Ancona-Osimo

Post sisma, 40mila edifici lesionati. In 3 anni poco più di 7 mila domande per la ricostruzione

«Di questo passo serviranno altri venti anni prima di aver rimesso in piedi tutte le strutture lesionate», commenta Marco Rossi, presidente di Cna Costruzioni Marche

Lo smontaggio delle gru in via Fanfani
Lo smontaggio delle gru in via Fanfani

ANCONA – Ricostruzione post terremoto avanti, piano. A oltre tre anni dal sisma sono stati 7.488 i marchigiani proprietari di abitazioni che hanno presentato domanda per sistemare la propria casa lesionata. Un numero decisamente esiguo, se si tiene conto del fatto che ad aver subito danni sono stati oltre 40 mila edifici. (Fonte: elaborazioni Centro Studi Cna Marche su dati Regione Marche).

«Di questo passo – commenta Marco Rossi presidente di Cna Costruzioni Marche – serviranno altri venti anni prima di aver rimesso in piedi tutte le strutture lesionate. Nel frattempo l’area del cratere sarà stata abbandonata ai residenti, con pesantissime conseguenze sociali ed economiche sull’intero territorio colpito dal sisma, anche perché delle 7.488 domande presentate, ne sono state approvate appena 2.986 per un totale di 472 milioni di euro di contributi erogati, meno del 40%».

Secondo Cna Costruzioni Marche serve un cambio di passo. Frenati dalla burocrazia e incerti sul loro futuro in quelle zone, i cittadini non presentano neanche le domande per ricostruire le loro abitazioni e le imprese edili sono in difficoltà.

«Innanzi tutto – sostiene Marco Bilei, responsabile Cna Costruzioni Marche – occorre rafforzare gli Uffici Ricostruzione con nuove assunzioni che non siano precarie. Infatti gli uffici faticano a smaltire le pratiche già così, figuriamoci se dovessero presentare domanda tutti i 40 mila marchigiani aventi diritto al contributo per la ricostruzione. Otre al rafforzamento degli uffici, chiediamo al Governo di accogliere le richieste presentate dalle Regioni Marche e Umbria al precedente esecutivo, per quanto riguarda la sanatoria per i piccoli abusi, la riduzione dei vincoli per i progettisti, piccoli appalti più rapidi. Vanno snellite le procedure per gli appalti pubblici del terremoto, che vanno affidati dagli enti locali in deroga al Codice Appalti. C’è anche un serio problema per i subappalti nei lavori privati. La legge impone di indicare le imprese subappaltanti in sede di presentazione del progetto, ma queste ultime potrebbero non essere più disponibili quando cominciano i lavori. Vincolo che è stato eliminato dal “Decreto sblocca cantieri” ma sussiste nella ricostruzione. Serve una modifica alla norma che ne prenda atto, eliminandolo».

Inoltre è sempre più allarme pagamenti per le imprese impegnate nei lavori. Non hanno liquidità e potrebbero fermarsi, dopo una prima fase, rallentando ulteriormente la ricostruzione. Molte imprese locali, dopo i primi lavori effettuati non ne vogliono più sentir parlare

«I piccoli imprenditori edili – spiega infine Rossi – si trovano in un vicolo cieco. Vengono pagati sei e anche otto mesi dopo la fine dei lavori e non possono riscuotere l’anticipo perché la fideiussione prevista è di fatto impossibile. La Regione convochi le banche che operano nelle Marche ed i Confidi e chieda loro di rispettare il protocollo nazionale Abi sugli anticipi, in modo da concedere alla imprese la liquidità necessaria per sopravvivere e proseguire i lavori».

 

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