Ancona-Osimo

Corsa al Quirinale, dal centrosinistra è no all’ipotesi Berlusconi

A sei giorni dal voto il centrosinistra è categorico nel dire no all'ipotesi del leader di Forza Italia come successore di Mattarella. Ecco il parere dei politici marchigiani

Il palazzo del Quirinale

ANCONA – La politica nazionale è in fermento per l’elezione del nuovo capo dello Stato. Il 3 febbraio scadono infatti i sette anni di mandato di Sergio Mattarella da presidente della Repubblica, in carica dal 3 febbraio 2015 quando pronunciò il suo giuramento davanti al Parlamento.

Tre i cosiddetti “grandi elettori” che dalle Marche partiranno alla volta di Roma per il rinnovo del vertice dello Stato (ogni consiglio regionale elegge tre delegati, eccetto la Valle d’Aosta che ne elegge uno solo): il presidente regionale Francesco Acquaroli, il presidente del Consiglio regionale Dino Latini e il capogruppo consiliare del Pd Maurizio Mangialardi (tutti eletti nel corso dell’ultima seduta del Consiglio regionale).

Oltre ai delegati delle Regioni, il presidente della Repubblica viene eletto dai componenti di Camera e Senato, inclusi i senatori a vita, in seno al Parlamento riunito in seduta comune. Mentre gli occhi sono tutti puntati sulla corsa al Quirinale, continua a muoversi lo scacchiere della politica ed è toto nomi.

Tra quelli emersi fin qui, da capire quali sono quelli reali e quali fungono da “paravento” per il cosiddetto piano B, ci sono Silvio Berlusconi (Forza Italia), ma sono stati ventilati anche il nome di Mario Draghi (attuale premier), Giuliano Amato (ex presidente del Consiglio dei ministri), Pierferdinando Casini (ex presidente della Camera) e Marta Cartabia (ministro della Giustizia).

Ma che ne pensano i politici marchigiani a sei giorni dal voto (fissato per il 24 gennaio)? Dal mondo di centrosinistra emerge subito un corale no a Berlusconi. A fare subito un distinguo è il capogruppo consiliare del Pd Maurizio Mangialardi che a chiare lettere dice no all’ipotesi Berlusconi. Secondo il dem, «il segretario Letta è stato molto chiaro» al paese serve «un vero e proprio garante del futuro delle nuove generazioni».

Una figura che «non può corrispondere a quella di Silvio Berlusconi, uomo politico ultra divisivo e radicalmente di parte, sia in Italia che in Europa, ma soprattutto lontanissimo dalle attitudini richieste alla figura del Capo dello Stato, come dimostra chiaramente la sua storia politica. Storia che Berlusconi, peraltro, non ha mai rinnegato. Piuttosto sorprende che oggi il suo nome riesca a compattare l’intero centrodestra, portando ancora una volta a identificarsi nella sua persona partiti come la Lega e Fratelli d’Italia. Fatto che la dice lunga sullo spessore e la qualità di leader come Matteo Salvini e Giorgia Meloni che però, in effetti, di Berlusconi è stata anche ministra, sposando in pieno le sue politiche».

Maurizio Mangialardi, capogruppo consiliare Pd

«Che il centrodestra per un triviale sentimento di rivincita si stia adoperando attivamente per concretizzare questa ipotesi, ricercando consensi anche nel sottobosco dei bassi interessi personali presenti nel corposo gruppo misto, è un fatto che preoccupa molti cittadini – spiega – . È quanto ho avuto modo di appurare in questi giorni, nei vari incontri che sto svolgendo al fine di raccogliere idee e riflessioni che mi impegno a portare in discussione nella delegazione parlamentare del Pd che deciderà la linea da tenere. Ma di una cosa possiamo essere certi fin da ora: il Partito Democratico – conclude – sarà determinato a ricercare una soluzione per un profilo adeguato, in sintonia con gli interessi dell’Italia, come lo è stato fino a oggi il presidente Mattarella e, prima di lui, presidenti come Giorgio Napolitano e Carlo Azeglio Ciampi. Va da sé, dunque, che quella di Berlusconi è per noi una candidatura irricevibile».

Mauro Coltorti, presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato

Il senatore del Movimento 5 Stelle Mauro Coltorti non si spinge apertamente sul terreno dei nomi ed afferma che «l’elezione del presidente della Repubblica è una occasione importante che dovrebbe garantire di nominare la persona più idonea a ricoprire la carica più alta del paese. È evidente che il candidato deve avere elevata esperienza, alto profilo istituzionale e deve garantire di essere super partes e cioè di non “parteggiare” per un singolo gruppo politico. Dovrebbe dunque avere un curriculum immacolato e prestigioso perché rappresenterà il Paese e tutti noi. Mi sembra con queste parole di non poter condividere la candidatura fatta dai leader della destra ed anzi credo che costituisca una grave macchia all’onorabilità del parlamento. Credo che la candidatura di un pluripregiudicato già incappato più volte nella rete della giustizia e con processi ancora pendenti, anche se fatta solamente come tattica pre-elettorale come io spero, sia un grave schiaffo alla nostra democrazia».

Fabio Urbinati, coordinatore regionale di Italia Viva

Per il coordinatore regionale di Italia Viva, Fabio Urbinati «come sempre si deciderà all’ultimo voto». Secondo l’ex consigliere regionale del partito renziano, «Draghi è in vantaggio».

Da sinistra Scotto e Montesi

Il coordinatore regionale di Articolo Uno Massimo Montesi sostiene che «non c è nessuna maggioranza numerica prevalente, né di centrosinistra né di destra. Al Paese servirebbe non spaccare il Parlamento. Le candidature emerse, a partire da quella di Berlusconi, sono semplicemente una provocazione e nemmeno da considerare. Serve una figura alta, che sia garante della Costituzione, rappresentativa del Paese e condivisa».

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