Ancona-Osimo

Più indennizzi per gli attacchi dei lupi, Frau di Coldiretti Marche: «Dovremo imparare a conviverci»

Fenomeno in aumento. La Regione Marche ha ritoccato i ristori per il bestiame predato. Il direttore regionale: «Un nuovo bando per finanziare le reti aggettanti e l'acquisto di cani da guardiania»

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ANCONA – È di ieri la notizia che la Regione Marche ha deciso di aumentare l’indennizzo dovuto alle perdite di bestiame vittima dei lupi. Gli allevatori della regione riceveranno, infatti, il 24% in più rispetto al passato, per rifarsi delle perdite di animali uccisi, un fenomeno in aumento rispetto al passato. Nelle Marche nei primi dieci mesi dell’anno s’è assistito a 65 attacchi di lupi che hanno causato 113 perdite tra pecore e capre, oltre a 21 puledri e 17 vitelli, per un totale di 151 capi uccisi suddivisi in 39 aziende di allevamento.

Alberto Frau, direttore di Coldiretti Marche

Il fenomeno lo inquadra Alberto Frau, direttore di Coldiretti Marche: «Gli attacchi stanno aumentando in modo consistente. Per vari motivi. Due quelli principali: prima di tutto l’aumento degli esemplari presenti sul territorio, che stanno moltiplicandosi e colonizzando le nostre campagne. Ma c’è anche un’altra ragione, legata al cambiamento dell’ecosistema: tra i principali animali predati dal lupo, infatti, c’erano i cinghiali, cosa che era positiva per il contenimento del numero di ungulati. Nelle feci dei lupi, nei primi tempi, c’erano peli di cinghiale, che adesso non si trovano più, perché il cinghiale per difendersi sta in branchi molto più numerosi che in passato. E il lupo per nutrirsi pare sappia fare bene il conto del dispendio energetico necessario per catturare la preda e dunque fa attenzione a un gruppo composto da tanti cinghiali. E dunque si avvicina alle città, attacca le pecore, le vacche, gli animali domestici che può predare nel giro di poco tempo».

Le cifre del fenomeno nascono dalle denunce di danni che gli allevatori trasmettono alla Regione Marche per il risarcimento dei capi predati. «Ma c’è anche un’altra considerazione – aggiunge il direttore -. Specialmente per gli ovini da latte, ma anche per quelli da carne, bisogna considerare il danno diretto e quello indiretto. Il danno diretto è dovuto all’animale predato, quello indiretto dallo stress che subisce il gregge, con conseguenze come l’aumento esponenziale degli aborti di molte pecore, oppure come il fatto che non producono più latte. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto di aumentare le tabelle dei ristori per gli allevatori». L’aumento della presenza del lupo scoraggia molti allevatori, come conferma Alberto Frau: «Oltre all’aspetto produttivo c’è anche quello affettivo: vedere gli animali sbudellati, perché il lupo fa effettivamente questo, è una cosa terribile per gli allevatori, alcuni di loro hanno deciso di chiudere in seguito a numerosi attacchi. L’altra sera ne hanno visti dieci tutti insieme, a Sarnano».

I cani da pastore ci sono, ma spesso non bastano e non sempre serve aumentarne il numero, Frau chiarisce: «Stiamo provvedendo a un nuovo bando che finanzia al cento per cento le reti aggettanti che impediscono ai lupi di entrare all’interno dei recinti, ma anche per l’acquisto di cani di razza da guardiania. Perché il cane che davvero non fa arrivare il predatore fino al gregge è un cane che è nato con il gregge, che è stato allevato per la guardiania e che è cresciuto con il gregge. Chi pensa che basti portarsi dietro i cani per risolvere il problema sbaglia. Serve una data quantità di cani per un certo numero di pecore, e i cani vanno posizionati a seconda del territorio di pascolamento, a certe distanze, in luoghi precisi. In questo modo si può eliminare il problema degli attacchi del lupo, anche per la questione dei dispendio energetico che spiegavo prima».

Le leggi esistono, i metodi anche, ma bisogna comunque prepararsi a convivere con il lupo, tra i principali predatori della catena alimentare animale con i quali è in concorrenza: «Manca la cultura della convivenza con il lupo – conclude Alberto Frau -. Servono determinate recinzioni e specifici cani allevati apposta. Negli esperimenti fatti nel Viterbese, tra il 2016 e il 2019, non ci sono più stati attacchi. Bisogna investire in animali corretti e perdere un po’ di tempo nel seguire i corsi nella gestione del pascolo e dei cani da guardiania. Se riusciremo a fare questo, allora i problemi si potranno contenere. Altri metodi non esistono».

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