Ancona-Osimo

Report della polizia postale: pandemia e lockdown portano a un’impennata della criminalità online

L'isolamento e l'utilizzo maggiore della rete hanno determinato un incremento dei reati. Le condotte delittuose hanno registrato un incremento del 110%. Anche nelle Marche. Tutti i numeri del 2020

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

ANCONA – Il lockdown ha aumentato le aggressioni della cyber-criminalità, tutti quei reati che vengono commessi con l’utilizzo della rete. È quanto emerge dal resoconto dell’attività 2020 della polizia postale che ha visto crescere l’attività svolta proprio per un maggiore utilizzo, da parte della popolazione confinata a rimanere nelle quattro mura domestiche, di internet e delle tecnologie ad esso associate. Dall’analisi dell’anno appena concluso risulta che le condotte delittuose hanno registrato un incremento di circa il 110% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e riguardano i reati relativi allo sfruttamento sessuale dei minori e dell’adescamento di minori online che ha visto, in tutta Italia, seguire 69 arresti e denunciare 1.192 persone.

Tra le 14 indagini più significative avviate dal Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale nell’ambito dei reati di sfruttamento sessuale dei minori, che ha coinvolto, purtroppo, anche autori marchigiani, si segnalano l’operazione “Luna Park” partita da Milano, che ha identificato 432 utenti che condividevano su applicazioni di messaggistica istantanea foto e video pedopornografici, anche di neonati. Uno era della provincia di Ancona. Dei 159 gruppi individuati, 16 erano delle vere e proprie associazioni per delinquere, composte da promotori, organizzatori e partecipi, con ruoli e compiti ben definiti. Sono 81 gli italiani identificati e 351 gli utenti stranieri coinvolti nell’indagine, alcuni dei quali tratti in arresto nei loro Paesi di origine.

Con l’operazione “Pay to see” ci sono state due perquisizioni anche in provincia di Macerata e Fermo. Una indagine scaturita dalla denuncia di un genitore che aveva rinvenuto sul cellulare della figlia una chat contenente un vero e proprio listino prezzi per prestazioni di natura sessuale online, con tariffe differenziate a seconda delle richieste. Un esempio: sexchat di 45 minuti in cui la ragazzina faceva da schiava costava 30 euro. L’indagine era partita dalla postale di Bari e Foggia.

Nelle Marche sono stati trattati 106 casi di reati con vittime minorenni (pedopornografia, fenomeni di cyberbullismo e istigazioni a compiere atti di autolesionismo). Effettuate 26 perquisizioni, denunciate 25 persone. Effettuate 39 analisi informatiche per reati inerenti la pedopornografia.

Sempre più la dimensione extra-nazionale della criminalità predatoria contro i minori si evidenzia anche in territorio marchigiano.

Nel corso del 2020 sono state “attenzionate” e sviluppate circa 30 segnalazioni provenienti da organismi extra-governativi e da organismi di cooperazione internazionale (europei ed extraeuropei). Ciò ha permesso di individuare community con iscritti anche nel nostro territorio e predatori seriali, la cui vicenda e le cui attitudini criminali in materia di pedopornografia sono state analiticamente ricostruite e analizzate.

Sono stati 35 gli interventi da parte degli uffici della polizia postale dislocati su tutto il territorio nazionale finalizzati alla prevenzione di intenti suicidari da parte di utenti dei social network, anche grazie alle segnalazioni pervenute al commissariato di polizia online di cui 6 in territorio marchigiano. Nella regione sono stati trattati 129 casi di reati contro la persona (diffamazioni, ingiurie, molestie, minacce, sex-estortion), effettuate 6 perquisizioni, denunciate 34 persone, arrestata 1 persona (provincia di Pesaro-Urbino), 319 casi trattati di truffe online, 163 persone denunciate, 220 spazi virtuali sequestrati, 637.891 importi sottratti. Per le truffe al venditore o al bancomat: 32 casi trattati, 21 persone denunciate, 58.151 importi sottratti.

La polizia postale di Ancona e il servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma, al termine di un’articolata attività investigativa coordinata dalla Procura dorica, hanno sgominato un sodalizio criminale dedito alla consumazione di truffe ad aziende italiane del centro/nord (operazione “fake travels”). Tali aziende, operanti in vari settori merceologici, venivano attirate dalla possibilità, poi risultata falsa, di concludere lucrosi affari con industrie americane. Denunciati 4 italiani, di cui due residenti all’estero, responsabili di una movimentazione fraudolenta di denaro per centinaia di migliaia di euro e di dollari che poi venivano trasferiti su conti svizzeri e statunitensi. Personale del compartimento di Ancona individuava e denunciava all’autorità giudiziaria due soggetti dediti alla vendita, attraverso siti truffaldini, di dispositivi anticovid a prezzi concorrenziali, presidi mai spediti né tanto meno consegnati agli acquirenti. Denunciata una persona residente in territorio marchigiano perché istigava al non rispetto delle norme anticovid e pubblicizzava e commercializzava su internet prodotti asseritamente in grado di proteggere dagli influssi del virus e delle radiazioni dovute al sistema di comunicazione 5G.

Tra le attività di polizia giudiziaria più significative si segnala l’operazione “data room”, la prima operazione su larga scala volta alla tutela di dati personali trafugati, culminata con l’esecuzione, effettuata con l’ausilio di personale dei Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, Napoli, Perugia ed Ancona, a 13 ordinanze di custodia cautelare e 7 ordinanze che dispongono l’obbligo di dimora nel comune di residenza ed il divieto di esercitare imprese o ricoprire incarichi direttivi in imprese e persone giuridiche.
Al vertice del sistema due dipendenti infedeli di TIM S.p.A., oltre ai responsabili di alcune società che offrono servizi di call center, avevano messo i piedi una complessa ed articolata attività criminale finalizzata al commercio illecito dei dati personali di centinaia di migliaia di utenti di società operanti nella fornitura di servizi essenziali, nel settore telecomunicazioni ed energia.
I 26 indagati complessivi, tutti destinatari di provvedimenti di perquisizione locale e personale, sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di accesso abusivo a sistema informatico, detenzione abusiva e diffusione di codici di accesso, riguardando le condotte sistemi di pubblico interesse, e della violazione della legge sulla privacy.

Le estrazioni dei dati dai database dei fornitori dei servizi, per come verificato nel corso delle indagini, venivano sistematicamente portate avanti con un volume medio di centinaia di migliaia di record al mese, che gli indagati modulavano a seconda della illecita “domanda” di mercato.

Nel corso delle attività, svolte grazie alla collaborazione di TIM S.p.A. ed all’importante apporto della struttura di sicurezza aziendale dell’azienda, è venuto alla luce un complesso “sistema” che vedeva, da un lato una serie di tecnici infedeli procacciare i dati, dall’altro una vera e propria rete commerciale che ruotava attorno alla figura di un imprenditore campano, acquirente della preziosa “merce”, che poi veniva poi piazzata sul mercato dei call center, 13 sono quelli già individuati nella prima fase delle indagini, tutti in area campana, ed oggetto di altrettante attività di perquisizione.

Operazioni del trading online

Tra il 2019 e il 2020 nella Regione Marche sono stati trattati, dalla sola Polizia Postale e delle Comunicazioni, oltre 75 casi (Forex – casi trattati) per un valore complessivo di 2.350.000 euro (importi sottratti).
Purtroppo, a causa della extraterritorialità e della velocità di spostamento delle somme (tutte confluite all’estero), una minima parte degli importi è stata recuperata.
Individuati due truffatori seriali sedenti all’estero.

Il Compartimento Polizia Postale e Comunicazioni delle Marche, congiuntamente alle Digos provinciali e con il coordinamento della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, ha svolto proficua e costante attività di prevenzione monitorando quotidianamente oltre 50 spazi virtuali “attenzionando” soggetti di volta in volta ritenuti di interesse preventivo sotto l’aspetto delle attività xenofobe/razziste, antagoniste, di estrema destra e di terrorismo internazionale, monitoraggi svolti anche in lingua inglese dal personale del Compartimento e in lingua araba, mediante l’ausilio di un mediatore linguistico.

Anche nel nostro territorio la grave emergenza socio-sanitaria, accompagnata dalle restrizioni introdotte dai decreti governativi per contrastare la diffusione del virus Covid-19, ha determinato una rilevante attività di monitoraggio dei canali e gruppi all’interno delle varie piattaforme di comunicazione online, sulle quali sono stati pubblicati numerosissimi commenti in cui emergeva la volontà di reagire alle decisioni governative attraverso vere e proprie azioni di piazza, anche violente.

Ed invero, tra le fattispecie illecite che hanno fatto registrare un considerevole incremento (come, ad esempio, accaparramento, falsificazione e sciacallaggio economico relativo ai presidi sanitari finalizzati al contenimento del contagio del covid-19, ovvero l’intensificazione di attacchi informatici, soprattutto di tipo ransomware, nei confronti delle infrastrutture critiche ed, in particolare, delle strutture sanitarie pubbliche e private) è stata riscontrata da questa specialità un notevole aumento dei seguenti fenomeni on line:

diffusione di fake news (notizie destituite di fondamento relative a fatti od argomenti di pubblico interesse, elaborate al solo fine di condizionare l’opinione pubblica, orientandone tendenziosamente il pensiero e le scelte) con le quali vengono prospettati rimedi fraudolenti per il contenimento del contagio, nonché vere e proprie “teorie del complotto” volte a destabilizzare l’ordine democratico ed indirizzare i sentimenti di rabbia nei confronti di determinate “categorie sociali”;

creazione di discussioni all’interno di piattaforme di comunicazione online nell’ambito delle quali si cercano strategie di protesta e contrasto, anche violento, alle disposizioni in materia di contenimento dell’emergenza covid.

Durante il lockdown tramite diverse piattaforme di videoconferenza sono stati incontrati circa 1.000 studenti, 200 insegnanti, 150 genitori.

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