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Sapore di Salento, non solo taranta. I Kalàscima all’AdMed di Ancona: «Cantiamo l’inclusione, il mare ci rende uguali»

I Kalàscima si presentano come una delle innovazioni all’interno del panorama della world music italiana. Questa sera il concerto al Festival Adriatico Mediterraneo di Ancona

Kalascima

ANCONA – Sul palco dell’AdMed, tra poche ore (31 agosto, ore 21.15), alla Corte della Mole Vanvitelliana, saliranno i Kalàscima, gruppo salentino che vanta collaborazioni, giusto per dire un nome, con il maestro Ludovico Einaudi. Un gruppo musicale originario del Salento, che vive di mare e di vento e che è stata capace – nel nome Kalàscima – di inventare uno yin e uno yang salentino.

La band, che vanta diversi anni di esperienza, è formata da sei elementi:  Luca Buccarella (organetto e voce), Massimiliano De Marco (corde e voce), Michele D’Elia (batteria e gestione dell’elettronica live), Giovanni Chirico (sassofono baritono e voce), Carlo Massarelli (fiati popolari e voce) e Federico Laganà (tamburi a cornice e voce).

I Kalàscima si presentano come una delle innovazioni all’interno del panorama della world music italiana. Partendo dalla tradizionale taranta, reinventano la tradizione con un mix di elettronica, beat lisergici, melodie originali e atmosfere folk. Da segnalare le loro partecipazioni a numerosi festival internazionali e per Ponderosa Music & Art, per cui hanno pubblicato Psychedelic Trance Tarantella nel 2015 che è valsa loro la candidatura al Premio Tenco.

Ma cosa significa Kalàscima? Si tratta di una parola che abbiamo inventato noi – spiega Federico – L’abbiamo composta usando due parole in griko (e non greco, ndr). Un particolare dialetto molto antico che si sta cercando di recuperare e che viene parlato in una decina di comuni nel cuore del Salento, in un anello che si chiama grecìa salentina».

E ancora: «Non è una evoluzione del latino, ma del greco antico – illustra Federico – è un idioma nato in seguito alle dominazioni greche. In griko kalos significa bello, buono (con accezione positiva), mentre ascimu significa brutto, negativo, cupo. Insomma, abbiamo creato lo yin e lo yang, il bene e il male, ma in griko, nella nostra matrice salentina».

È la prima volta, per voi, al festival Adriatico Mediterraneo?

«Sì, è la nostra prima volta e finalmente scopriamo questo nuovo festival di cui però avevamo già sentito parlare, perché è una kermesse davvero molto nota in Italia».

Voi salirete sul palco di Ancona il 31 agosto. Conoscevate già la città?

«Il mio legame personale con la città è flebile. Cioè, ci siamo passati tutti quanti da Ancona, ma solo di sfuggita. Poi, in realtà, noi andiamo nei luoghi per suonare, quindi arriviamo in un posto, lo tocchiamo, ci rimbalziamo e andiamo via. Ma questa spero sia l’occasione per entrare in profondità nelle trame della città, per approfondire storia, cultura e persone della città e creare un legame forte con il capoluogo».

Siete in 6: lei, Federico, è la voce?

«Guardi, siamo sei performer. Noi cerchiamo di mantenere vivi alcuni codici legati alle tradizioni non solo italiane, ma del sud del mondo. E uno dei codici fondamentali del nostro territorio è il canto polivocale».

Spieghi…

«Kalàscima ha cambiato nel tempo diversi membri nel gruppo e fin dalle origini ha fatto cantare tutte le persone che hanno fatto parte del nostro viaggio. Ognuno di noi canta, ma in modo molto diverso, il gruppo è eterogeno. C’è chi canta in modo tradizionale come Massimiliano De Marco e Luca Buccarella e chi, al contrario, ha un approccio più moderno e ˊrappaˊ cercando di filtrare la voce attraverso sintetizzatori o altro. Ma tutti insieme creiamo una pasta originale».

Di dove siete?

«Pugliesi, originari del Capo di Leuca».

E quindi se dico salento…

«Dice casa. Noi siamo salentini. Poi, c’è Carlo Massarelli che è di Taranto e Giovanni Chirico di Brindisi».

Mi racconti del mare. Il vostro mare, che è anche il nostro. Che poi è quello di AdMed…

«Il mare per noi è fondamentale, noi siamo quasi un’isola. La popolazione vive in simbiosi col mare e in particolare il popolo del Salento è tradizionalmente un popolo di pescatori. Viviamo costantemente condizionati dal mare».

Cosa intende?

«Le faccio un esempio: se c’è una giornata di scirocco, noi viviamo per il 95% di umidità, respiriamo il mare e lo mettiamo in musica. Nel disco precedente, c’è un brano che si chiama “Due mari”, perché a Santa Maria di Leuca si incontrano lo Ionio e l’Adriatico. Insomma, è bello dare valore a questo concetto, al fatto di non avere quasi scampo. Se ci pensa, non possiamo scappare, abbiamo il mare ovunque, e abbiamo deciso di impreziosire il brano con una collaborazione del maestro Ludovico Einaudi».

Il compositore di Nuvole Bianche, Una mattina e tante altre…

«Esatto».

E poi?

«E poi c’è ˈMediterraneo expressˈ, una delle ultime composizioni, attraverso cui vorremmo far passare messaggi importanti della nostra musica».

Vada avanti…

«È un brano che vede la collaborazione dei Sud Sound System, Alessia Tondo & Nabil Bey (Radiodervish)».

C’entra qualcosa il treno Orient Express?

«Eh, certo. Come l’Orient Express buca confini senza farsi alcun problema, oggi il modo di attraversare i confini che noi vediamo quotidianamente è quello di affrontare il Mediterraneo. Nel brano, parliamo dei suoni che superano il confine, si superano le barriere e si attraversa il mare per rinascere».

Parlate di suoni, ma anche di persone. Non è vero?

È proprio così. Persone che vengono non per ferire, ma per rinascere. Sa a cosa teniamo molto?».

A cosa?

«Alla lotta alla discriminazione: noi ci rendiamo conto di riconoscerci in ciò che arriva, non dobbiamo creare distanze. Noi ci riconosciamo in ciò che c’è al di là del mare: Libano, Grecia, Marocco. La nostra è una terra crocevia di culture e popoli, siamo sempre stati una terra dell’accoglienza e facciamo di questo un baluardo da ricordare in ogni concerto. Cantiamo il mare e l’inclusione. Balliamo l’uguaglianza e la non discriminazione. Sono temi fondamentali nella nostra produzione».

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