Ancona-Osimo

Ancona, i professionisti dei beni culturali alzano la voce: «Il nostro è lavoro, non è tempo libero»

Rappresentanti di cultura, spettacolo e anche sport e associazionismo hanno manifestato contro la scarsa considerazione per la loro categoria negli ultimi Dpcm

Manifcop
I presenti alla manifestazione di questa mattina

ANCONA – I professionisti dei beni culturali, riuniti sotto la sigla “Mi riconosci?”, hanno fatto sentire la loro voce a livello nazionale. Anche Ancona è stata interessata dall’iniziativa con un sit-in che si è svolto questa mattina (16 dicembre) in piazza del Plebiscito. Erano presenti i rappresentanti del Cam (Coordinamento Artisti Scena Marchigiana), del Quam Pulchra Es di Macerata, i lavoratori dello spettacolo, della cultura, dei musei, dello sport e dell’associazionismo che, al grido «Non è tempo libero», hanno chiesto maggiore attenzione per i loro diritti da parte del Governo.

Emanuela Tarsi di “Mi Riconosci?”

Le attività in questione sono state tra le prime a chiudere e vedono molto poco roseo il loro futuro. La speranza è quella di ritagliarsi spazio all’interno del dibattito nazionale per meglio affrontare i prossimi mesi. La referente nazionale per le Marche dell’intero movimento “Mi riconosci?” Emanuela Tarsi (professione restauratrice) ha spiegato i tratti salienti dell’agitazione: «Non siamo stati neanche nominati nell’ultimo Dpcm e pretendiamo il giusto riconoscimento per il nostro lavoro. Siamo professionisti, non facciamo tempo libero e vogliamo spazi e risorse. A testimonianza di questo segnalo che tra noi sono presenti anche gli operatori dello sport e dello spettacolo. In situazioni normali questo era il periodo migliore per noi, per tornare a lavorare ci eravamo adeguati alle disposizioni mettendo tutto a norma al fine di garantire il distanziamento e il rispetto delle regole. Così non va bene, ma la scarsa considerazione non è solo figlia del Covid, è un discorso generale. Addirittura si sente parlare in questi giorni di Netflix della cultura, ma ci si dimentica che la cultura si fa in presenza. Chiediamo che tutti vengano messi nelle condizioni di poter lavorare».

I simbolici “Lavori in corsa” alla porta del Museo della Città

I ragazzi e le ragazze presenti, una ventina circa nel rispetto delle limitazioni, hanno manifestato in modo simbolico ma immediato. La porta del museo della città di piazza del Papa, ad esempio, è stata tappezzata di volantini e un nastro biancorosso a testimoniare i lavori in corso: «Per noi la situazione è difficile, inutile negarlo – ha confidato Laura Lanari, tra le organizzatrici dell’evento -. Riteniamo che l’apertura fisica sia importante, i luoghi della cultura possono offrire un’occasione di crescita e svolgono la consueta funzione educativa. In questo momento ci sentiamo messi da parte, abbiamo fatto il possibile per essere pronti alla riapertura ma non ce ne è stata data l’occasione. Gli educatori museali, che mi sento di rappresentare, sono tra i maggiormente colpiti in quanto è venuto meno in tutta Italia il rapporto con il pubblico».

La chiosa sulla mattinata, a corollario di tutte le tematiche affrontate, è stata fornita invece da Simona Lisi (danzatrice), coordinatrice del Cam Marche: «Stiamo manifestando per tutti gli spazi della cultura. Senza spazi aperti non possiamo esercitare questa professione ma riscontriamo un grande lavoro di dialogo in questi momenti. A livello nazionale le difficoltà ci sono ma a livello regionale-territoriale qualcosa si muove ed è merito della grande compattezza che stiamo mostrando in questi giorni. Strada percorribile per migliorare la situazione generale? Senza dubbio, purché si dialoghi sempre con argomentazioni forti».

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