, il potenziamento della prevenzione, lo sviluppo delle Case della Salute, la qualificazione delle cure primarie e intermedie, il potenziamento della rete di emergenza-urgenza e di quella ospedaliera.

Rosy Bindi e Daniela Barbaresi

Altro nodo critico le diseguaglianze sociali che si ripercuotono sulla salute dei marchigiani: «dal rapporto dell’Osservatorio Nazionale Salute 2016 dell’Università Cattolica, è emerso che i marchigiani rinunciano a visite mediche specialistiche, trattamenti terapeutici e odontoiatrici, più del doppio della media nazionaleha spiegato Daniela Barbaresi, segretaria generale della Cgil Marche – un dato preoccupante sul quale bisogna porre la giusta attenzione per difendere e salvaguardare il valore pubblico e universalistico del Sistema Sanitario Nazionale, nonostante siano trascorsi quarantanni dalla sua istituzione».

Una politica sanitaria, quella della Regione Marche, che come spiega la Barbaresi «ha riconvertito i piccoli ospedali in ospedali di comunità, senza contestualmente aver rafforzato i servizi sanitari sul territorio ne la rete dell’emergenza-urgenza. Emblematiche in questo senso le situazioni quali ad esempio quelle di Cagli e Fossombrone, dove si registra una consistente carenza di posti letto».

Altro tema scottante quello delle liste di attesa: «Non si riesce a comprendere come sia possibile non trovare posto per una visita specialistica, se non con lunghi tempi di attesa, mentre prenotando la stessa prestazione a pagamento, nella stessa giornata e con lo stesso professionista, la si riesca a fare in tempi rapidi – sottolinea Daniela Barbaresi – chiediamo alla Regione di confrontarsi su questo tema».

Riorganizzare il pubblico, piuttosto che potenziare il privato, è la sfida lanciata dalle tre sigle sindacali:«due mesi fa la Regione ha ripristinato 140 nuovi posti letto ospedalieri, 100 dei quali li ha destinati al privato, 80 a Pesaro, 20 ad Ancona e gli altri 40 tra Fermo e Macerata, mentre al pubblico ne ha concessi solo 40 – ha precisato la segretaria generale della Cgil Marche – Questo non è sufficiente a fermare la mobilità passiva, servono azioni più concrete e soprattutto una politica che preveda una programmazione a partire dal nuovo Piano Socio Sanitario Regionale. Per troppi anni abbiamo assistito alla continua emanazione di delibere senza un quadro di programmazione che ne chiarisca priorità e finalità complessive. Essenziale in questo senso sarà il coinvolgimento del territorio, dei sindaci, del consiglio regionale e delle sigle sindacali». 

Fondamentale ripensare al ruolo della sanità privata che “copre” in media il 16,7% dei posti letto ospedalieri. Un livello che sale al 59,1% nel settore della post acuzie. Su questo punto i sindacati hanno ribadito la necessità di una maggiore integrazione con il sistema pubblico piuttosto che “concorrere apertamente nei suoi confronti, sfruttando condizioni di maggior favore dovute in  parte a cornici contrattuali meno tutelanti per il loro personale”, come hanno scritto in una nota. Una presenza, quella dei privati, che sta diventando sempre più consistente nelle Marche e sulla quale i sindacati sono intervenuti più volte.

L’ex ministro della sanità Rosy Bindi

Molto interessante l’intervento dell’ex ministro della sanità Rosy Bindi, che ha ripercorso l’importanza storica della Legge 833 del 78 nel sancire «il diritto della salute come fondamentale per tutti i cittadini». A proposito dei 40 anni del Servizio Sanitario Nazionale, la Bindi ha sottolineato che «sono anni lunghi e, il Servizio sanitario, come tutti gli organismi, può aver subito alcune problematiche, legate all’entità delle risorse a disposizione, ma le scelte operate in quel periodo sono ancora valide ed è giusto rinnovarle. Le criticità di oggi, tra l’altro, sono del sistema Italia e non tanto del servizio sanitario».

«È necessario restituire concretezza allo spirito della Legge 833, anche per questo insieme a Cisl e Uil abbiamo avviato una indagine per capire come i marchigiani valutino il Sistema Sanitario Regionale», ha concluso la Barbaresi. Un questionario anonimo che in poco tempo ha già raccolto 3000 adesioni e che è disponibile online sui siti regionali delle tre sigle sindacali (Cgil, Cisl e Uil).

L’intervento di Rossana Dettori si è focalizzato invece sulla necessità di garantire una partecipazione democratica e un confronto con la Regione sul tema sanità. Un tema sul quale le RSU hanno in previsione alcune mobilitazioni, una delle quali si è tenuta proprio a conclusione del dibattito, davanti alla sede degli Ospedali Riuniti di Ancona, per manifestare il disagio dei cittadini marchigiani sulle questioni legate alla salute.  

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