Ancona-Osimo

Piscine chiuse, il punto con gli operatori del settore: «Non siamo noi il problema»

A parlare Pace (Cogepi) e Santoni (Team Marche Nuoto) dopo la decisione presa dal governo che sospende l'attività delle strutture. Una scelta, dicono: «Che ci mette con le spalle al muro»

Piscina Ponterosso
Un'attività presso la piscina di Ponterosso ad Ancona

ANCONA – Piscine chiuse. Come ordinato dal Dpcm. E tanto dispiacere, perché dalle piscine (dati alla mano) non c’era tanto su cui intervenire. Nei pensieri e nelle parole degli addetti ai lavori c’è un misto di sgomento e dissenso per le misure prese dal Governo, misure che con un po’ di attenzione si sarebbero potute evitare. La pensa così anche Igor Pace amministratore di Cogepi società che gestisce le piscine di Ancona (Passetto e Ponterosso) e Chiaravalle.

«Stiamo cercando di sciogliere tanti nodi, in questo momento. Sia come gestori di piscine che come società sportiva. Come gestori siamo veramente infuriati, non riusciamo a trovare il senso di questa decisione. Una settimana fa eravamo noi i colpevoli e siamo stati messi sotto esame. Un esame che sembra essere stato superato, qui come altrove, in tutta Italia. Nonostante ciò subiamo questo provvedimento fortemente ingiusto e anche poco chiaro. Perché nel decreto non c’è scritto da nessuna parte che le piscine devono restare chiuse. Si parla di sospensione delle attività. E questa è una cosa ancora più grave, perché ci mette con le spalle al muro. Non svolgendo l’attività siamo stati costretti a chiuderle: le piscine non sono strutture che spegni la luce, chiudi la porta e finisce lì. Abbiamo costi fissi da sostenere anche solo per stare chiusi e questa volta, dopo il precedente lockdown, non so se saremo in grado di sostenerli. Il ministro Azzolina parla della necessità di mantenere i bambini a scuola in presenza perché altrimenti non si sa dove andrebbero. Ma quei bambini sono gli stessi che nel pomeriggio fanno attività sportiva. Noi dovremmo essere parte della soluzione e invece siamo il problema».

Ora il futuro, la sfida più difficile: «Come società di gestione potremmo anche decidere di non riaprire, ma farlo direttamente a febbraio-marzo. Ed è un’opinione condivisa, a livello regionale e non solo. anche perché nel periodo natalizio le piscine sono sempre poco frequentate. Aprire a fine novembre significherebbe fronteggiare nuovamente solo dei costi. Per adesso sono arrivati i mutui da pagare più che i finanziamenti a fondo perduto. E per esserci d’aiuto i soldi dovrebbero arrivare domani, non tra un mese».

Sulla stessa lunghezza d’onda Mirco Santoni del Team Marche Nuoto responsabile per le piscine di Osimo, Jesi e Moie: «L’idea che mi sono fatto è che siamo alla presenza di una scelta non ben ponderata. Sicuramente non è stata ben comunicata perchè dai nostri dati, da tutti quelli che abbiamo in possesso e che sono consultabili, emerge come le piscine non siano posti a rischio. Non ci sono stati focolai di alcun genere nè conclamati. Abbiamo rispettato a menadito i protocolli, investendo tantissimo per adeguarci alle normative».

E ancora: «Il settore è assolutamente sicuro – ha incalzato Santoni – Nessuno si aspettava una chiusura così indiscriminata. È stato colpito chi si è messo a norma, bastava verificare, fare più controlli per certificare l’applicazione della normativa. È paradossale, è come se si fosse premiato chi non ha fatto nulla. Chiudendo tre piscine abbiamo 80-90 persone che hanno lavorato fino a ieri e ora gestire la questione è complicata».

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