Ancona-Osimo

Pasqua, ecco i riti più suggestivi delle Marche

Un tuffo nelle tradizioni popolari e religiose, che non è solo espressione di fede, ma anche di appartenenza ad una comunità. Tra le più antiche la Turba di Cantiano, folkloristica quella del Cavallo di Fuoco a Ripantransone

Il periodo pasquale nelle Marche è ricco di rievocazioni, dove folclore, religiosità e storia si mescolano in manifestazioni molto caratteristiche. Un tuffo nelle tradizioni popolari e religiose, che non è solo espressione di fede, ma anche di appartenenza ad una comunità. Molto sentito l’appuntamento del Venerdì Santo, che porta in scena la Passione di Cristo, attraverso riti che coniugano la devozione alla teatralità.

Alcuni di questi cerimoniali sono secolari, altri più originali, in ogni caso la Settimana Santa nelle Marche è ricca di suggestioni.

LA TURBA DI CANTIANO
Nata intorno al 13esimo secolo, La Turba di Cantiano rappresenta uno degli appuntamenti pasquali più toccanti nelle Marche. Non solo è anche una delle più antiche e suggestive rappresentazioni sacre italiane. Piccolo comune in provincia di Pesaro-Urbino, Cantiano, in occasione del Venerdì Santo, accoglie numerosi turisti e visitatori, provenienti da tutta Italia per assistere alla rievocazione.

La “Turba” di Cantiano, l’ultima cena

Una manifestazione che negli anni ha conseguito importanti riconoscimenti, tra i quali il Patrocinio del Ministero dei beni culturali e della Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa, e che è entrata a far parte di EuroPassion, il movimento che raccoglie oltre 80 associazioni che portano in scena le più importanti e antiche rappresentazioni sacre di tutta Europa.

Il nome, “Turba”, che significa moltitudine di persone, si rifà a quei movimenti popolari che si svilupparono attorno al 13esimo secolo, quando i fedeli erano soliti scendere in strada, tra Marche e Umbria, invocando l’intercessione di Dio e della Madonna per porre fine a miserie, guerre e carestie. Seminudi, cantando il miserere, i pellegrini si flagellavano implorando il perdono. Fu così che nacque la compagnia dei Battuti, che intorno al 15esimo secolo si trasformò nella Compagnia del Buon Gesù. Questa, per tramandare la devozione, creò la rappresentazione della Passione e Morte di Cristo, dalla quale nacque la sfilata della “Turba”.

Una manifestazione che nei secoli si è trasformata, ed oggi fonde elementi teatrali con l’originaria rappresentazione. Tra canti, passi del vangelo e sfilate, la rievocazione coinvolge tutto il paese, trasformando il piccolo centro in un palcoscenico a cielo aperto. Numerosi i momenti suggestivi, ma tra i più toccanti, il processo e la condanna di Gesù, l’Ascesa al Calvario e la Resurrezione, e il “Te Deum” che rompe il silenzio e porta la Turba a conclusione.

IL VENERDI SANTO A MONTE SAN PIETRANGELI
Monte San Pietrangeli, piccolo comune del fermano, ogni anno, in occasione del venerdì santo porta in scena la rappresentazione della Passione e Morte di Gesù, la cui origine probabilmente si perde nella notte dei tempi. La rappresentazione attuale nasce con l’antica bara del “Cristo Morto”, realizzata dal celebre architetto Luigi Fontana tra la fine del 18esimo e l’inizio del 19esimo secolo.

Il Venerdì Santo a Monte San Pietrangeli

Rappresentazione che è stata poi ripresa negli anni ’70 da un gruppo di ragazzi del luogo, che hanno messo in scena uno spettacolo religioso in chiave teatrale. La rievocazione si svolge nel centro storico cittadino, che per l’occasione viene trasformato riprendendo le sembianze dei tempi antichi. Alla luce di lumini in vetro colorato, ideati da Fontana nella seconda metà dell’800, va in scena lo spettacolo che coinvolge oltre 250 figuranti in costume.

La rappresentazione inizia e termina davanti alla chiesa dei Santissimi Lorenzo e Biagio, con il processo a Gesù e la sua Crocifissione. Ogni tappa della manifestazione, viene riprodotta con precisione tra luci ed effetti sonori, mentre l’antica bara del Cristo Morto, viene accompagnata dagli “svegliarini” e da tutti i figuranti, in una seconda processione per le vie del centro storico, accompagnata dalla musica della locale banda dei “Cecchini”.

“LA BARA DE NOTTE” A PORTO RECANATI
Porto Recanati, cittadina della provincia maceratese, celebra il Venerdì Santo con una processione suggestiva e particolare. Una rappresentazione che nasce nel 1713, quando il vescovo di Recanati, Monsignor Gherardi, promosse l’istituzione di alcune confraternite, tra le quali quella del Cristo Morto. A questa, tra i vari compiti era affidato quello di organizzare la partecipazione alla ‘Bara de Notte’, una processione che probabilmente deriva dalle sacre rappresentazioni medievali della vita dei Santi e di Cristo.

Ogni anno, la Bara in legno e tela, viene allestita nell’arco di quattro giornate, dal Lunedì al Giovedì Santo. Nel pomeriggio del Venerdì Santo, terminate le Tre Ore di agonia, il simulacro del Cristo Morto viene calato dalla Croce e collocato sopra la bara, e al momento dell’Ave Maria ha inizio la processione, aperta da una grossa croce di legno. La Bara è sostenuta da dodici “sciabbegotti”, dal nome della tipica imbarcazione da pesca portorecanatese, seguiti dalle loro donne che cantano brani tradizionali, mentre tre pescatori scalzi, vestiti due con tuniche nere e uno con tunica bianca, portano sulle spalle una seconda croce attorcigliata una catena, a rappresentare il Cristo e i due ladroni. In coda al corteo, i figli dei pescatori, a sorreggere le statue della Madonna, di San Giovanni e di Maria Maddalena.

Un percorso, quello della processione, che conduce dalla Chiesa di San Giovanni Battista alla piazza principale del paese, che non può essere cambiato, perché considerato di cattivo auspicio dagli abitanti di Porto Recanati. Una volta giunta alla piazza, la processione fa ritorno nella Chiesa di San Giovanni, dove la Bara viene disallestita.

LA PASSIONE DI CRISTO A MOGLIANO
Rievocazione della Passione di Cristo tra le più originali e caratteristiche delle Marche, quella di Mogliano, piccolo comune del maceratese, nasce nel 1962, quando fu portata in scena la prima volta. Probabilmente la sua origine in chiave religiosa risale al lontano 1769, se ne trovano infatti tracce documentate dal moglianese Carnili. Vicoli e piazze del paese, rivivono le ultime ore della vita di Gesù, quando a partire dalle 21 le luci del piccolo borgo si spengono, trasformando il centro in un palcoscenico suggestivo.

La crocifissione a Mogliano

La Rievocazione comincia in piazzale San Michele, con la rappresentazione dell’ultima cena sulla scalinata dello storico “Ospedale”, una location caratteristica che è possibile vedere solo a Mogliano e in pochi altri paesi italiani. In Piazza Garibaldi si svolge il processo davanti a Ponzio Pilato, al termine del quale un corteo di oltre trecento figuranti si dirige in processione al Santuario del Santissimo Crocifisso, dove ha luogo la crocifissione. ​

​Alla tradizionale rappresentazione, costituita da soldati romani a cavallo e fanti, si unisce la processione religiosa della Bara del Cristo Morto, con le effigi dei Santi e i simboli della Passione. ​

IL CAVALLO DI FUOCO A RIPATRANSONE
Evento tra i più caratteristici e folkloristici, il Cavallo di Fuoco a Ripantransone è una delle manifestazioni più antiche d’Italia. Risale al lontano 1682, per celebrare la data del 10 maggio di quell’anno, quando la Madonna di San Giovanni fu eletta Patrona della cittadina del piceno.

Il Cavallo di Fuoco a Ripatransone

Una tradizione rimasta immutata nei secoli e che prese avvio quando un anonimo fuochista, chiamato in occasione dell’incoronazione del simulacro della Madonna di San Giovanni, dopo aver concluso il suo lavoro, in sella al suo cavallo improvvisò uno spettacolo pirotecnico. Questo piacque così tanto che i ripani cominciarono a riproporlo ogni anno. È proprio in questo modo che nacque la tradizione del “Cavallo di Fuoco”. Oggi il Cavallo utilizzato per lo spettacolo è in legno su ruote, con baffi e una girandola dalla quale scaturiscono i fuochi artificiali.

La manifestazione religiosa si svolge la domenica dopo Pasqua, quest’anno l’8 aprile. Dopo la santa messa al Duomo il vescovo benedice il Cavallo, che poi viene riportato nella sua rimessa per uscire nuovamente alle 18.45, quando sfila in processione con i membri delle Confraternite e il Simulacro della Madonna di San Giovanni. Ma il vero spettacolo ha inizio alle 21 con l’arrivo del Cavallo di Fuoco in Piazza Condivi. Le luci si spengono e al suono della marcia 23 del maestro Vincenzo Guarino, viene accesa la miccia. I fuochi vengono sparati creando uno spettacolo affascinante e molto atteso dalle tante persone che annualmente arrivano a Ripatransone per assistere all’evento. Una volta terminati i fuochi, il Cavallo torna alla sua rimessa, dove rimarrà per un anno, in attesa di diventare nuovamente protagonista di questo evento.

LA PASSIONE DI CRISTO AD OSIMO
Nel Venerdì Santo ad Osimo ha luogo la storica Processione del Cristo Morto, una tradizione che risale al 1700.

Il momento della partenza dal Duomo. Photo Credits Simona Palombarani

La processione inizia alle ore 20 e percorre le vie del centro storico: partendo dal Duomo, percorre via San Francesco, via Pompeiana, e arriva alla chiesa di San Marco, per poi far ritorno al Duomo, passando per Piazza Dante.

Il Cataletto, di origine ottocentesca. Photo Credits Simona Palombarani

Illuminato soltanto dalle fiaccole, il centro accoglie una processione di oltre 250 figuranti, i confratelli della Pia Unione del Cristo Morto. Vestiti con i “sacconi”, le tradizionali tuniche nere,  e con il cappuccio calato sulla testa i confratelli accompagnano in corteo il cataletto, ossia il feretro che ospiterà il corpo di Gesù.

Tra canti, preghiere e litanie, riecheggia il suono della battistangola, lo strumento tipico che cadenza il passo dei sacconi.

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