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Rincari energetici e guerra: schizza il prezzo del grano. Gardoni, Coldiretti: «Guardiamo all’autosufficienza energetica»

Crisi del grano e rincari energetici. La presidente di Coldiretti Bio lancia la sfida green: «Pannelli fotovoltaici e catena del biometano»

Maria Letizia Gardoni, presidente Coldiretti Marche (Foto: Coldiretti)

ANCONA – Aziende agricole strette nella morsa degli aumenti dei costi di produzione. Da una parte i rincari energetici che impattano sulla produzione. Dall’altra il conflitto in Ucraina che taglia buona parte dell’importazione di grano in Italia e fa schizzare il prezzo dei competitor. Uno scenario da tempesta perfetta che stritola le imprese del settore agroalimentare e finisce per colpire anche il consumatore finale. «Stiamo vivendo con grande angoscia questo momento – afferma Maria Letizia Gardoni, imprenditrice agricola e presidente Coldiretti Bio – è a rischio la tenuta delle aziende».

Nel vostro settore quali sono le aziende più a rischio?
«In questo momento stanno soffrendo particolarmente gli allevamenti del segmento zootecnico, ma anche il florovivaismo è in forte difficoltà. Le serre riscaldate hanno bisogno di un approvvigionamento energetico importante ed è difficile far portare i bilanci. Poi ci sono anche altri settori in crisi».

Ovvero?
«Penso all’ittica, ad esempio. Ci sono molti pescherecci che preferiscono rimanere in banchina piuttosto che andare in mare. Oppure il settore degli imballaggi e del packaging. Per non parlare di quello della trasformazione alimentare». 

Anche il costo di frutta e ortaggi è aumentato considerevolmente. Come mai?
«Perchè sono aumentati i costi di produzione dei mezzi tecnici, ovvero concimi e fertilizzanti che servono per la gestione e la crescita delle nostre agricolture. Inn questa fase di concimazione, con il grano in fase di crescita, le aziende agricole acquistano mezzi tecnici con rincari di oltre il 170%. E potrebbero aumentare ancora». 

Ecco il problema del grano: con la guerra in Ucraina che cosa si sta verificando?
«L’Italia è uno dei Paesi a forte importazione di grano. E questo perché i nostri produttori di grano non hanno strutture adeguate che possano permettere di fare grossi stoccaggi. Quindi, una volta raccolto, il grano viene subito venduto. Ma allo stesso tempo le nostre aziende di trasformazione alimentare, in particolare i produttori di pasta, ne hanno bisogno in gran quantità tutto l’anno».

Quindi che succede?
«Succede che in uno scenario di guerra come questo, soprattutto in un Paese che è un grosso esportatore di grano, tutti gli altri competitor alzano i prezzi. E quindi le nostre imprese sono costrette a fare approvvigionamenti a costi esorbitanti. Oggi fare un chilo di pasta costa molto di più all’azienda produttrice, e quindi anche al consumatore finale».

Soluzioni a breve termine?
«Come Coldiretti stiamo cercando di far sbloccare tutte le risorse possibili destinate al reparto agricolo per dare liquidità alle imprese. Dopodiché c’è tutta l’altra partita legata al tema dell’autosufficienza energetica, ma ha tempi di realizzazione molto più lunghi».

Che cosa si può fare su questo versante?
«Da molto tempo stiamo discutendo sulla possibilità di utilizzare le strutture aziendali dei nostri agricoltori per l’installazione di pannelli fotovoltaici. E con i residui organici potremmo alimentare la catena del biometano. Ovviamente servono progettazioni ed investimenti, perciò i tempi di realizzazione si allungano. Ma intanto sarebbe opportuno capire se il nostro Paese voglia o meno intraprendere la via dell’autosufficienza energetica».

Sul tema della solidarietà, invece, avete dato vita alla campagna Una Spesa Sospesa, di che si tratta?
«È la filiera della solidarietà che stiamo aprendo con la rete dei mercati di Campagna Amica. Semplicemente si può andare in uno dei nostri punti Campagna Amica e donare una spesa che verrà inviata nelle zone di guerra. Un’iniziativa che ci è sembrata necessaria per aiutare il popolo ucraino in questo momento di forte bisogno». 

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