Ancona-Osimo

Pasqua, cresce il numero dei poveri. Alla mensa di Padre Guido circa la metà sono italiani e comunitari

Alla mensa del povero di Ancona si registra una tendenza all'incremento dei pacchi viveri consegnati a causa della congiuntura economica

Da sinistra una volontaria e Suor Settimia (immagine di repertorio)

ANCONA – Il caro vita si fa sentire e cresce il numero di persone che si rivolge alla mensa di Padre Guido ad Ancona, fra questi ci sono anche alcune persone ucraine. Una Pasqua, quella di quest’anno, che per la congiuntura economica, si prospetta più povera. «In questo periodo serviamo una media di 150 pasti al giorno, con punte anche di 177 pasti – spiega Suor Settimia -, la crisi si sta facendo sentire e c’è una tendenza all’incremento nei numeri».

La crisi generata dalla pandemia, la guerra e i rincari alle bollette dell’energia elettrica e del riscaldamento, intaccano il potere di acquisto delle famiglie e in molti fanno fatica a mettere un pasto in tavola. «Nonostante in questo periodo il ramadan potesse far presagire un decremento legato alla minore presenza dei musulmani, in realtà il calo non c’è stato e anzi registriamo una tendenza alla crescita nella richiesta dei pasti» spiega.

Alla mensa di Padre Guido, ubicata in centro ad Ancona, anche l’emergenza umanitaria legata ai profughi ucraini si si fa sentire: qui si rivolgono «famiglie italiane e ucraine che ospitano profughi in fuga dalla guerra e che alla mensa si rivolgono per i pacchi viveri, il vestiario e le coperte. Negli scorsi giorni invece le suore che gestiscono la mensa hanno dato accoglienza a quattro donne e due bambini, poi ripartire alla volta della Francia».

Una situazione congiunturale che vede crescere il numero di nuovi poveri, anche fra gli italiani. «Negli ultimi tre mesi una metà circa dei pasti che prepariamo vanno a persone italiane e della comunità europea, l’altro 50% circa a somali che dall’agosto del 2020 hanno registrato un incremento esponenziale nelle presenze, ma ci sono anche tanti latino americani, romeni, nigeriani e qualche persona della Polonia, ma in misura minore – spiega -: gli italiani sono aumentati nell’ultimo periodo, erano già cresciuti con la pandemia, ora ancora di più, cono tempi duri».

Volendo tracciare una sorta di identikit dei nuovi poveri, suor Settimia spiega che la fascia più colpita, quella che si rivolge alla mensa per i pacchi vivere «per la stragrande maggioranza è costituita da persone dai 30 ai 50 anni, ma abbiamo anche qualche anziano».

Tra i fenomeni che giungono all’attenzione poi c’è «il disagio giovanile e il disagio psicologico» legati sia alle situazioni di crisi che alle dipendenze da sostanze, come la droga e l’alcol.

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