Ancona-Osimo

“Il Partecipodromo”: oltre 20 associazioni organizzano un ciclo di incontri su Costituzione e Beni Comuni

Il primo appuntamento, ad ingresso libero, si terrà sabato 17 febbraio, presso il teatro Panettone. Si parlerà di Costituzione e di funzione sociale della proprietà e, in particolare, di immobili, pubblici e privati, in stato di disuso o abbandono che insistono nei perimetri comunali

ANCONA – In occasione della celebrazione dei 70 anni della Carta Costituzionale, oltre 20 associazioni, comitati e gruppi di anconetani si sono organizzati per promuovere il ciclo di incontri “Il Partecipodromo”. Il primo appuntamento, ad ingresso libero, si terrà sabato 17 febbraio alle 17, presso il Teatro Panettone di Ancona, e avrà come focus la “Costituzione e i Beni Comuni”. Si parlerà, dunque, di Costituzione e di funzione sociale della proprietà e, in particolare, di immobili, pubblici e privati, in stato di disuso o abbandono che insistono nei perimetri comunali.

Tra le associazioni che hanno aderito in qualità di co-organizzatori: Comitato Ancona Partecipa, Rete di Economia Etica e Solidale Rees Marche, Comitato di Ancona Forum del Paesaggio Marche, Comitato Mare Libero, Comitato Mezzavalle Libera, Circolo Legambiente Ancona Il Pungitopo, Circolo Laboratorio Sociale, Reti Culturali onlus, Associazione di Promozione Sociale Portonovo per Tutti, A.C.U. Marche, Urlo, mensile di Resistenza Giovanile, Associazione Officina Koru, Unione Inquiline Marche, Gruppo per il recupero e la valorizzazione dei beni comunali di valore storico-artistico-architettonico, Associazione Giovanile A2O​, Mappatura dell’abbandono Community, C.U.B. MARCHE Confederazione Unitaria di Base, ​Casa delle Culture Ancona, Ostello delle Idee di Jesi, La Musica può fare onlus, ARCI Ancona, ARCI Marche, Associazione Spaziostello onlus, Riserva naturale Ripa Bianca WWF.

«Questo ciclo di incontri – scrivono in una nota le associazioni promotrici – è organizzato in occasione della celebrazione dei 70 anni della Carta Costituzionale, entrata in vigore il primo gennaio 1948, in parte ancora disattesa o inattuata per quanto attiene la tutela dei diritti. L’appuntamento di sabato esplorerà alcune significative buone pratiche avviate da realtà comunali italiane ​rispetto agli spazi, i luoghi, i beni comuni e l’esercizio della democrazia, che rappresentano una nuova frontiera per le politiche urbane, visto il progressivo depauperamento dei luoghi e il disinteresse con cui tali beni insistono nelle nostre città. Il degrado e il disuso spesso sfigurano le identità dei luoghi e mortificano la storia di tessuti e trame popolari e civiche. Le pratiche già avviate in altri Comuni potrebbero essere rivisitate e replicate nella realtà anconetana, in risposta alla crescente necessità di nuovi spazi e nuove esperienze di carattere partecipativo e civico.

I territori sono spesso privi di organiche e aggiornate mappature del patrimonio in stato di disuso, abbandono e degrado e non dispongono di strumenti adeguati di politiche di gestione del patrimonio finalizzate al conservare – nel caso dei beni pubblici – e far conservare – nel caso di beni privati – il decoro, la funzionalità e la sostanziale funzione sociale e di essere i trasmettitori di cultura, nuova socialità e innovazione. Le motivazioni per giustificare tale inadempienza riguardano quasi sempre le limitate risorse economiche a disposizione, soprattutto da parte dei piccoli comuni. Ma è anche vero che i comuni italiani sviluppano una limitata progettazione e si rivolgono solo in modo residuale ai fondi strutturali europei dedicati a queste azioni, volte proprio a sostenere e potenziare lo sviluppo locale, ampiamente utilizzate da altri paesi europei.

Le amministrazioni comunali principalmente sono restie a dotarsi di strumenti normativi generali nei confronti delle proprietà pubbliche e private chiamate ad adempiere all’art 42, alla cura, alla messa in sicurezza e alla valorizzazione dei luoghi proprio attraverso tali beni. Questa limitatezza si traduce in ricatto e costringe le amministrazioni comunali  a subire gli oneri che derivano in termini di messa in sicurezza, smaltimento materiali tossici o di risulta nocivi per la popolazione: quasi sempre le azioni che ne conseguono portano alla chiusura/blindatura di singoli edifici, strade, percorsi, agglomerati e intere aree sottratte alla fruibilità collettiva da parte dei cittadini.

Nel corso dell’incontro di sabato 17 febbraio Antonio Di Stasi, docente ordinario dell’Università Politecnica delle Marche, introdurrà al senso dell’art. 42, la storia che ne permise l’attuale formulazione e come leggerne una sua attualizzazione anche in relazione ad altri articoli costituzionali. Antonio Sebastianelli, sindaco di Terre Roveresche, parlerà dell’unione dei comuni realizzata tra Piagge, San Giorgio di Pesaro, Orciano di Pesaro e Barchi che, con il supporto del noto costituzionalista Paolo Maddalena, ha consentito la stesura di un “regolamento per l’acquisizione al patrimonio comunale, la riqualificazione e il riuso, anche attraverso la concessione a terzi, di beni in stato di abbandono nel territorio comunale”, di cui verranno presentate le potenzialità e le criticità incontrate. Infine sarà presente Saveria Teston, professionista in progettazione europea che da tempo si occupa di strategie, processi e architetture urbane per la rigenerazione sociale. La Teston parlerà di alcune esperienze innovative di rigenerazione urbana derivanti dal riuso di edifici e aree dismesse, rifinalizzate socialmente per attività di co-working e co-housing, per nuovi percorsi culturali. Queste esperienze, «frutto di una profonda contaminazione anche professionale oltre che generazionale, hanno rappresentato vere e proprie leve anche economiche, dirette e promosse quasi sempre da realtà giovanili dotate da una forte spinta al ripensamento e al rimodellamento del contesto urbano».

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