Ancona-Osimo

Ragazzo gay di San Benedetto aggredito sul bus, Arcigay Ancona: «Fenomeni in aumento, colpa della politica»

Parla il segretario generale di Arcigay Ancona: «Nelle metropoli, è più facile trovare l’omofobo che ti insulta. Ma oggi più che mai succede pure nei nostri territori. Sta diventando più sistemico che mai»

Un momento della manifestazione

ANCONA – Aggressione omofoba sul bus a Bologna: coinvolto anche un ragazzo omosessuale di San Benedetto del Tronto. Arriva la condanna di Arcigay Comunitas Ancona. A parlare è il segretario generale, Matteo Marchegiani.

«Quel gesto è da condannare senza se e senza ma. Purtroppo – spiega – assistiamo a un aumento del numero di aggressioni sia fisiche sia verbali. Questo accade – riflette – perché stiamo vivendo un clima politico che in qualche maniera concede la libertà di poter discriminare e parlare a qualsiasi persona anche nel modo più barbaro».

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Secondo lui, «il clima politico che viviamo non parla apertamente di quanto queste azioni siano negative e se la politica non condanna simili gesti, beh, finisce in qualche modo per legittimarli. E questo ci preoccupa. Il caso di questi ragazzi non è un caso isolato, ce ne sono tanti, vedi il caso di Pesaro, nelle Marche, o dei ragazzi aggrediti a Parma».

Matteo Marchegiani, Arcigay Comunitas Ancona (Immagine di repertorio)

Un problema che, per Marchegiani, è anche in provincia, non più solo nelle grandi città: «Nelle metropoli è più facile trovare l’omofobo che ti insulta. Ma oggi più che mai succede pure nei nostri territori. Sta diventando più sistemico che mai anche da noi. Il nostro centro adesso più che mai ha bisogno di proseguire nella sua azione, perché nel corso dell’anno di progetto – nel 2022 – abbiamo avuto una sessantina di accessi al Rainbow hab».

«I casi che abbiamo gestito erano non discriminazioni violente e dirette, ma una sorta di emarginazione in famiglia (come in altri luoghi), di violenza sistemica psicologica. Il servizio più richiesto è quello di supporto psicologico, tantissimi dei 60 accessi sono di supporto psicologico».

«E di questi 60 accessi una ventina riguardava persone transgender che chiedevano supporto nell’accesso al percorso di transizione. Questo è indicativo del fatto che oltre a noi associazioni che cerchiamo di fare il possibile, anche le istituzioni dovrebbero aiutarci dando la possibilità di accedere al percorso che si desidera».

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