Ancona-Osimo

Polemica Ferragni e diritto all’aborto nelle Marche, Ciccioli: «Il mondo reale è un altro». Bora: «Ciccioli ipocrita»

S'infiamma la polemica sul diritto all'aborto nelle Marche. FdI fa quadrato intorno al governo regionale. Ma l'opposizione lancia saette

Carlo Ciccioli

ANCONA – Si accende il dissing tra Chiara Ferragni e il mondo politico marchigiano di Fratelli d’Italia. Il primo a controbattere alle esternazioni dell’influencer milanese è il consigliere regionale Carlo Ciccioli che definisce «ridicolo» quanto detto dalla Ferragni. «Lei vive sui social, non nella realtà. Una cosa è il mondo reale, un’altra è quello virtuale, che spesso è anche una patologia». Il consigliere regionale e medico psichiatra mette subito i puntini sulle i. Però il nodo della questione starebbe altrove. Ovvero in quella che l’influencer inquadra come un’effettiva difficoltà nelle Marche di procedere con l’interruzione della gravidanza per via di un alto tasso di medici obiettori. 

Aborto Marche, i numeri del 2021

Ecco qual era la situazione nel 2021, stando ai dati diffusi dall’Asur su 8 ospedali di tutte le province: a Fermo e Urbino i medici obiettori erano il 100%, ad Ascoli Piceno 7 ginecologi su 10 e 15 ostetriche su 18, a Civitanova Marche 6 su 8 e 14 su 17 e ad Urbino 4 su 9 e 5 su 13. «Ma non è un dato politico – ribatte Ciccioli -. Per alcuni l’obiezione di coscienza è una scelta etica. Per altri, invece, vale il discorso che si tratti di un’attività professionale aggiuntiva rispetto a quella ordinaria. E molti preferiscono rimanere più ore in reparto, piuttosto che dedicarsi all’attività ambulatoriale di questo tipo». Quindi, secondo l’esponente di FdI, la carenza di medici disposti a praticare l’interruzione di gravidanza non sarebbe da ascrivere ad una induzione politica dovuta anche al fatto che la guida della regione abbia il colore del partito della Meloni. Piuttosto ad un discorso di ottimizzazione del proprio tempo da parte dei medici. «Fermo restando che c’è una carenza di medici – spiega Ciccioli – ci sono casi di dottori di centrosinistra che fanno obiezione perchè nelle ulteriori ore disponibili preferiscono svolgere la libera professione». 

L’attacco

Ma l’affondo della Ferragni si è fatto comunque sentire. Tanto che è stato riportato da tutta la stampa nazionale ed estera. «Ferragni sta semplicemente mettendo in atto una strategia di contrasto al centrodestra, finché le conviene – ribadisce il consigliere regionale -. Quando questa strategia non le renderà più, dopo le elezioni del 25 settembre ci sarà un riposizionamento. Adesso prova ad influenzare l’opinione pubblica. Quando non ci sarà riuscita cambierà argomenti». Dunque, secondo il dottor Ciccioli, si tratterebbe di una sorta di pressing mediatico operato dall’influencer per arginare l’onda blu di Fratelli d’Italia, partito dato fortemente in lizza per la guida del Paese. 

Atmosfera elettrica

Il clima si fa pesante intorno alla querelle. Manuela Bora, ex assessora Pd alle attività produttive nella giunta Ceriscioli e attualmente consigliere regionale, definisce «un’ipocrisia disgustosa e inaccettabile» le parole del collega Carlo Ciccioli. «Come mai la giunta regionale non ha ritenuto di recepire le “Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine” emanate dal Ministero della Salute?» s’interroga Manuela Bora. E incalza: «Come mai i consiglieri di maggioranza hanno presentato una proposta di legge di riforma di consultori che apre alle associazioni private dei fondamentalisti “no-choice”? Come mai nessuno ha mai smentito o criticato le parole di Carlo Ciccioli che lega il diritto all’aborto a una presunta “sostituzione etnica” che sarebbe in corso per rimpiazzare la “razza italiana” con gli immigrati?». L’atmosfera è decisamente elettrica. Più equidistante, invece, la posizione di Alternativa per l’Italia: «Un  partito che difende davvero il diritto alla vita, non si limiterebbe a dire “qui si applica la legge nazionale” – sostiene il coordinatore regionale Fabio Sebastianelli – non si chiuderebbe in difesa, anzi, ringrazierebbe la Ferragni per le sue affermazioni che, per chi si schiera davvero a favore  del diritto a nascere, costituiscono una medaglia al valore». Di contro, però: «il presunto diritto all’aborto (e dico presunto perchè nemmeno  la legge 194  lo riconosce come diritto) – continua Sebastianelli – nega un diritto fondamentale dell’uomo: il diritto a nascere e a poter vivere la propria vita. Si parla tanto di denatalità ma nessuno ha capito, o ha voluto capire,  che Il modo migliore e più immediato per combattere la denatalità è farli nascere».

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