Referendum, ecco per cosa si vota. Santarelli della Cgil: «Vogliamo combattere la precarietà e rendere più sicuro il lavoro» - Ancona-Osimo
Ancona-Osimo

Referendum, ecco per cosa si vota. Santarelli della Cgil: «Vogliamo combattere la precarietà e rendere più sicuro il lavoro»

Dei cinque quesiti abrogativi, quattro sono relativi al lavoro e uno è sulla cittadinanza italiana alle persone straniere

referendum popolare
referendum popolare

L’8 e il 9 giugno gli italiani sono chiamati a votare per cinque referendum abrogativi, quattro relativi a norme sul lavoro e un quinto legato alla concessione della cittadinanza italiana alle persone straniere.
I quesiti riguardanti il lavoro sono proposti dal sindacato Cgil, che appoggia anche quello relativo alla cittadinanza. A spiegare nel dettaglio i cinque quesiti referendari è il segretario regionale della Cgil Marche Giuseppe Santarelli.

«Il nostro obiettivo come sindacato – chiarisce Santarelli – è quello di intervenire per combattere la precarietà sul lavoro e per rendere più stabili e sicuri i rapporti di lavoro nel nostro Paese».

Giuseppe Santarelli
Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche

Il primo quesito (scheda verde) relativo al “contratto a tutele crescenti” «chiede di abrogare la norma sui licenziamenti nelle imprese con più di 15 dipendenti» contenuta «nel Jobs Act» che «impedisce il reintegro al lavoro in caso di licenziamenti illegittimi, quindi con motivazioni ingiuste», prevendendo «solo degli indennizzi, mentre in precedenza il lavoratore licenziato illegittimamente poteva rientrare al suo posto». Una norma che per il sindacalista ha determinato «una disparità nei diritti» esistenti tra i lavoratori assunti dopo il 2015 e quelli assunti in precedenza.
«Questa norma – aggiunge – ha fatto venir meno la certezza del lavoro stabile e sicuro e quella di non essere licenziati ingiustamente».

Il secondo quesito (scheda arancione) si riferisce invece ai licenziamenti e alle indennità nelle piccole imprese, quelle sotto i 15 dipendenti. «Attualmente la legge prevede un tetto massimo di 6 mensilità» per il risarcimento in caso di licenziamento illegittimo. «La nostra richiesta come sindacato – prosegue – è di togliere questo tetto perché riteniamo debba essere un giudice a valutare la quantità di indennizzo. Con questo quesito vogliamo garantire maggiori tutele ai lavoratori delle piccole aziende».

Il terzo quesito (scheda grigia) punta ad abrogare le norme relative al lavoro subordinato con contratto a termine con l’obiettivo di «superare la precarietà, reintroducendo le causali per l’utilizzo del tempo determinato sin dal primo giorno. Negli anni si è abusato di questo genere di contratti – osserva Santarelli – attualmente i lavoratori possono essere assunti a termine per 12 mesi in azienda e poi rinnovati per ulteriori 12 mesi (con le causali) prima di essere assunti a tempo indeterminato, molti però vengono licenziati pima. È un periodo di precariato ingiustificato – dice – ed uno dei principali problemi sul lavoro che affligge soprattutto le donne e i giovani. Nelle Marche un lavoratore su quattro è a tempo determinato – spiega -, il 30% lavora part time, mentre la quota di donne che lavora part time è del 50%. Solo il 51% delle persone ha un contratto a tempo pieno e indeterminato, mentre 22 anni fa, nel 2003, i marchigiani con un lavoro stabile erano il 67%. Questi dati mostrano chiaramente come il mondo del lavoro si sia trasformato profondamente nell’ultimo ventennio».

L’ultimo quesito relativo al lavoro, ovvero il quarto (scheda rossa), chiede di abrogare la parte del Testo Unico (art. 26 comma 4) sulla sicurezza nei luoghi di lavoro «per fare in modo che in caso di infortunio sul lavoro quando c’è un appalto, «l’azienda appaltatrice sia responsabile in solido – spiega -. Con i lavori in appalto e sub appalto c’è stata una compressione dei diritti e uno spostamento della responsabilità: molte delle stragi sul lavoro avvenute negli ultimi anni hanno interessato proprio questi settori».
L’appello di Santarelli è quello di «dare un segnale forte: il mondo del lavoro come è oggi non può più essere tollerato. È un bisogno di cambiamento che è vivo nella società e che abbiamo raccolto anche nel dialogo e nel contatto con le persone che incontriamo e che si rendono conto dell’importanza del lavoro sicuro e tutelato».

Il sindacato lavora per raggiungere il quorum e per questo chiede «ai cittadini di capire che con questo voto possono cambiare immediatamente la legge e ottenere più tutele. Votare per i quattro referendum sul lavoro non significa esprimere una preferenza per un partito o per una parte politica – afferma – non è una questione di sinistra o di destra, la sicurezza sul lavoro è un tema che riguarda tutti. Anche nelle Marche c’è un problema di precarietà e anche i licenziamenti disciplinari sono in aumento del 300% a fronte di una crescita nazionale del 200%».

Per quanto riguarda il quinto quesito (scheda gialla) precisa «non si tratta di dare la cittadinanza a tutti gli stranieri, ma di ridurre da 10 a 5 anni il tempo per poter fare domanda, un tema che interessa soprattutto i ragazzi e i bambini che vivono in Italia e che non si sentono inclusi nella vita sociale e civile del Paese. È un tema di civiltà. Sarebbe interessante capire – conclude Giuseppe – cosa ne pensa rispetto al referendum chi ci governa nelle Marche: penso sia nell’interesse di tutti auspicare un ritorno dei cittadini alla partecipazione al voto che rappresenta un importante momento della vita democratica».