Ancona-Osimo

«Fu una rosa dei venti nazionali a portare il cambiamento, non fu solo dal Nord». 75 anni fa nasceva la Repubblica italiana

Oggi, 2 giugno, ricorre la Festa della Repubblica italiana, celebrata in sei volumi da un progetto di ricerca promosso da Sissco. Ecco le parole del professor Carotenuto, che sfata alcuni pensieri consolidati sul referendum istituzionale del 1946

Il Tricolore, la bandiera italiana
Il Tricolore, la bandiera italiana

75 anni fa un referendum istituzionale cambiò per sempre le sorti dell’Italia: era il 2 giugno del 1946 quando gli italiani furono chiamati al voto. Per la prima volta le elezioni nazionali si tennero a suffragio universale e anche le donne poterono esprimere la propria preferenza. Con il 54,3 per cento fu la Repubblica a prevalere sulla Monarchia (45,7). E per il Paese iniziò una storia completamente nuova.

In occasione della celebrazione odierna, l’Istituto Storico di Macerata ha proposto di recente un interessante e partecipato convegno online dal titolo “2 giugno. Nascita, storie e memoria della Repubblica”. Un evento che ha ripreso il nome dei sei volumi, a cura di Maurizio Ridolfi (editore Viella), cui hanno collaborato storici e accademici (nell’ambito di un progetto triennale di ricerca promosso dalla Società Italiana per lo studio della Storia Contemporanea (Sissco) e patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri), dove sono stati analizzati i contesti geografici, politici e sociali, i periodi, le dinamiche e i dettagli che portarono alla costituzione della Repubblica.

Utilizzando delle cartine e mappe inedite, che osservano con dei focus come si è votato al referendum del ’46 nelle aree interne o nelle città, oppure affrontando minuziosamente le tematiche del voto delle donne e tante altre situazioni che, in passato, erano state toccate soltanto marginalmente, si è arrivati a mettere in discussione un paradigma consolidato per lungo tempo delle «due Italie»: nord voto compatto per la Repubblica, sud per confermare la Monarchia. Non fu così.

I motivi li ha raccontati Gennaro Carotenuto, professore di Storia Contemporanea dell’Università di Macerata (presente al webinar), tra coloro che hanno contribuito alla stesura dei saggi e che abbiamo ascoltato per la celebrazione odierna. «La Repubblica non l’ha portata soltanto il vento del nord, ma una rosa dei venti italiani. Espressione che abbiamo citato spesso. Ovvero le cittadine e i cittadini italiani, a seconda della loro soggettività, dunque a prescindere dal contesto in cui si trovavano, hanno scelto legittimamente se votare per la Monarchia o la Repubblica». Che tradotto: fu una decisione trasversale.

«Posso portare alcuni esempi – continua Carotenuto -. La narrazione nazionale, nel corso degli anni, ha utilizzato il referendum del 2 giugno argomentando che il nord volesse la Repubblica, mentre il sud fosse orientato per la Monarchia. Attribuendo quasi un valore preminente al Settentrione e viceversa una considerazione negativa al Meridione. Non funziona più. Anche perché dagli approcci che abbiamo avuto con la ricerca, studiando in maniera dettagliata ogni singola area, come fossimo in possesso di uno zoom fotografico, si è evidenziato che nel Mezzogiorno ci furono zone in cui si votò in maniera netta per la Repubblica. Lo abbiamo potuto asserire analizzando Province e Comuni: molte, nel centro-sud, furono a favore di un assetto repubblicano, come pezzi dell’Abruzzo, il foggiano, il cosentino, il trapanese, il ragusano, il sud della Sardegna; dall’altro lato una metà dei voti per la Monarchia arrivò del nord. Ma ognuno scelse liberamente e, mi ripeto, legittimamente, cosa votare».

O ancora: «Penso anche al voto delle donne, che secondo alcuni paradigmi radicati avrebbero votato Monarchia mentre gli uomini Repubblica: non è vero – specifica -. Cito i saggi di Patrizia Gabrielli e Domenica La Banca (contenuti nei volumi di cui sopra): esse votarono in maniera soggettiva e libera».

Per questo la ricerca ha portato a dire che la Repubblica è arrivata grazie ad una rosa dei venti. «Non solo. Anche se in Italia il quasi 46 per cento delle persone ha votato per la Monarchia, la Repubblica è piaciuta a tutti e si è ben presto consolidata. E nonostante qualche tentativo iniziale del legittimismo monarchico di metterla in crisi, nonostante la Guerra Fredda o le ideologie estremiste, non fu mai messa in serio pericolo».

In chiusura Carotenuto fa una riflessione di carattere generale: «La conoscenza della storia contemporanea è una sorta di educazione civica della nazione e della cittadinanza – conclude -. Vedere in particolare i fondamenti della nascita del regime democratico, e quindi della Repubblica, permette di dare valore alla parte positiva del nostro vivere civile come italiani. Talvolta si tende a fornire una visione pessimista e divisiva dei processi di fondazione del regime democratico, che vengono raccontati in maniera negativa dalla storia nazionale. Mentre invece con la nascita della Repubblica vi è una sorta di trionfo della ragione».

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